Domenica della Sacra Famiglia

(Col 3,12-17; Lc 2,42-52)

12 gennaio 2014

La famiglia, una buona famiglia, è uno dei beni più preziosi di cui una persona possa godere. Sappiamo bene quanto giovi a una persona crescere in una famiglia buona, sana, in cui ci si rispetta, ci si aiuta, ci si vuole bene e ci si prende cura gli uni degli altri.

La Chiesa, sollecita del bene della famiglia, presenta alle famiglie cristiane l’esempio della famiglia di Nazareth, la famiglia di Gesù, di Giuseppe e di Maria.

Il brano di Vangelo che abbiamo ascoltato ci ha messo davanti uno spaccato della vita della santa Famiglia; una famiglia stabile, in cui gli sposi facevano le cose insieme, in comunione tra di loro: insieme ogni anno pellegrinavano a Gerusalemme per partecipare alla festa di Pasqua. La stabilità della famiglia è un tesoro grande per i figli; i figli che possono sentirsi sicuri che papà e mamma non si separeranno mai, crescono sereni, stabili in se stessi, sicuri in se stessi.

Una famiglia, quella di Giuseppe e Maria, in cui il rapporto sponsale non doveva essere privo di difficoltà. Maria era la “piena di grazia”, la dimora dello Spirito Santo; in lei aveva preso carne il Figlio di Dio; Maria era priva del peccato originale, era specchio di ogni virtù. Giuseppe non era a livello di Maria; Giuseppe era nato col peccato originale, e la pratica della virtù non era totalmente facile per lui, circondato com’era dalla debolezza intrinseca alla natura umana ferita dal peccato.

Un bel impegno, quindi, per tutti e due, al fine di trovare la comunione reciproca e la pace: un impegno di pazienza e di misericordia per Maria nell’accettare Giuseppe nelle sue imperfezioni; un impegno di sforzo continuo, serio e generoso per Giuseppe nel superare se stesso e nell’avvicinarsi sempre di più alle virtù e alla santità di Maria. Ciascuno dei due fece la propria parte, e la concordia fiorì e regnò nella loro casa.

Sono gli atteggiamenti che gli sposi sono chiamati a vivere tra di loro: pazienza e misericordia, tensione quotidiana verso il bene e la virtù.

Giuseppe e Maria andavano ogni anno a Gerusalemme, partecipando al pellegrinaggio di Pasqua. Erano persone pie e praticanti; possiamo pensare che frequentassero regolarmente la preghiera del sabato in sinagoga, e che recitassero ogni giorno in casa la preghiera dello “Shemà Israel” insieme al loro figlio Gesù, che educavano nel rispetto e nell’amore a Dio.

La famiglia ha tanto bisogno di preghiera. La famiglia in cui c’è preghiera resta unita, vive le virtù cristiane, si apre a ricevere le grazie e le benedizioni di Dio, gode di serenità e di pace, affronta con forza e con speranza le prove della vita. La famiglia ha bisogno di Dio. “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori”, dice un salmo (Salmo 127,1).

Nella famiglia di Nazareth, poi, c’era la cura di Maria e Giuseppe per Gesù. Non possiamo imputare a incuria e a negligenza loro il fatto che Gesù fosse rimasto al tempio di Gerusalemme quando la carovana dei pellegrini di Nazareth si era già messa sulla via del ritorno. Piuttosto dovette essere iniziativa personale di Gesù quella di eludere ogni controllo di genitori e parenti per protrarre la sua permanenza al tempio, la casa di Dio, in quell’anno in cui, da dodicenne, egli era diventato “bar mizwàh”, “figlio del comandamento”, adulto a tutti gli effetti per la legge e la religione ebraica. Appena accortisi che Gesù non era nella carovana, Giuseppe e Maria ritornarono immediatamente a Gerusalemme in cerca affannosa di lui.

È compito importante dei genitori prendersi cura dei propri figli: sono i tesori che Dio, nella sua Provvidenza, ha loro affidato. Far crescere i propri figli “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”, come cresceva Gesù, è la cosa più alta e più grande che due genitori possono fare. È il loro grande merito davanti a Dio. È il modo più vero di amare i propri figli.

E, infine, nella Famiglia di Nazareth c’era obbedienza. Fa impressione il Vangelo quando dice che Gesù “stava sottomesso” a Giuseppe e a Maria. Gesù era il Figlio di Dio, Dio egli stesso, e stava sottomesso a due creature umane! Quale obbedienza! Quale esempio per ogni figlio! L’obbedienza ai genitori è la via buona, la via sicura, la via che Dio vuole; praticata da lui stesso.

La Santa Famiglia di Nazareth vuole essere vicina a ogni famiglia, vicina non solo con l’esempio, ma anche con la sua forza, col suo aiuto, con la sua grazia. Guardiamo a quella santa Famiglia, e ne avremo doni celesti, capaci di dare bellezza, freschezza, armonia alle nostre famiglie.

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