5° Domenica di Quaresima

( Ez 37,12-14;   Rm 8,8-11;   Gv 11,1-45)

Duomo, sabato 5 aprile 2014

Iniziamo questa omelia con una citazione del documento “Gaudium et spes” del Concilio Vaticano II. E’ una citazione lunga, ma è quanto mai profonda e significativa; è una pagina “forte” del Concilio.

Scrive il Concilio: “In faccia alla morte l’enigma della condizione umana diventa sommo. L’uomo non solo si affligge al pensiero dell’avvicinarsi del dolore  e della dissoluzione del corpo, ma anche, ed anzi, più ancora, per il timore che tutto finisca per sempre. Ma l’istinto del cuore lo fa giudicare rettamente quando aborrisce e respinge l’idea di una totale rovina e di un annientamento definitivo della sua persona. Il germe dell’eternità che porta in sé, irriducibile com’è alla sola materia, insorge contro la morte.

Tutti i tentativi della tecnica, per quanto utilissimi, non riescono a calmare le ansietà dell’uomo; il prolungamento della longevità biologica non può soddisfare quel desiderio di vita ulteriore che sta dentro, invincibile, nel suo cuore. Se qualsiasi immaginazione viene meno di fronte alla morte, la Chiesa invece, istruita dalla Rivelazione divina, afferma che l’uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini della miseria terrena. Insegna inoltre che la morte corporale, dalla quale l’uomo sarebbe stato esentato se non avesse peccato, sarà vinta quando l’uomo sarà restituito allo stato perduto per il peccato, dall’onnipotenza e dalla misericordia del Salvatore. Dio infatti ha chiamato e chiama l’uomo ad aderire a lui con tutto il suo essere, in una comunione perpetua con la incorruttibile vita divina.

Questa vittoria l’ha conquistata Cristo risorgendo alla vita, liberando l’uomo dalla morte mediante la sua morte. Pertanto la fede, offrendosi con solidi argomenti a chiunque voglia riflettere, dà una risposta alle sue ansietà circa la sorte futura; e al tempo stesso dà la possibilità di una comunione in Cristo con i propri cari già strappati dalla morte, dando la speranza che essi abbiano già raggiunto la vera vita presso Dio”. (Conc. Vat. II, Gaudium et spes, n.18).

La pagina di Vangelo che abbiamo sentito proclamare ci ha mostrato un Gesù signore e vincitore della morte.

“Signore, manda già cattivo odore; è nella tomba da quattro giorni”, disse Marta a Gesù riferendosi al fratello Lazzaro morto. Ma Gesù, sicuro e con somma autorità ordinò: “Togliete la pietra”; e a Lazzaro disse: “Lazzaro, vieni fuori! E il morto uscì, i piedi e le mani legati, e il viso avvolto da un sudario”. Lazzaro tornò vivo.

Gesù disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”. Gesù è fonte di vita; di vita oltre la morte; di vita oltre ogni morte. Gesù ci farà risorgere dalla morte fisica, ma già fin d’ora egli ci fa risorgere da tante altre morti.

Il profeta Ezechiele nella prima Lettura ci ha fatto giungere la grande promessa di Dio: “Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio”. Quante tombe, e quanti sepolcri, vorrebbero tenerci prigionieri…! La tomba, il sepolcro del peccato; di certi difetti e di certe cattive abitudini e comportamenti che ci sembrano invincibili, insuperabili, e che vorrebbero tenerci per sempre prigionieri e sepolti in se stessi. La tomba, il sepolcro, della sfiducia, dello scoraggiamento, della tristezza, della non-speranza. La tomba, il sepolcro, del risentimento, della vendetta, dei rapporti spezzati, della non-comunione cosciente e voluta, del non-perdono.

Quante tombe! quante morti! Ma da tutte queste tombe e da tutte queste morti Gesù vuole farci risorgere, vuole liberarci. Egli è la vita; egli è il vincitore di ogni morte. Con lui, uniti a lui e forti di lui, noi possiamo gridare con san Paolo: “La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte la tua vittoria? dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (1Cor 15,54-55). Dio è il Dio della vita; Gesù è il Gesù della risurrezione e della vita. Con lui c’è un futuro per l’uomo; un futuro che egli ci assicura, e che con generosità ci donerà.

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