Domenica di Pasqua 2014

20 aprile 2014

“Il caso è chiuso. Finalmente l’abbiamo messo in croce”, avranno detto la sera del Venerdì santo i farisei e i dottori della legge, soddisfatti di essersi sbarazzati di Gesù di Nazareth, personaggio scomodo e inquietante. “Per noi ormai è tutto finito. Avevamo sperato in qualcosa di grande e di nuovo, e in vece il nostro Maestro e i nostri sogni sono là, chiusi in una tomba”, avranno detto gli apostoli, delusi e sconsolati. “Andiamo a completare l’unzione che non abbiamo potuto terminare venerdì sera, così che il corpo di Gesù abbia quell’onore che i corpi di tutti i nostri morti hanno e ricevono”, avranno detto le donne, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome, partendo da casa con i vasi d’aromi e d’unguento, e dirette al sepolcro di Gesù il mattino di Pasqua.

Gesù aveva detto durante la sua vita: “Il Figlio dell’uomo sarà messo a morte, ma il terzo giorno risorgerà” (Mc 9,31). L’aveva detto più volte; l’evangelista Marco riporta addirittura tre predizioni di Gesù della propria risurrezione, ma nessuno ci credeva! Infatti a Maria Maddalena, andata ad annunciare ai discepoli che Gesù le era apparso ed era vivo, essi “non vollero credere” (Mc 9,11); e Luca scrive: “Le donne, tornate dal sepolcro, annunziarono agli apostoli che Gesù era risorto, ma quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non vollero credere” (Lc 24.9-11).

Forse abbiamo sentito qualche volta qualcuno dire: “Chissà cosa c’è dopo la morte. Nessuno dall’aldilà è mai tornato a dircelo…”. E invece uno è tornato dall’aldilà: è Gesù di Nazareth, vero uomo, crocifisso, morto, sepolto, e risorto. Egli è tornato dall’aldilà; egli è risorto! “Sono risorto e sono ancora con te”, abbiamo cantato nell’Introito della Messa. E nella Sequenza abbiamo cantato: “Cristo, mia speranza, è risorto. Sappiamo che Cristo è veramente risorto!”.

Ma che cosa vuol dire che Cristo è risorto? Che cosa comporta per noi, per me, per voi, per ciascun uomo, per il mondo intero che Cristo sia risorto? Che cosa ha cambiato la risurrezione di Gesù dentro la storia umana? Ha cambiato che la morte è stata vinta. Ha cambiato che è stato vinto il peccato, che è la causa della morte. Ha cambiato che la storia umana non è destinata a finire in un precipizio, in una voragine, in un abisso, ma ha, grazie al Risorto, un esito di salvezza e di vita. Ha cambiato che alla disperazione è stata sostituita la speranza.

La speranza (speranza certa) che ad avere l’ultima parola non sarà il male, ma sarà il bene. Cristo è il Signore; Cristo è il vincitore. Egli ha ingaggiato una tremenda lotta contro il male, contro Satana e contro le forze dell’inferno, e ne è uscito vincitore. Cristo ha vinto ogni minaccia per l’uomo; ha liberato l’uomo dalla paura, dal non senso, dal caos più devastante e profondo in cui si sarebbe per sempre perduto. Egli è risorto ed è tornato al Padre; e ora, dalla destra del Padre ove si trova, egli tende la mano a noi, suoi fratelli, e con forza di mano onnipotente ci attira a sé. Noi siamo salvati da quella mano buona e benefica.

C’è un detto popolare, detto che conserva in sé la fede del nostro popolo che l’ha pensato e coniato; esso dice: “Felice come una pasqua”. Sì, non c’è felicità più grande di quella che deriva e si sprigiona dalla Pasqua. Ci sono tante felicità, tante gioie, tante allegrezze, ma nessuna è grande, è profonda, è portatrice di salvezza come la felicità che viene dalla Pasqua del Signore Gesù morto e risorto per noi; dall’Uomo-Dio appeso in croce ed uscito dal sepolcro a nuova vita per dare vita al mondo e ad ogni uomo morto e peccatore.

A Pasqua torna l’Alleluja; alleluja che vuol dire: “Lodate il Signore”. Dio è davvero degno di essere lodato, perché la Pasqua è l’opera più grande di salvezza che egli abbia operato a favore dell’umanità. Lodiamo il Signore! Diciamo: alleluia, alleluia, alleluia! Viviamo la Pasqua, accogliamo il suo dono di vita, di pace, di speranza, di gioia, e tanto lodiamo! In paradiso, per l’eternità, non faremo altro che lodare, insieme a ringraziare e ad amare. Cominciamo già qui in terra, con una lode che sia grande, generosa, riconoscente, entusiasta, sostanziata di vita e di opere buone; opere che mostrino che siamo risorti anche noi a vita santa, frutto della Pasqua di Cristo, frutto della sua dolorosa Passione e della sua gloriosa Risurrezione.

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