5° Domenica di Pasqua

(At 6,1-7;   1Pt 2, 4-9;   Gv 14,1-12)

Duomo, sabato 17 maggio 2014

Vangelo di straordinaria profondità teologica e spirituale, quello che abbiamo ora ascoltato! E’ l’evangelista Giovanni, l’apostolo più intimo a Gesù fra tutti gli apostoli, l’apostolo dotato di animo contemplativo e mistico, a svelarci le profondità di Cristo, le profondità del mistero del Signore.

Poniamoci una domanda: qual è il problema più grande dell’uomo? qual è il problema più grosso, più impellente, più decisivo, più necessario che l’uomo ha da risolvere? A questa domanda voci varie possono dare risposte diverse. La risposta che ci dà Giovanni è questa: il problema più importante, più grosso e più decisivo dell’uomo è la sua comunione con Dio. Risposta, forse, che a noi non sarebbe venuta spontanea, e per prima. Forse altri problemi ci balzerebbero alla mente se una persona ci facesse questa domanda, perché, in effetti, la nostra vita è segnata da vari problemi, e spesso non piccoli, spesso non di poco conto. Ma davvero il problema più grosso e più impellente dell’uomo è la sua comunione con Dio? Ha ragione Giovanni nel dire così?

Egli ha derivato questo suo pensiero e questa sua certezza dal cuore stesso di Gesù. Quella sera, la sera del giovedì santo, vigilia della sua passione e morte, Gesù si intrattenne con i suoi apostoli e ad essi aprì il suo animo, confidò il suo cuore; disse le parole che abbiamo ora ascoltato nel Vangelo. “Ho un grande desiderio nei vostri riguardi, disse Gesù. Che dove io sto per andare, e dove io sarò, là possiate essere anche voi”.

Gesù stava per congiungersi al Padre, stava per entrare in piena comunione con il Padre; e ciò che egli stava per raggiungere voleva che fosse anche la realtà, la casa, la “dimora” dei suoi apostoli. Gesù desiderava per i suoi apostoli la piena comunione con il Padre. Gesù sapeva che il bene supremo per i suoi apostoli, e per ogni uomo, è la comunione con Dio. E questo era in cima ai suoi desideri.

Da dove infatti derivano le guerre, le lotte, le inimicizie, le separazioni, le ingiustizie, le frodi, gli inganni, i soprusi, le violenze, gli omicidi se non da cuori non in comunione con Dio? Non sarebbe forse diversa la terra, e non sarebbe forse un paradiso il mondo, se i cuori degli uomini fossero uniti a Dio; se Dio fosse nel cuore degli uomini, e se i cuori degli uomini fossero in Dio? Non si curerebbero forse tutti i mali curando la causa e la radice di tutti i mali: la lontananza dei cuori da Dio? Davvero ha ragione Giovanni nel dire che il problema più profondo dell’uomo è quello di essere unito a Dio!

E Gesù -dice Giovanni- si propone come il mezzo, lo strumento, la via per entrare in comunione con Dio. “Io sono la via, afferma Gesù. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Chi ha visto me (visto nel senso di essere entrato in comunione con me) ha visto il Padre (è entrato in comunione con il Padre). Perché io sono nel Padre e il Padre è in me”.

Gesù è la via al Padre. Ed è una via “viva”, una via in movimento, non una via ferma, statica; per cui chi si pone su quella via viene portato da Gesù-via fino al Padre.

Occorre porsi su quella via. Poniamoci su Cristo-via. Ci si pone su Cristo-via desiderando di vivere le giornate insieme a lui; pregandolo con frequenza; osservando i suoi comandamenti, specialmente il comandamento della carità, perché lui, Gesù, è carità. Poniamoci dunque su questa via! Sant’Agostino nel suo commento a questo Vangelo scrive: “Non devi affaticarti a cercare la via. Pigro, alzati! La via stessa, Cristo, è venuta fino a te e ti ha svegliato, se pur ti ha svegliato. Alzati e cammina! Forse tu cerchi di camminare per metterti su quella via, ma non puoi perché ti dolgono i piedi. Per qual motivo ti dolgono? Perché hanno percorso i duri sentieri del peccato? Ma il Verbo di Dio ha guarito anche gli zoppi. Su, pigro, alzati! Mettiti sulla via che è Cristo!”.

Cristo ci porterà al Padre; Cristo ci metterà in comunione con il Padre. In tal modo avremo risolto il più grande, il più impellente e il più decisivo nostro problema, quello della nostra comunione con Dio. Da Dio infatti noi veniamo, e a Dio faremo ritorno. Fare ritorno a Dio in comunione con lui sarà la salvezza, sarà la felicità eterna, sarà il paradiso.

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