3° Domenica d’Avvento 2014 (forma straordinaria)

(Fil 4,4-7;    Gv 1,19-28)

Belluno, chiesa di S. Stefano, 14 dicembre 2014

Che bello e consolante il messaggio che Giovanni Battista oggi ci rivolge: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, al quale io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”. Dev’essere un personaggio importante quello di cui Giovanni parla; è importante, sì! È il Messia! è il Salvatore! Egli è in mezzo a noi. Egli deve venire, nel senso che può diventarci sempre più presente e sempre più vicino (noi nel Natale lo attendiamo), ma egli è già in mezzo a noi.

San Paolo nella prima lettura ci ha invitati alla gioia: “Rallegratevi sempre nel Signore; ve lo ripeto: rallegratevi”. Notiamo il coraggio dell’apostolo nel rivolgerci questo invito; egli non ci invita a rallegrarci perché stiamo bene, perché siamo in salute, perché abbiamo una bella casa, perché abbiamo un conto in banca, perché abbiamo successo, perché abbiamo tanti amici, perché la gente ci stima…: no, egli ci invita a rallegrarci “nel Signore”!

Quante persone ci direbbero: “Sta contento perché stai bene, perché le cose ti vanno bene, perché hai tutto ciò che può fare felice una persona…”; ma pochi ci direbbero: “Rallegrati nel Signore!” Nessuno forse ha il coraggio di dircelo; e neppure noi cristiani abbiamo il coraggio di dircelo tra di noi… Ma l’apostolo sì: “Rallegratevi sempre nel Signore; ve lo ripeto: rallegratevi”.

E allora proviamo a salire a questo livello “alto” di gioia… Ci rallegriamo nel Signore perché egli ci ha creati. Non esistevamo e, dal nulla che eravamo, egli ci ha chiamati alla vita. Creare, chiamare alla vita è amare. Siamo amati. Siamo amati fino alla radice di noi stessi, fino nell’ultima cellula del nostro essere. In ogni istante in cui esistiamo, noi siamo amati!

Ci rallegriamo nel Signore che ci ha fatti suoi figli. Ci è capitata l’avventura che da nemici che gli eravamo, da offensori della sua maestà e della sua bontà, noi siamo stati da lui adottati. Siamo stati introdotti nella sua famiglia, nella famiglia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ci può essere famiglia più grande, più bella, più ricca, più santa, più salvifica della famiglia della Santissima Trinità? Forse che non si sta bene nella famiglia della Santissima Trinità? Non c’è famiglia e casa migliore di questa!

Ci rallegriamo nel Signore che ci ha promesso che non moriremo. Sì, moriamo fisicamente, ma quella non sarà morte vera, non sarà morte definitiva. Sarà solo “passaggio”. Noi siamo “eterni”. Il Signore ci fa partecipi della sua eternità, e per il nostro sforzo di volergli bene ci farà partecipi della sua eternità beata, fino a vedere il suo volto, fino a gustare e a godere la sua Divinità santa, santissima, che sarà gioia e beatitudine piena e senza misura ai nostri cuori!

Ci rallegriamo nel Signore che misteriosamente, ma realmente, ci è accanto. Non è lontano da noi il Signore. “Sei tu, semmai, che ti allontani da lui, – dice sant’Agostino -; ma anche se tu ti allontani da lui, lui non si allontana da te”. Abbiamo questa presenza, questa compagnia, che è la presenza e la compagnia più grande e più preziosa che una creatura possa avere! Ci può essere forse presenza e compagnia più importante di quella di Dio? Non sarà capace di darci gioia questa compagnia?

Ci rallegriamo nel Signore che ci ascolta quando lo invochiamo, che ci rialza quando cadiamo, che ci perdona quando lo offendiamo, che ci nutre col suo Corpo e col suo Sangue ogni volta che lo desideriamo.

Fratelli, rallegratevi sempre nel Signore; ve lo ripeto: rallegratevi”, esorta san Paolo. L’allegrezza nel Signore richiede che noi stimiamo Dio, che noi stimiamo i beni di Dio. Ci domandiamo: stimiamo di più i beni di Dio o i beni della terra? Desideriamo più i beni suoi o i beni di quaggiù? È importante il desiderio, ma è importante anche l’oggetto del desiderio. Senza desiderio non si vive, ma l’oggetto del desiderio, a seconda di ciò che esso è, ci fa felici o infelici.

Nulla vieta che ci rallegriamo dei beni di quaggiù, ma la vera gioia – non dimentichiamolo – sta nel Signore. Quella è una gioia che è possibile anche nella sofferenza e nel dolore.

Don Giovanni Unterberger

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