Egli è la nostra pace

Sono solito usare due copie della Bibbia, una corredata di mie note e richiami filologici e lessicali che adopero per l’insegnamento, ed una per la meditazione e la preghiera. Su questa seconda copia ho sottolineato varie parole e versetti che, al leggerli, mi sono apparsi diretti proprio a me. Il cardinale Danneels, vescovo emerito di Bruxelles, disse che a ogni credente che legge la Bibbia, lo Spirito Santo illumina e fa brillare qualche parola, qualche frase che è esattamente ciò che il Signore vuole dire a lui in quel momento: ad ogni lettore una frase, una parola particolare.

Del Salmo116, sulla mia Bibbia per la preghiera, ho sottolineato il versetto sette, che dice: “Ritorna, anima mia, alla tua pace”.  Questo versetto mi piace e mi fa bene, perché spesso, e alle volte per futili motivi, perdo la pace. Il versetto dice: “Ritorna”.  Questa parola mi fa prendere coscienza che la pace l’ho persa, me la sono lasciata rubare e portare via. E ho bisogno di recuperarla.  Mi fa capire che devo fare qualche cosa, per riaverla. Quel ”Ritorna” è un imperativo, un comando; ordina di fare qualche cosa.

Il versetto dice: Ritorna “anima mia” alla tua pace; a ritornare alla pace dev’essere la mia anima, cioè il profondo di me; non solo il mio pensiero o il mio mondo emotivo, ma tutto ciò che io sono. E il versetto precisa: Ritorna, anima mia, alla “tua” pace. Quel “tua” mi fa capire che alla pace ho diritto, la pace mi spetta, per la pace sono fatto.

Un’altra frase che ho sottolineato nella mia Bibbia per la preghiera è il versetto quattordici del secondo capitolo della lettera di san Paolo agli Efesini. Lì l’apostolo dice: “Egli (Cristo) è la nostra pace”. Questo versetto mi è tanto prezioso, ancor più del versetto del Salmo 116, perché mi indica la via della pace, mi mostra “dove” posso recuperare la pace perduta, “dove” posso ritrovarla e riaverla. Quel “dove” non è un luogo; è una persona, ed una persona particolare: è Cristo.

Invano cercherei la pace vera, la pace piena, la pace duratura, al di fuori di Cristo. Molti possono augurarmi la pace, ma “darmela”, e darmela davvero, può solo Lui. Chi potrebbe darmi pace e pronunciare una parola di pace sul mio passato, segnato da infedeltà, errori, mancanze e peccati? Solo Cristo, che mi dice con grande misericordia: “Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mt 9,2). Chi potrebbe darmi pace e pronunciare una parola di pace sul mio presente, faticoso e appesantito da difficoltà e problemi? Solo Cristo, che mi dice: “Coraggio, ci sono io, non avere paura”, e può farmi camminare “sulle acque” come fece camminare Pietro sul lago di Genezareth (Mt 14,27-29). Chi potrebbe darmi pace e pronunciare una parola di pace sul mio futuro, che non so come sarà? Solo Cristo, che mi dice: “Non preoccuparti del domani. Il Padre che pensa agli uccelli del cielo e ai gigli del campo provvederà anche a te” (Mt 6,25-34).

Mentre scrivo mi torna alla mente l’episodio degli ebrei nel deserto morsicati dai serpenti (Num 21,4-9). Quegli ebrei si rivolsero a Mosè per avere aiuto, e Mosè ricevette l’ordine da Dio di porre su di un palo un serpente di rame; chi avrebbe guardato a quel serpente invocando salvezza, sarebbe stato guarito. Giovanni evangelista disse poi che quel serpente di rame era simbolo di Cristo innalzato sulla croce; chi avrebbe guardato a Cristo avrebbe ricevuto salvezza (Gv 3,14-15). “Cristo è la nostra pace”. Molti serpenti ci mordono ogni giorno (dolori, fatiche, delusioni, offese, contrattempi, insuccessi…), ma se guardiamo a Cristo, quei morsi non ci avveleneranno; non resteremo avvelenati; il nostro cuore si conserverà nella pace!

Grazie, Salmo 116! Grazie, lettera agli Efesini! Grazie libro dei Numeri!

Don Giovanni Unterberger

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