13° Domenica del Tempo ordinario (forma ordinaria)

(Sap 1,13-15; 2,23-24;   2 Cor 8, 7.9.13-15;   Mc 5,21-43)

Duomo di Belluno, sabato 27 giugno 2015

Prima del peccato la condizione dell’uomo sulla terra non era quella di adesso. Era una condizione meravigliosa, felice, di benessere; di benessere in tutti i sensi. L’uomo era in pace con Dio; l’uomo era in pace con l’uomo; l’uomo era in pace col creato; l’uomo era in pace con se stesso. Chi legge i primi due capitoli del libro della Genesi, che con immagini e simboli parlano della condizione dell’uomo prima del peccato, resta estasiato. Davvero quello era un paradiso, un meraviglioso paradiso terrestre! E resta con tanta amarezza nel cuore, perché è molto, davvero molto, ciò che col peccato l’uomo ha perduto… L’uomo è caduto nel dolore, nella sofferenza e nella morte.

Una fiaba narra che Dio aveva creato il mondo come un meraviglioso giardino, ma avvertì l’uomo: “Fa’ attenzione, perché ad ogni peccato cadrà nel giardino del mondo un granello di sabbia. L’uomo pensò: “Che cosa sarà mai un granello di sabbia? è cosa tanto piccola!”, e cominciò a peccare. I peccati divennero molti, e molti furono i granelli di sabbia caduti nel giardino del mondo. Si formarono così i deserti, e il giardino del mondo non fu più il bel giardino degli inizi, così come era uscito dalle mani di Dio.

“Dio non ha creato la morte – ci ha detto la prima lettura -; Dio non ha messo nessun veleno di morte nelle creature; Dio ha creato l’uomo per la incorruttibilità, a immagine sua”. Ma l’uomo perse tutto ciò col peccato.

Il Vangelo ci ha mostrato Gesù che guarì la donna emorroissa e risuscitò la figlia di Giàiro morta. Gesù vinse la malattia e la morte, conseguenze del peccato; ma vinse e portò guarigione e salvezza a un livello ancora più profondo della malattia e della morte: portò guarigione a livello della “causa” della malattia e della morte, a livello del peccato. E’ il peccato, il peccato dei nostri progenitori e i peccati di tutta l’umanità, la causa della deplorevole e miserevole condizione dell’umanità di oggi. Se c’è tanto male, tanta sofferenza e tanta morte nel mondo è a causa del peccato.

Certo, non si può dire che se una persona è colpita da una malattia, quella malattia sia direttamente e in modo assoluto conseguenza di un suo preciso peccato. Gesù un giorno disse a coloro che gli riferirono di alcune persone che erano state giustiziate e messe a morte da Pilato: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per avere subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,2-5). E agli apostoli che gli chiesero davanti ad un cieco: “Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché nascesse cieco?”, Gesù rispose: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero le opere di Dio”; e precisamente l’opera di Dio che in Gesù avrebbe guarito quel cieco (Gv 9,1-3). Gesù negò la consequenzialità diretta e assoluta: malattia – peccato. Non è possibile quindi tirare un filo diretto tra malattia, tra una disgrazia che capitasse ad una persona, e un suo particolare peccato.

Tuttavia resta il fatto che il peccato produce rovina nel mondo. Ogni peccato commesso è una goccia di veleno immessa nell’umanità, così come, al contrario, ogni atto di virtù è una vitamina immessa nel corpo dell’umanità. Il peccato porta squilibrio, dissesto, lotta, divisione, sofferenza, malattia, morte. Noi non sappiamo fino a dove arrivino e fino a dove si estendano le conseguenze del nostro peccato; molto di più, potrebbe essere, di dove pensiamo. Certamente il peccato sta alla base ed è la causa di tutto il mal stare del mondo; anche del male fisico e della morte.

Ecco quindi la grande cosa in cui impegnarci: noi che tanto cerchiamo di evitare la malattia, e di curarla qualora ci colpisse; noi che tanto aborriamo dalle ingiustizie, dalle violenze e dalle sopraffazioni che vengono perpetrate nel mondo; noi che mettiamo tanto impegno per evitare le cose dolorose che potessero procurare sofferenza, mettiamo il massimo dell’impegno nell’evitare e nel combattere il peccato, perché il peccato è la causa di tutti i mali.

Ci dia il Signore Gesù, lui che è venuto a vincere il peccato, la determinazione e la ferma volontà di non voler più peccare; di considerare il peccato il più grave di tutti i mali, il più terribile e cattivo nemico nostro e dell’umanità.

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