2° Domenica del tempo ordinario (forma ordinaria)

(Is 62,1-5; 1 Cor 12,4-11; Gv 2,1-11)

Duomo di Belluno, sabato 16 gennaio 2016

Cana di Galilea dista sei-sette chilometri da Nazareth. A Cana di Galilea ci fu uno sposalizio. Gli sposi dovevano essere amici o parenti della famiglia di Gesù, perché allo sposalizio era presente anche Maria, e non pare che vi fosse in veste di semplice invitata, ma piuttosto come una di quelle persone amiche di casa che, in occasioni del genere, si chiamano per dare una mano affinchè tutto riesca bene. Gesù, in quel tempo, cioè poco dopo il suo battesimo nel Giordano, si trovava in quei dintorni e aveva appena cominciato a predicare e a fare discepoli. Gli sposi invitarono anche lui con i suoi primi discepoli.

Abbiamo sentito cosa successe nel corso della festa che, secondo il costume del tempo, durava otto giorni. Dopo qualche giorno venne a mancare il vino; la serenità e la gioia di quegli sposi correva un grosso pericolo: quello che doveva rimanere per essi il ricordo più bello della loro vita stava per trasformarsi in un’occasione di sofferenza e si umiliazione. Maria, che era tra coloro che aiutavano la famiglia degli sposi, si accorse di questo e disse a Gesù: “Non hanno più vino”. Gesù fece un po’ di resistenza, ma poi compì il miracolo: dall’acqua trasse nuovo vino per continuare la festa. La presenza di Maria e di Gesù salvò la gioia degli sposi.

Questo brano ci insegna alcune cose. Ci insegna la vera devozione a Maria. Maria, quel giorno a Cana, fu attenta a come andavano le cose; Maria in cielo, oggi, è ancora attenta alle nostre cose, alle nostre situazioni di vita. Le nostre situazioni di vita ella le vede, le guarda, vuole salvarle, vuole volgerle a buon fine. Noi dobbiamo avere questa fiducia e questa certezza, e con fiducia ricorrere a lei, pregarla, invocarla. Maria non ci abbandona, Maria ci aiuta. E Maria ci indirizza a Gesù. Ai servitori delle nozze disse: “Qualsiasi cosa Gesù vi dica, fatela”. Maria rivolse i servitori verso Gesù, li pose in atteggiamento di ascolto e di obbedienza a lui. La vera devozione a Maria porta a Gesù, porta ad ascoltare il Signore, a fare la sua volontà, a seguire il Vangelo. Maria non lega le persone a sé, le porta al Salvatore.

E Gesù, quel giorno a Cana di Galilea, fu vero salvatore. Con un miracolo della sua potenza egli assicurò gioia a quella festa di nozze. E’ il secondo insegnamento di questo brano evangelico: Gesù è Salvatore. Noi dobbiamo fare la nostra parte nella vita, dobbiamo mettere tutto l’impegno che spetta a noi mettere nelle varie circostanze e situazioni del nostro vivere, ma non dimentichiamo: abbiamo bisogno del Signore. Le nostre forze non sono infinite; facilmente, a lungo andare, le nostre forze vengono meno, il nostro entusiasmo si affievolisce, la nostra capacità di bene si arena di fronte alle difficoltà e ai problemi del cammino.

Ciò può accadere nella vita matrimoniale, nella vita degli sposi e di famiglia, ma ciò può accadere in ogni ambito del vivere su questa terra. Ci sono situazioni di malattia prolungata, di difficoltà economiche gravi, di ostilità cattive e gratuite senza che ne abbiamo colpa, di solitudine pressoché totale e dolorosa, che mettono a dura prova le nostre forze. Abbiamo bisogno del Signore, della sua forza, del suo aiuto. A Cana di Galilea egli provvide vino nuovo, un supplemento di vino abbondante, e un vino ancora migliore e più buono di quello servito fino a quel momento. Gesù è capace di arrivare là dove non arriviamo noi.

La fortuna degli sposi di Cana fu quella di avere invitato Gesù alle loro nozze, di averlo avuto tra le persone sedute al loro banchetto. Teniamo anche noi Gesù nella nostra vita, teniamolo stretto; non passiamo le giornate da soli, senza di lui. Ricorriamo alla sua parola, alla sua bontà, alla sua misericordia, specialmente quando ci sentiamo ‘senza vino’, cioè senza quella forza e quella energia che ci occorrono per andare avanti e continuare il cammino Egli non mancherà di venirci incontro, di soccorrerci, di sorreggerci.

E, infine, dall’esempio di Maria e di Gesù che soccorsero quegli sposi, impariamo a soccorrerci anche tra di noi, in modo che ci sia più festa e meno sofferenza nelle nostre vite.

don Giovanni Unterberger

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