Domenica di sessagesima (forma straordinaria)

(2 Cor 11,19-33; 12,1-9;    Lc 8,4-15)

Belluno, chiesa di s. Stefano, 31 gennaio 2016

Tutti noi desideriamo essere terreno buono per la parola di Dio. La parola di Dio ci viene offerta, donata, e noi la vogliamo accogliere. La parola di Dio è potente, ha creato il mondo, ha fatto e fa i santi; noi la vogliamo ospitare nel cuore.

Il brano di Vangelo che abbiamo ora ascoltato, nella parte finale ci ha indicato le caratteristiche, le qualità necessarie per essere terreno buono per la parola di Dio. Ci ha detto: “Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore integro e buono, la custodiscono e portano frutto con perseveranza”.

Anzitutto, ci dice il Vangelo, occorre ‘ascoltare’ la parola di Dio. Non basta ‘udirla’, occorre ‘ascoltarla’. Ascoltare implica attenzione, richiede impegno, domanda un sussulto di volontà. Per udire non occorre ‘voler’ udire; capita di udire tante cose, tante voci, tanti suoni, tanti rumori; alle volte anche contro volontà. Per ascoltare, invece, occorre ‘voler’ ascoltare. Tra l’udire e l’ascoltare corre la stessa differenza che corre tra il vedere e il guardare. Per vedere non occorre volontà, per guardare sì. Per udire non occorre volontà, per ascoltare sì. Davanti alla parola di Dio occorre mettere in movimento la volontà. Venendo a Messa veniamo volendo ascoltare la parola di Dio che ci verrà offerta? Ci veniamo dicendoci: “Voglio ascoltare e fare posto nel cuore a quanto le letture bibliche, a quanto l’omelia, mi diranno?” Da questo sussulto di volontà e da questa disposizione interiore dipende molto del frutto della parola che ci viene donata.

Occorre, poi, -ci ha detto il Vangelo- ascoltare la parola di Dio “con cuore integro e buono”. Il testo greco del Vangelo usa un’espressione particolare per dire “integro e buono”, usa l’espressione “kalòs kài agathòs” ( καλὸς  καιˋ  ̓αγαθός ), che alla lettera vuol dire ‘bello e buono’, ed è l’espressione greca classica per indicare qualcosa di perfetto. Ciò che è ‘kalòs kài agathòs’ è perfetto, completo, non manca di nulla. ‘Kalòs kài agathòs’, cioè perfetto, deve essere il cuore che ascolta la parola di Dio. Il cuore è perfetto quando è vero; quando è umile e riconosce il bisogno estremo che ha di Dio; quando si pone davanti alla parola di Dio con sete, senza difese e barriere, disposto e pronto a lasciarsi intercettare da Dio, colpire dalla parola, cambiare dalla parola che ascolta. E’ importante che il cuore sia così: ‘perfetto’.

E poi il Vangelo ci indica ancora due condizioni per essere terreno buono. Ci ha detto che la parola di Dio ascoltata va “custodita”. Custodire la parola è importante, è essenziale, perché se la parola viene dimenticata non può più portare frutto; la parola porta frutto e agisce se, e finché, viene ricordata, finché resta nella mente e nel cuore; la sua azione è condizionata dalla custodia che ne facciamo. Qui si apre il capitolo del raccoglimento, del silenzio, del tempo della meditazione; del non lasciarsi sommergere dal lavoro, dagli impegni, dalle preoccupazioni o dai piaceri della vita, come ci ha detto il Vangelo. E’ la sfida a non essere troppo ‘Marta’ e troppo poco ‘Maria’ (Lc 10,38-42).

E, da ultimo, siamo terreno buono per la parola di Dio se ci impegniamo a farla fruttare con perseveranza. Con “perseveranza”, dice il Vangelo. Occorre essere perseveranti nello sforzo, nell’impegno, nel permettere e nel favorire l’azione della parola di Dio ascoltata. Non è sufficiente l’impegno di un momento, di qualche ora, di una giornata. La parola di Dio, che è forte e potente in sé, ha bisogno del nostro continuo sforzo di collaborazione con essa; sforzo sempre ripreso e sempre di continuo rinnovato. Con perseveranza.

Se metteremo in pratica le condizioni necessarie per essere terreno buono, la parola di Dio porterà in noi frutti meravigliosi, e farà di noi delle persone meravigliose, le persone meravigliose che la parola di Dio sa fare. Riascoltiamo: “Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore perfetto, la custodiscono e portano frutto con perseveranza.

don Giovanni Unterberger

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