1° Domenica di Passione (forma straordinaria)

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1Passione straordinaria

(Ebr 9,11-15;   Gv 8,46-59)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 13 marzo 2016

Il Tempo di Quaresima è terminato, o meglio, diventando Tempo di Passione, il tempo di Quaresima entra nella sua fase ultima, più viva, più intensa e più apportatrice di salvezza. Ci sta davanti, ormai, la passione del Signore; questa settimana è preludio alla Settimana Santa, la settimana della morte e risurrezione del Signore, la settimana della nostra redenzione e della nostra salvezza; settimana segnata da sangue, dal sangue di Gesù.

L’epistola che abbiamo ascoltato per ben quattro volte ha fatto risuonare la parola ‘sangue’, due volte in riferimento al sangue dei capri e dei vitelli, le vittime che venivano offerte al tempio di Gerusalemme in onore a Dio a riparazione dei peccati, e due volte in riferimento al sangue di  Gesù, vera vittima espiatrice dei peccati del mondo. Gesù è entrato nel santuario del cielo con il suo sangue. “Non con sangue di capri e di vitelli – ci ha detto l’epistola –, ma con il proprio sangue Gesù entrò una volta per sempre nel santuario del cielo, procurandoci una redenzione eterna”. Siamo stati redenti a prezzo di sangue; del sangue di Gesù, perfetto detergente di ogni peccato.

Il sangue di Cristo grida pietà al Padre per noi. La lettera agli Ebrei, da cui è stato tolto il brano dell’epistola, al capitolo dodici mette a confronto il sangue di Abele con il sangue di Cristo. L’autore della lettera pone in parallelo i due sangui perché entrambi furono sparsi da mano violenta, da mano cattiva. Ucciso fu Abele, ucciso fu Gesù. E l’autore della lettera dice : “La voce del sangue di Gesù è più eloquente della voce del sangue di Abele” (Ebr 12,24). Il sangue di Abele gridava dal suolo invocando la morte di Caino – commenta san Gregorio Magno citando il libro della Genesi (Gn 4,10) – il sangue di Gesù invece impetra la vita per i suoi persecutori e per ogni peccatore. Il sangue di Gesù è ben più eloquente di quello di Abele! Il sangue di Gesù è la nostra salvezza.

Tesoro inestimabile è il sangue di Gesù, tesoro preziosissimo; non c’è tesoro più prezioso di quello. Tesoro che ci deve rendere infinitamente grati e riconoscenti. “Non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro – dice l’apostolo Pietro – foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (1Pt 1,18-19).

Siamo stati amati così profondamente! Così smisuratamente! Siamo costati sangue. “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”, dice Gesù (Gv 15,13); e san Paolo aggiunge: “Siamo stati giustificati per il suo sangue quando ancora gli eravamo nemici”, quando ancora eravamo immersi nei nostri peccati (Rm 5,8-9). Non potevamo essere amati più di così!

Il sangue di Cristo ci impegna, ci impegna in una risposta generosa. “Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato”, ammonisce la lettera agli Ebrei (Ebr 12,4). Sangue richiede sangue, sembra dire; vita richiede vita; amore totale richiede amore totale.

Faremmo davvero una cosa brutta e terribilmente a noi dannosa, se trascurassimo e offendessimo quel sangue santo e prezioso. La lettera agli Ebrei a questo riguardo riporta un passo molto severo; dice: “Quando qualcuno violava la legge di Mosè, veniva messo a morte senza pietà; di quanto peggiore castigo pensate che sarà giudicato meritevole chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell’alleanza, dal quale è stato santificato, e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?” (Ebr 10,28-29).

Noi non vogliamo calpestare il sangue di Cristo; vogliamo, al contrario, onorarlo e pregarlo; vogliamo invocarlo su di noi perché ci purifichi e ci santifichi; vogliamo offrirgli, in riconoscenza, il nostro impegno e lo sforzo sincero di bene e di fedeltà a Dio.

don Giovanni Unterberger

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