5° Domenica di Pasqua (forma ordinaria)

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(At 14,21b-27;   Ap 21,1-5a ;   Gv 13,31-33a. 34-35)

Duomo di Belluno, sabato 23 aprile 2016

A chi non piacerebbe avere un po’ di gloria, di buona fama, di grande reputazione? C’è gente che smania di comparire sui giornali, desidera che quanto fa sia conosciuto e noto al numero di persone maggiore possibile. Quante lapidi-ricordo, quanti cippi, quante iscrizioni, alle volte a caratteri cubitali, su palazzi e su monumenti! Si vuole essere ricordati, si cerca fama e gloria.

Anche Gesù parla di gloria -l’abbiamo sentito ora nel Vangelo- parla della sua gloria alla vigilia della sua più grande umiliazione, alla vigilia della croce. Lo sappiamo, la croce era il supplizio, oltre che il più doloroso, anche il più infamante di tutti, quello riservato ai briganti, agli agitatori di popoli, ai traditori politici, agli schiavi, alle persone di più bassa condizione sociale. Gesù “si umiliò fino alla morte e alla morte di croce”, dice san Paolo (Fil 2,8); eppure, guardando alla sua croce Gesù parla di essa in termini di gloria! “Il Figlio dell’uomo è stato glorificato; e Dio lo glorificherà ancora, subito”.

Gesù fu glorioso sempre, in tutta la sua vita. Fu glorioso a Nazareth, stando sottomesso lui, Dio, a Giuseppe e a Maria, due creature; lavorando come falegname in un lavoro comune agli uomini: Fu glorioso nel predicare alle folle; nel portare agli uomini la parola di Dio; nell’orientare il mondo sul sentiero della pace; nel guarire malati e liberare ossessi; nell’occuparsi dei poveri e dei peccatori. Fu glorioso soprattutto sulla croce, nel dono totale di sé. Gesù fu glorioso! Fu glorioso per una vita vissuta come la voleva il Padre; fu glorioso nel fare momento per momento la volontà del Padre. Questa è la gloria! la vera gloria!

Un giorno Gesù, in polemica con i Giudei che gli tenevano il cuore chiuso e gli contestavano ogni autorevolezza e autorità, disse: “Io non ricevo gloria dagli uomini. Voi prendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio” (Gv 5,41. 44). Gli uomini cercano spesso la gloria gli uni dagli altri. Quanti sforzi si fanno e quante energie si spendono per piacere, per essere apprezzati, per sentirsi accettati, riconosciuti; per non sentirsi rifiutati! Alle volte si arriva perfino, per questo, ad abdicare alla propria personale dignità…

La gloria vera non ci viene dagli uomini, ci viene da Dio. Glorioso davvero è colui che Dio glorifica. E Dio glorifica il buono, il santo, colui che lo ama e ama i fratelli; colui che pur nella propria umana e spirituale debolezza, che alle volte cede al male, cerca e si sforza di camminare nella legge di Dio, sulla via buone, sulla via del Signore. Di questa gloria abbiamo bisogno; anche perché questa è la gloria che sfida il tempo e segue l’uomo nell’eternità, oltre la morte. Ogni altra gloria umana è fumo, vapore, cosa che di fronte alla morte si dissolve e svanisce.

C’è una realtà consolante, ed è questa: la gloria vera è per tutti, la gloria vera è a portata di tutti. Non è necessario avere grande cultura ed essere dei luminari di scienza per avere questa gloria, la gloria che Dio dà. Anche i non acculturati, anche gli illetterati la possono avere. Non è necessario essere ricchi, potenti, valere nell’opinione pubblica, ‘essere qualcuno’ nella società, come si suol dire, per essere veramente ‘gloriosi’. Glorioso è l’umile che si sforza di vivere bene ogni giorno; che cerca in semplicità di cuore di fare la volontà di Dio; colui che persevera nella missione che il Signore gli ha affidato ed ogni giorno dice, con Gesù: “Eccomi, io vengo, o Dio, per fare la tua volontà” (Ebr 10,7). Costui è glorioso; costui Dio lo riveste della sua stessa gloria; costui brillerà per sempre come stella lucente nel firmamento di Dio.

don Giovanni Unterberger

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