Solennità di Pentecoste

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(Gn 11,1-9; Rm 8,22-27; Gv 7,37-39)

Duomo di Belluno e chiesa di s. Stefano, 15 maggio 2016

Il grande san Tommaso d’Aquino nella sua opera monumentale la ‘Summa theologica’, pietra miliare ancor oggi della teologia cattolica, traccia una sintesi chiara e poderosa dell’opera di Dio nei confronti dell’uomo; dice: Dio Padre ha mandato tra gli uomini suo Figlio; il Figlio ha donato agli uomini il proprio spirito, lo Spirito Santo; lo Spirito Santo unisce gli uomini al Figlio, e il Figlio riporta gli uomini al Padre. Gli uomini, creati dal Padre, sono ricondotti al Padre dal Figlio grazie allo Spirito Santo che li unisce al Figlio, e dal Figlio vengono resi figli adottivi di Dio.

Senza Spirito Santo non c’è vita di figli di Dio, non c’è vita ‘cristiana’. Vita cristiana è la vita che vive di Cristo, che partecipa alla vita di Cristo, che ha in sé la vita di Cristo. Ma come può l’uomo avere in sé la vita di Cristo? Solo se lo Spirito Santo lo unisce a Cristo.

Gesù disse: “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5). Il tralcio deve rimanere unito alla vite; solo se rimane unito alla vite, il tralcio vive e porta frutto; se si stacca, dissecca e muore. Solo se l’uomo sta unito a Cristo, vive della vita di Cristo e viene da Cristo portato al Padre; staccato da Cristo l’uomo è perduto.

Il punto d’innesto e d’inserzione dell’uomo-tralcio in Cristo-vite è tanto debole e fragile. Basta un niente, è sufficiente un colpo di vento un po’ più forte, il vento di una preoccupazione, di un dolore, anche alle volte di una grande gioia, di un torto ricevuto, di una forte tentazione, di un progetto andato a monte… perchè l’uomo si stacchi da Cristo, perché l’uomo perda il suo contatto con Cristo. Il punto d’innesto e d’inserzione dell’uomo-tralcio in Cristo-vite è quanto mai precario e fragile.

E’ compito dello Spirito Santo rendere forte, stabile, sicuro tale punto d’innesto. E’ necessario che lo Spirito Santo con la sua potenza divina operi ed agisca su tale punto; e noi allora dobbiamo invocare: “Vieni, Spirito Santo, agisci su di me; fa’ che io non mi stacchi mai dal Signore; fa’ che la mia vita sia istante per istante unita alla sua; tienimi unito a Cristo”.

Quando, per la nostra fragilità, ci staccassimo col peccato da Cristo, è ancora lo Spirito Santo che entra in azione e ci raccoglie là dove siamo caduti. Egli si fa nostro ‘buon samaritano’, si ferma accanto a noi, ci medica le ferite, ci porta non alla locanda della parabola del buon samaritano, ma a quella locanda ben più attrezzata e di salvezza che è Cristo stesso. Ci ri-inserisce in Cristo.

Questa opera di recupero di noi peccatori lo Spirito Santo la compie di continuo, e la compie con grande dolcezza e delicatezza. Mai lo Spirito Santo rimprovera, castiga, umilia il peccatore. Lo richiama a verità e a pentimento del proprio peccato, e lo ricongiunge al Figlio di Dio, così che nel Figlio di Dio l’uomo peccatore possa trovare salvezza. Lo Spirito Santo è il grande amico dell’uomo.

Noi oggi celebriamo la Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e su Maria nel cenacolo, e chiediamo la grazia di una nuova Pentecoste. Abbiamo bisogno di Pentecoste, abbiamo bisogno di Spirito Santo. Il nostro spirito, lo spirito della nostra natura umana malata e peccatrice, tanto incline al male, ci porta lontano da Dio, lontano da Cristo: lo costatiamo ogni giorno. Lo Spirito Santo ci riporta a Cristo, l’uomo nuovo; e in lui ci rifà nuovi, ci fa ‘cristiani’, somiglianti a Cristo; riportati da Cristo al Padre.

“Vieni, Santo Spirito, abbiamo bisogno di te. Compi in noi e nel cuore degli uomini di tutto il mondo la tua salvezza, la nostra salvezza. Ti pregheremo ogni giorno”.

don Giovanni Unterberger

 

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