19a domenica del Tempo ordinario (forma ordinaria)

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Duomo di Belluno, sabato 6 agosto 2016

Gli studiosi ci dicono che i Vangeli non furono scritti di getto. Ciascun evangelista, in particolare Matteo, Marco e Luca, si sono serviti, nel darci il loro Vangelo, di scritti precedenti; di racconti di miracoli, di detti di Gesù, di parabole che Gesù aveva narrato, di fatti particolari della vita del Signore, che nelle prime comunità cristiane, a ridosso della Pasqua di risurrezione, si erano andati formando ed erano stati messi per iscritto. Gli evangelisti hanno attinto a questo grande deposito, e, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, hanno organizzato ciascuno a proprio modo il materiale precedente, diventando dei ‘redattori’ più che degli ‘autori’ del proprio Vangelo.

Questo fa sì che nei Vangeli troviamo, ad esempio, una lunga serie di parabole riportate l’una dopo l’altra (si vedano le sette parabole del capitolo 13 del Vangelo di Matteo), parabole che Gesù non raccontò tutte di seguito, lo stesso giorno, ma che l’evangelista riunisce insieme con intento didattico. Oppure troviamo la serie delle cinque controversie tra Gesù e i farisei, al capitolo 2 del Vangelo di Marco, controversie che Gesù sostenne in momenti diversi della sua vita pubblica, ma che Marco riunisce insieme, al fine di mostrare quanto Gesù fosse osteggiato nel suo ministero.

Così è del brano evangelico che ci è stato ora proclamato: esso riunisce insieme detti diversi di Gesù, pronunciati da lui in tempi differenti, ma riuniti insieme dall’evangelista Luca. Per cui il brano non presenta una sua logica interna coerente, ma ci si presenta composito e con contenuti non ben legati tra di loro.

Sono tre gli insegnamenti del Vangelo di oggi: un primo insegnamento è l’invito a non avere paura: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”. La paura e il timore ci assalgono, ci assalgono da molte parti e per molti motivi; per motivi interni a noi e per motivi esterni a noi. Gesù ci invita a non temere, a non avere paura; ci rassicura, ci vuole infondere fiducia e speranza. Egli ci dice: ‘Vi è riservato il regno di Dio’, cioè vi è riservata la sua salvezza. Il Signore si prenderà cura di voi, non vi lascerà andare perduti, vi porterà a buon fine. Non abbiate paura, sentitevi sicuri tra le sue braccia, al riparo da tempeste e uragani, custoditi pur in mezzo a prove, a tribolazioni e a dolori.

Il secondo insegnamento è un invito alla vigilanza: “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone per aprirgli subito quando arriva e bussa”. Il Signore è in visita. E’ in visita continua, ogni giorno della nostra vita, fino alla visita ultima e definitiva, quella del giorno della nostra morte, quando il Signore ci incontrerà per sempre. Occorre essere svegli, essere desti. Potrebbe succederci di essere addormentati per le visite del Signore; essere molto desti e svegli per la cose di quaggiù, immersi in esse e sommamente attenti alle cose terrene, e addormentati per le visite del Signore, incapaci di vederle, di riconoscerle, di accoglierle e di ospitarle nella mente e nel cuore. Sforziamoci e cerchiamo di pensare di più al Signore nelle nostre giornate, cerchiamo di tenerlo di più all’orizzonte del nostro vivere quotidiano. Per accogliere le sue visite.

E il terzo insegnamento del brano evangelico è un invito alla responsabilità: “Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto”. Gesù ci ricorda il dovere di corrispondere ai doni di Dio; ci ricorda che sulla nostra vita ci sarà un giudizio; che non sarà la stessa cosa aver corrisposto alle grazie di Dio o non avervi corrisposto per pigrizia o per cattiva volontà. Potremmo essere meritevoli di molte percosse. ‘No’ quindi ad una vita superficiale, mediocre, fiacca, vissuta in qualche modo; e invece ‘sì’ ad una vita generosa, impegnata, fatta di amore e di servizio, fatta di obbedienza alla volontà del Signore.

Ricco, molto ricco, questo brano di Vangelo che oggi la Liturgia ci propone. La grazia di Dio e la nostra buona volontà ci aiutino a viverlo e a metterlo in pratica.

don Giovanni Unterberger

 

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