Solennità dell’Immacolata concezione di Maria (forma ordinaria)

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(Gn 3,9-15.20;   Ef 1,3-6, 11-12;   Lc 1,26-38)

Duomo di Belluno, 8 dicembre 2017

 

Maria immacolata, donna del ‘sì’. Di un ‘sì’ anzitutto pronunciato da Dio a lei. Dio le disse un grande ‘sì’ quando, al momento del concepimento, la preservò da quella che è la comune triste eredità di ogni uomo e di ogni donna. Ogni uomo e ogni donna, a seguito della disobbedienza dei nostri progenitori di cui ci ha parlato la prima lettura, viene concepito e nasce peccatore, cioè non in piena comunione con Dio. E’ quello che noi chiamiamo ‘peccato originale’. Maria, per singolare dono del Signore, per un particolare ‘sì’ d’amore dettole da Dio, fu concepita e nacque in piena comunione con il Signore.

Al ‘sì’ di Dio a Maria corrispose il ‘sì’ di Maria a Dio. Maria fu un continuo ‘sì’ nella sua vita. Uno tra i più grandi che pronunciò fu quello del giorno dell’Annunciazione. Il Vangelo che abbiamo ora ascoltato, pagina di una delicatezza e di una dolcezza straordinarie, e insieme di una drammaticità grandissima, ce lo ha narrato.

Era una giovane ragazza, Maria, forse quattordicenne, o quindicenne, non di più, quando si sentì dire dall’angelo: “Dio ti chiede di diventare madre del Messia”. Proposta inaudita, che le schiudeva davanti scenari e prospettive inimmaginabili, non prive di problemi e di difficoltà. Una subito, ad esempio: come dire a Giuseppe, a cui si era già promessa in sposa, che il bambino che avrebbe portato in grembo non era frutto di adulterio, di infedeltà a lui? Ma poi, cosa avrebbe comportato essere la madre del Messia, la madre del salvatore del mondo?

“Ecco la serva del Signore -disse- avvenga per me secondo la tua parola”; ove quell’ ‘avvenga’ era un ‘sì’ incondizionato, era addirittura l’espressione di un desiderio, del desiderio di Maria che Dio potesse prendere in mano la sua vita come avrebbe voluto, così da realizzare in lei, del tutto e pienamente, il suo disegno e la sua volontà.

Oggi noi onoriamo Maria nella sua immacolatezza. Ella è l’Immacolata per il ‘sì’ di Dio a lei e per il ‘sì’ di lei a Dio. Sono i ‘sì’ infatti a rendere immacolati. L’uomo è immacolato quando a Dio dice ‘sì’, si rovina e perde l’immacolatezza quando gli dice ‘no’.  Il peccato è la ‘macchia’, anzi è più che una semplice macchia; è qualcosa che corrompe l’uomo, che lo intacca dentro, che lo rovina nella sua integrità.

A Maria Immacolata noi guardiamo con fiducia. Guardiamo a lei incantati dalla sua bellezza. “Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in te”, canta la Liturgia; “Tu sei tutta bella, o Maria; in te non c’è peccato”. E la pietà popolare fa eco alla Liturgia: “Bella tu sei qual sole, bianca più della luna, e le stelle più belle non son belle al par di te”. Guardando a Maria noi sentiamo nascere in noi un desiderio di purezza, desiderio che deponiamo nelle sue mani, chiedendo che lei ci aiuti ad essere immacolati anche noi; anche noi dei continui ‘sì’ al Signore nostro Dio.

don Giovanni Unterberge

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