21a domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

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(Ef 6,10-17;   Mt 18, 23-35)

Belluno, chiesa di s. Stefano, 14 ottobre 2018

Dobbiamo procedere armati; non siamo in tempo di pace, ma in tempo di guerra. L’apostolo Paolo, nell’epistola, ci ha avvertiti di una battaglia, e di una battaglia non di poco conto, da non prendere alla leggera perché i nemici -egli ci ha detto- non sono ‘creature fatte di sangue e di carne’ cioè semplici uomini, ma sono nientemeno che Satana e gli spiriti del male! Ora, sappiamo quanto male abbia provocato Satana nella storia, fin dagli inizi, e quanto male vada ancora seminando nel mondo! Egli riuscì a staccare da Dio e a far peccare i nostri progenitori nel paradiso terrestre, che erano in piena comunione con Dio, quanto più può far peccare noi, che in piena comunione con Dio non siamo. Sarebbe errore gravissimo ritenerci in tempo di pace mentre si è in tempo di guerra; errore che potrebbe farci facilmente soccombere.

“Rivestitevi dell’armatura di Dio”, esorta l’apostolo; ed invita a rivestirci non di un’armatura qualsiasi, ma di un’armatura di tutto punto. Mettetevi addosso -egli dice- la ‘panoplìa’. ‘Panoplìa’ (πανοπλία), parola greca, significa ‘armatura pesante’; era l’armatura dell’oplite, soldato di fanteria dell’antica Grecia, che avanzava in battaglia dotato di scudo, elmo, corazza, gambali, spada e lancia. Rivestitevi così -dice san Paolo- in modo che non resti scoperto nulla di voi, neppure una piccola parte del vostro corpo, della vostra persona, così che Satana non possa colpirvi in alcun modo. E l’apostolo, ispirandosi all’armatura dell’oplite, indica quale sia l’armatura da assumere.

“Abbiate i fianchi cinti con la verità”, egli dice. Non si tratta della verità nel senso di essere noi sinceri, di dire la verità, ma la verità di cui qui parla san Paolo è la verità che Dio ci ha fatto conoscere con la rivelazione; la verità su Dio, sull’uomo, sulle cose, sulla vita, sulla morte, sulla storia. E’ la verità che ci fa conoscere il vero senso di tutto; essa deve cingerci i fianchi, così che non cadiamo nell’errore.

“Abbiate addosso la corazza della giustizia”, E’ la giustizia non dell’uomo, ma di Dio; è la sua volontà continua di giustificarci, cioè di renderci ‘giusti’ davanti ai suoi occhi, perdonandoci i peccati, per suo amore.

“Con i piedi calzati per propagare il Vangelo”. Lo sforzo e l’impegno di annunciare il Vangelo di Cristo, più che con la parola con l’esempio e con la vita, diventa difesa dalle insidie di Satana e dai suoi insidiosi attacchi.

“Tenete in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno”. La fede è scudo, è difesa; fede che è contatto con Dio, rapporto con lui, amicizia con lui. Quanto più questo scudo sarà saldo, cioè quanto più l’amicizia col Signore sarà forte, e fortemente coltivata, tanto più i dardi infuocati di Satana, le sue tentazioni, saranno sventate, neutralizzate e vinte.

“Abbiate in testa l’elmo della salvezza”. Si tratta della salvezza definitiva, della sorte beata che ci attende in cielo. Quanto più nelle nostre giornate noi penseremo al paradiso, alla gioia, alla pace, alla gloria che ci attende lassù, tanto più saremo capaci di sopportare le fatiche, le sofferenze di questa vita, e tanto più saremo forti e decisi nel respingere le tentazioni del maligno che il paradiso vorrebbe farcelo perdere.

“Tenete in mano la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio”. La parola di Dio è più forte di Satana; Gesù stesso vinse Satana appellandosi alla parola di Dio (cfr Mt 4,1.11). Chi custodisce in cuore la parola del Signore è da essa perfettamente difeso.

“Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza”, ci ha detto l’apostolo. Forti dell’armatura di Dio potremo affrontare la battagliai, e dalla battaglia usciremo vincitori.

 don Giovanni Unterberger

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