Solennità dell’Immacolata Concezione (forma ordinaria)

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(Gn 3,9-15. 20;   Ef 1,3-6. 11-12;   Lc 1,26-38)

Duomo di Belluno, 8 dicembre 2018

Il chiaroscuro è una tecnica particolare, molto amata ed usata dai pittori dei secoli dal 1500 al 1800, consistente nell’illuminare alcune parti del quadro lasciandone nell’ombra, quasi nel buio, altre; ottenendo così, per contrasto, effetti visivi particolarmente forti. In un certo senso possiamo ravvisare tale tecnica tra la prima lettura e il Vangelo che ci sono stati proclamati: oscurità e buio nella prima lettura; chiaro e luce nel Vangelo.

La prima lettura, tolta dal libro della Genesi, ci ha riportati agli inizi dell’umanità, e ci ha raccontato il primo peccato, la disobbedienza dell’uomo e della donna a Dio. Una scena di buio, di oscurità e di morte, che ha causato e dato inizio ad una serie infinita di mali e di dolori nell’umanità. Il Vangelo, invece, ci ha presentato una scena di obbedienza: una giovane ragazza, richiesta da Dio di un compito e di una missione grande e importante, ha detto di ‘sì’: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Scena di luce, perché da quel ‘sì’ è sorta un’umanità nuova, un’umanità di salvati; da quel ‘sì’ ha preso carne e forma il Salvatore del mondo. Scena di luce, perché la ragazza di quella scena, Maria, era “piena di grazia”; l’angelo la salutò così; “Rallegrati, piena di grazia”. E la grazia è luce.

Da quel “piena di grazia” la Chiesa ha compreso tutto il tesoro e tutta la ricchezza racchiusa nel cuore e nell’anima di Maria. Dio l’aveva ricolmata di grazia: tutto in Maria era bellezza, armonia, equilibrio, profumo. Nessun peccato l’aveva mai rovinata, violata e deturpata. ‘Inviolata’ è la prima parola dei un bellissimo canto gregoriano, che ne loda e ne celebra la totale purezza e il pieno candore.

E’ il peccato a violare il cuore dell’uomo; è il peccato, la disobbedienza a Dio, ad abbrutirlo e a renderlo deforme. Maria non fu mai guastata dal peccato; fin dal suo primo istante di vita, dal suo concepimento, ne fu esente; non nacque col peccato originale, come avviene invece a tutti noi. In lei tutto fu grazia.

Oggi noi la celebriamo immacolata, specchio tersissimo della luce di Dio. Su di lei il nostro sguardo si posa e ne resta preso, conquistato, affascinato; non se ne staccherebbe più, perché la purezza e il candore di Maria, la purezza e il candore della sua anima e del suo corpo, sono ciò che noi desidereremmo anche per noi; sono la nostra aspirazione e la nostra nostalgia; ci piacerebbe essere figli che assomigliano a quella madre!

Lei ci invita, ci sollecita, ci chiama a sé; ci incoraggia. Non vuole che ci scoraggiamo per le zone d’ombra e di buio che in noi ancora ci fossero; ella le vuole illuminare, le vuole vincere, le vuole sanare. La preghiera a Maria è tanto forte e tanto potente! A lei possiamo ricorrere benché impuri, difettosi e peccatori; una madre non si chinerebbe su un figlio malato, ferito? E Maria non lo farà?

Che bello il canto all’Immacolata che dice: ‘Siam peccatori, ma figli tuoi, Immacolata, prega per noi’. Cantiamocelo tante volte questo canto; non solo oggi, e qui in chiesa, ma tante volte; anche in casa, in automobile, per strada… Siamo peccatori, siamo ‘poveri peccatori’, come si usava dire una volta (e davvero il vero ‘povero’ è il peccatore), ma siamo figli suoi, figli di Maria; ella ci è madre, ci guarda e ci accompagna; con il suo aiuto ci farà puri e splendenti per comparire belli davanti al Signore, già ora, e nel giorno dell’incontro definitivo con lui.

don Giovanni Unterberger

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