3a domenica di Avvento (forma ordinaria)

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(Sof 3,14-17;   Fil 4,4-7 ;   Lc 3,10-18)

Duomo di Belluno, sabato 15 dicembre 2018

Dev’essere stata una sorpresa inaspettata, e una gioia grandissima, per Giovanni Battista il vedere tanta gente venire a lui col desiderio di convertirsi! Egli si era ritirato nel deserto con l’intento di stare da solo; solo, per curare il proprio rapporto con Dio; e invece venivano a lui, a frotte, tante persone col desiderio di cercare Dio. In lui la gente vedeva un uomo di Dio, e si sentiva spinta a cercare Dio. Converte colui che è convertito; è richiamo a Dio la persona che vive in Dio e di Dio. “Che cosa dobbiamo fare?”, gli chiedevano le folle; “e noi che cosa dobbiamo fare?”, gli chiedevano i pubblicani; “e noi?”, gli chiedevano i soldati: persone affacciate su un percorso di conversione.

Grande, questo desiderio! Perché in fondo è desiderio e bisogno di pienezza, di senso compiuto, di realizzazione di sé non nel denaro, nel potere e nell’apparire, nel darsi in braccio a piaceri ignobili e sbagliati, ma compimento di sé nelle dimensioni più profonde dell’essere, nell’anelito, di verità, di autenticità e di bene di cui il cuore umano è segnato. Un cammino così porta infallibilmente a Dio.

Non è un cammino facile e leggero; Giovanni Battista, alle domande che le persone gli ponevano, dava risposte secche, forti ed esigenti: ‘se hai due tuniche, danne una a chi non ne ha; se riscuoti le tasse, richiedi solo il dovuto e non esigere avidamente di più; se hai il potere e la forza, non esercitarla per prevalere e opprimere a tuo interesse’. Giovanni era deciso, puntava alto, proponeva mete e ideali elevati. Del resto, Dio è alto, e solo puntando in alto si può camminare verso di lui. Ma è proprio in un cammino alto e impegnato che si trova la gioia.

Questa terza domenica d’Avvento è liturgicamente segnata dalla gioia: l’introito della Messa dice: “Rallegratevi sempre nel Signore; ve lo ripeto, rallegratevi”; parole che ritornano nella seconda lettura: “Siate sempre lieti nel Signore; ve lo ripeto, siate lieti”. E il profeta Sofonìa nella prima lettura ha detto: “Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele”. La vera gioia si trova e si sperimenta nella conversione, nell’elevarsi a Dio, nel cercare lui, che è la fonte della gioia: “gioisca il cuore di chi cerca il Signore”, recita il salmo (Sal 105,3).

Ci sono molte gioie, umane, che il Signore non vuole impedirci, di cui egli non vuole privarci e che ci concede volentieri; gioie che ci aiutano nel cammini faticoso della vita: un bel concerto, una cioccolata calda al bar in una rigida mattinata d’inverno, un abbraccio affettuoso di chi ci vuole bene; ma la gioia più vera, più profonda, più fine e più duratura sta nel cercare lui, Dio. Dio è la gioia! Riprova ne è il fatto che una vita portata avanti nella mediocrità, nella tiepidezza, nell’egoistico accontentamento di sé non dà felicità, genera piuttosto insoddisfazione e noia.

Ma la conversione non porta gioia solo a chi si converte, ha un effetto più ampio; porta gioia anche alle persone che, con chi si è convertito, entrano in contatto, perché incontrano un’umanità bella e rinnovata; e non solo: la conversione porta gioia anche in cielo, a tutto il paradiso! Gesù, che se ne intendeva di ciò che succede in paradiso, ebbe a dire: “C’è tanta gioia in paradiso per un peccatore che si converte; ce n’è di più che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7).

Facciamo, allora, come le folle di Palestina, come i pubblicani e i soldati che accorrevano a Giovanni chiedendo: “Che cosa dobbiamo fare?”, desiderosi di convertirsi e di migliorare la propria vita, e troveremo la gioia; vivremo allora bene lo spirito di questa terza domenica d’Avvento e arriveremo preparati al Natale.

don Giovanni Unterberger

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