4a domenica di Avvento (forma straordinaria)

clicca QUI per scaricare l’omelia

(1Cor 4,1-5;   Lc 3,1-6)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 23 dicembre 2018

C’è un canto che è caratteristico del Tempo d‘Avvento e che ne esprime in modo molto bello ed efficace lo spirito (esso riprende le prime parole dell’Introito); un canto che abbiamo eseguito nelle scorse domeniche, e che anche oggi eseguiremo: il ‘Rorate, caeli’. Lo vogliamo meditare in questo momento per comprenderlo meglio e perché esso crei in noi le disposizioni adatte a preparaci bene alla festa che attendiamo: il Natale del Signore. Si compone di un ritornello e di quattro strofe; il testo è preso dalla Sacra Scrittura, dal libro del profeta Isaia.

Le prime due strofe mettono a nudo la miserevole condizione dell’umanità peccatrice; umanità che si è allontanata da Dio ed è diventata un’umanità perduta. E’ presa a immagine e simbolo di tale umanità la città di Gerusalemme del VI^ secolo a.C. Gerusalemme era stata due volte in breve tempo, nel 597 e nel 587 a.C., presa e conquistata dagli eserciti babilonesi. La furia dei nemici vi era penetrata uccidendo e facendo schiavi; erano stati saccheggiati i palazzi, demolite le mura, il tempio violato e distrutto: neppure il luogo santo della presenza di Dio era stato risparmiato. “Ecco -dice la prima strofa del canto- la città santa è diventata deserta, Gerusalemme una desolazione; il tempio, luogo di canti e preghiere, non esiste più”. E’ l’umanità, questa ‘Gerusalemme’; è l’anima di ciascuno di noi.

La seconda strofa vuole farci prendere coscienza del nostro peccato, di quanto sia disastrata la nostra anima e la nostra vita spirituale; e lo fa con forza, perché solo se consapevoli e convinti di essere fortemente peccatori, sentiremo il bisogno di invocare con forza un Salvatore, che venga a noi la salvezza: “Abbiamo peccato e siamo divenuti come un panno immondo, sporco; abbiamo perso vitalità e consistenza, siamo diventati come foglie strappate dall’albero e portate via dal vento; le nostre iniquità ci hanno fiaccato”.

Ecco, allora, la terza strofa: una vibrante invocazione d’aiuto. L’uomo peccatore è sofferente e afflitto, cerca salvezza.  Da dove gli verrà? Gli verrà da Dio: “Guarda, o Signore, l’afflizione del tuo popolo, e manda Colui che stai per mandare. Egli è l’Agnello dominatore della terra”. Abbiamo bisogno che venga questo Agnello, agnello che si faccia anche nostro Pastore; pastore che ci domini con la mitezza dell’agnello e ci guidi; ci guidi fuori dalle nostre schiavitù in spazi di libertà. Perché siamo schiavi, schiavi di noi stessi, delle nostre paure, delle nostre incapacità, dei nostri peccati. Dice il testo: “Egli venga a togliere il giogo della nostra schiavitù”.

A questa invocazione di salvezza Dio risponde, nella quarta strofa, con una parole di consolazione e di speranza: “Consolati, consolati, o popolo mio; presto verrà la tua salvezza!” Dio non vuole che l’umanità cada nella disperazione, non vuole che l’uomo, per quanto peccatore, colpevole  e perduto, pensi e tema che per lui non ci sarà più futuro, non ci sarà più possibilità di vita, di serenità e di gioia: “Perché ti consumi nella mestizia, dice il Signore; non temere, io ti salverò! Io sono il tuo Dio, il mio nome è ‘Redentore’”.

Il ‘Rorate’ può essere sentito come un commento al duplice invito che Giovanni Battista andava rivolgendo alle folle che accorrevano a lui, invito che abbiamo udito ora nel brano di Vangelo: “Ogni monte e ogni colle sia abbassato, e ogni burrone sia riempito”. Siano abbassati in noi i monti e i colli della superbia, quella superbia che non ci fa sentire più di tanto peccatori, e più di tanto bisognosi di salvezza; e siano riempiti in noi i burroni dello sconforto, dello scoraggiamento, del dire: ‘non potrò mai diventare santo’. Fiorisca invece sulle nostre labbra, con fiducia e ripetutamente, il ritornello del canto: “Rorate, caeli, dèsuper, et nubes pluant Justum”: O cieli fate scendere la vostra rugiada, e le nubi facciano scendere il Giusto”.

 don Giovanni Unterberger

Questa voce è stata pubblicata in Omelie di Don Giovanni. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.