17^ domenica del Tempo ordinario

Albrecht Dürer – I quattro cavalieri dell’Apocalisse – 1498

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(1Re 3,5. 7-12;   Rm 8,28-30;   Mt 13,44-52)

Duomo di Belluno, 26 luglio 2020

Dovrebbero venire qui a commentare questo Vangelo alcuni Santi, persone che lo hanno vissuto e trovato vero. Persone che nella loro vita hanno realmente scoperto il tesoro nascosto, la perla preziosa, al punto da rinunciare a tutto.

Ci edificherebbe san Luigi Gonzaga, vissuto nel 1500  (1568-1591), primo di otto figli del marchese di Castiglione delle Stiviere e destinato egli pure al titolo di marchese, con davanti a sé una vita brillante segnata da ricchezza e onori, alla quale il padre lo spingeva facendogli frequentare le varie corti dell’epoca; san Luigi che, invece, all’età di 17 anni, scelse il Signore ed entrò nell’Ordine dei Gesuiti per consacrarsi a Dio, sua perla preziosa, e suo tesoro che aveva scoperto.

Ci edificherebbe santa Maria Goretti (1890-1902), la ragazza dodicenne che aveva fatto di Dio il suo tutto, nella ferma determinazione di non offenderlo mai; che al giovane che voleva abusare di lei gridò: ‘No, no, non farlo, è peccato!|Dio non lo vuole!’; e, colpita a morte, prima di spirare, riferendosi al suo assassino disse alla mamma, affranta, che l’assisteva: ‘Per amore di Gesù lo perdono; voglio che venga con me in paradiso’.

Ci edificherebbe padre Massimiliano Kolbe (1894-1941), che per amore di Cristo si offerse a scendere nel bunker della fame nel campo di concentramento di Auschwitz al posto di un altro prigioniero, padre di famiglia. Ci edificherebbero molte altre persone, uomini e donne, vecchi e giovani, di ogni ceto e classe sociale, tutti felici d’aver offerto e sacrificato tutto per il Signore, loro tesoro e loro più grande amore.

C’è chi dice che il Cristianesimo sia una religione oppressiva, pesante, piena di regole e di divieti, che richiede un’infinità di sacrifici, e rende le persone tristi. Nulla di più falso; può dire così solo chi il Cristianesimo non lo conosce; ma il cristiano, il vero cristiano che ha incontrato Cristo e vive la vita con lui, dice e afferma esattamente il contrario; può, per esperienza, assicurare che “il giogo di Gesù è dolce e il suo carico leggero” (Mt 11,30).

Possiamo pensare che gli apostoli, Pietro, Andrea, Tommaso.., siano stati così sprovveduti e sciocchi da abbandonare barche, lavoro, amicizie, affetti, interessi (pensiamo a Matteo pubblicano che guadagnava bene e a Zaccheo che guadagnava ancora di più), per andare dietro a sogni, illusioni, promesse vane, sacrifici insensati e chissà cos’altro ancora, e non aver sentito invece che quel Gesù che avevano incontrato era la risposta grande e vera, la risposta piena ed esaustiva al loro cuore e al loro bisogno di senso e di felicità? Addirittura quando Gesù li sfidò dicendo: “Volete andarvene anche voi, come i molti che se ne sono andati?”, senza frapporre indugi, e di botto, risposero: “Da chi potremmo andare? Tu hai parole di vita eterna. Come te non c’è nessuno!” (cfr Gv 6,67-69). E rimasero con lui; giunsero fino a dare la vita per lui!

Il Cristianesimo è gioia grande; è gustare una Presenza, sentirsi dentro un abbraccio dolce, tenero, fedele, che non ti abbandona e non ti lascia, anche se tu quell’abbraccio l’avessi più volte disatteso e tradito. E’ trovare casa, luogo di riparo da ogni tempesta della vita; è abitare in un cuore, il cuore di Cristo che ti ama e ti offre se stesso ad ogni istante, e ti dice: “Io sono con te, con voi, tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Il Cristianesimo è Cristo, “il più bello tra i figli dell’uomo”, come dice il salmo (Sal 45,3); Cristo, il Figlio di Dio, il Salvatore e Redentore dell’uomo!

Santa Maddalena di Canossa diceva: “Gesù non è amato perché non è conosciuto”. Chi lo conosce ne resta preso, conquistato, e non lo lascia più. “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: dammi da bere…!”, disse Gesù alla samaritana (Gv 4,10). Conoscere Gesù è la grande impresa. Chi lo conosce gusta qualcosa che nessun’altra realtà al mondo può dare; e ai suoi occhi si scolorano i luccichii delle cose del mondo, che fascinano e promettono, promettono più di quanto possono dare, perché il cuore dell’uomo è fatto per oltre esse, per molto di più di esse. E il cuore dell’uomo, allora, respira libertà; libertà dai lacci delle cose terrene, pur usando delle cose terrene, perché ormai un tesoro più prezioso è stato trovato, e una perla di straordinario valore è stata rinvenuta.

Che il Signore ci dia il desiderio di desiderarlo; il desiderio di conoscerlo, ogni giorno di più, e di stare con lui. Con lui c’è vita.

don Giovanni Unterberger

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