Sapientia

Salomone era appena salito al trono in Israele dopo suo padre, il grande Davide ( 970 circa a.C.), ed era giovane d’età; pensò di andare a Gàbaon, in un santuario in cui si
adorava JHWH, a pregare, e lì, durante la notte, ebbe un sogno in cui gli sembrò che Dio gli dicesse: ‘Stai per iniziare a regnare, chiedimi ciò che vuoi’, e Salomone a lui: ‘Signore, ti chiedo un cuore che sappia distinguere il bene dal male, così che io possa
governare rettamente il mio popolo’. “Al Signore piacque -nota il testo sacro- che Salomone avesse domandato la sapienza, e gli disse: ‘Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te una lunga vita, né la ricchezza, né la morte dei tuoi nemici, ecco faccio come hai detto, ti concedo un cuore saggio e intelligente, e ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria come nessuno ebbe mai; se poi camminerai nelle mie vie osservando i miei comandamenti, prolungherò anche la tua vita’” (cfr 1Re 3,4-14).

Fa eco a questo brano quanto il libro della Sapienza mette sulle labbra di quel re: “Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto; non la paragonai
neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l’argento. L’amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo splendore che ne promana. Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile” (Sap 7,7-11).

Questi testi biblici suonano come un inno a quella realtà meravigliosa che rende grande un uomo: la sapienza. Essa non è appannaggio unico ed esclusivo di chi ha molto studiato ed è particolarmente acculturato, può essere posseduta anche dalle persone semplici e popolane; Gesù ebbe ad esclamare: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose (le cose grandi, le cose di Dio) ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25).

Una mamma, casalinga, mi diceva: “Ho tre bambini piccoli, dai dieci anni in giù; a loro parlo del Signore, la mattina e la sera preghiamo insieme, li porto alla Messa la domenica; non voglio provvedere solo a ciò di cui ha bisogno il loro corpo, ma anche a ciò di cui ha bisogno la loro anima”. Sapienza! Carlo Acutis era un ragazzo ancora adolescente, morto nel 2006 a quindici anni; aveva fatto dell’Eucaristia il centro della sua vita, tanto che partecipava alla Messa ogni giorno, e diceva: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo”. E’ stato dichiarato beato il 10 ottobre 2020. Sapienza! Mio padre, nato nel 1906, aveva frequentato soltanto la terza classe elementare; ammalatosi, anziano, di tumore, disse: “Cercherò di vivere meglio che posso questa cosa: mi dà occasione di fare penitenza dei miei peccati, pregare un po’ di più di quanto non abbia fatto nella mia vita, e fare testamento”. Sapienza!

La sapienza è di tanta gente semplice e comune che fa quotidianamente la volontà di Dio, che ha capito ciò che nella vita è importante e ciò che è da poco; ciò che è passeggero e ciò che è eterno; ciò che è vera risposta al cuore dell’uomo e ciò che, apparso come allettante miraggio, si rivela, alla fine, deludente inganno. La sapienza è ciò di cui hanno immenso bisogno gli uomini, gli uomini di oggi e di sempre.

C’è stoltezza nel mondo? Sembra di sì, e non poca… E’ stoltezza attaccarsi avidamente alle cose, mettere al centro di tutto il proprio ‘io’, vivere come se quaggiù si fosse eterni, dimenticare Dio che è la propria origine e la propria destinazione, concedersi all’effimero, alle gioie d’un momento, magari sbagliate….

Preghiamo con la Chiesa: “Concedici, o Dio, che in mezzo alle vicende mutabili di questo mondo, là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia” (Colletta della XXIV domenica del tempo ordinario). Questa è vera sapienza.

Don Giovanni Unterberger

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