Festa di tutti i Santi

Ludovico Brera – Pala di Ognissanti – 1513

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1 novembre 2021, risalente al 2011

Questa festa viene a noi con un grande invito, l’invito che sentiva in cuore sant’Agostino pensando ai Santi, e che lo spingeva a dire “Si isti et istae, cur non et ego?” Se questi e queste sono diventati santi, perché non potrei diventarlo anch’io?.

Questa festa viene a noi con l’invito ad aprire il cuore a grandi ideali, a vasti orizzonti, a non rassegnarci a rimanere piccoli, mediocri, poveri esseri inutili e insignificanti. No, siamo chiamati alla santità! “Questa è la volontà di Dio -dice San Paolo-: la vostra santificazione” (1Tess 4,3); “il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione”, aggiunge (1Tess 5,23); e insiste: “In Cristo, Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto, nella carità” (Ef 1,4).

Siamo chiamati alla santità, Dio ci vuole santi. Perché mai allora noi vorremmo per la nostra poca stima in noi stessi e soprattutto per la poca fede e stima di quello che Dio è capace di fare con noi, condannarci al nulla, o anche solo al poco? No, noi siamo fatti per il tutto!

E’ vero, siamo peccatori, siamo pieni di difetti, sbagliamo mille volte al giorno e siamo tanto impigliati nel male; ma è con questa pasta che Dio fa i santi. Dio fa i santi con i peccatori. E’ quasi una sfida che egli lancia a se stesso: dai più grandi peccatori trarre i più grandi santi. Ciò che tenta di impedirci di muoverci, di correre sulla via della santità, è la sfiducia in noi e nella potenza di Dio. Questo ci mette a rischio di paralisi.

Dobbiamo fare due cose. Una prima cosa da fare è il non fare troppo noi. Sì, non fare troppo noi, ma lasciar fare a Dio in noi. La vita spirituale progredisce tanto più quanto più riusciamo a vivere in docilità, quanto più ascoltiamo e assecondiamo Dio. La cosa da fare è non porre ostacolo a Dio, non impedirgli di raggiungerci con la sua parola, con la sua grazia; è consentirgli di modellarci e di plasmarci come vuole lui, in ascolto e in obbedienza alle sue ispirazioni interiori che ci fa nascere in cuore. Il pane e il vino dell’Eucaristia diventano addirittura il corpo e il sangue di Cristo; perché? perché si lasciano fare, perché non pongono resistenza alcuna all’azione di Dio. Se non trova ostacoli, Dio fa meraviglie!

La seconda cosa da fare, pratica pratica, è sforzarsi di compiere bene ogni azione una dopo l’altra. La gente diceva di Gesù: “Ha fatto bene ogni cosa” (Mc 7,37). Ecco anche per noi: cercare di fare bene ogni cosa, farla con amore, compierla come il Signore ci chiede di compierla. E se non ci riesce di fare bene una cosa, niente paura; ci impegniamo a fare bene quella subito successiva, ci rimettiamo in carreggiata, cioè in Dio. Il santo non è colui che non pecca mai, colui che non cade mai, ma colui che sempre di nuovo si rialza, e che con grande confidenza in Dio dice: “Signore, abbi pietà di me, scusami; ci riprovo di nuovo”.

Così il Signore ci fa santi; santi secondo il disegno suo, non secondo il disegno nostro.

I Santi in cielo fanno il tifo per noi. Ci dicono: “Coraggio! abbiamo bisogno di voi; abbiamo bisogno di avervi con noi, perché il paradiso, con voi, sarà più bello anche per noi.

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