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(Rm 6,19-23; Mt 7,15-21)
Domenica 24 luglio 2022, risalente al 7 luglio 2013
Non finiremo mai di lodare e di ringraziare Dio per il dono della sua Parola. La Parola di Dio è “lampada ai miei passi e luce sul mio cammino”, dice il salmo (Sal 119,105). La Parola di Dio ci tiene al riparo da errori e da sbandamenti; ci conserva nella verità; ci tiene vivo e aperto il cuore alle cose di Dio.
Qual è la luce che oggi la Parola di Dio ci offre? che cosa ci dice la Parola che abbiamo ora ascoltato?
Si muovono dentro di noi, e attorno a noi, dei “falsi profeti”: voci, spinte, indicazioni, proposte che non sono “verità”; voci, spinte, indicazioni, proposte che sono “menzogna”, che sono “falsità”. Gesù ci avverte: “State attenti, guardatevi dai falsi profeti”.
Ci sono dentro di noi, e attorno a noi, falsi profeti di libertà.. Ci domandiamo: dove sta la libertà? qual è la vera libertà? Il nostro “io” ha la sua risposta: “la mia libertà sta nel fare ciò che io voglio, ciò che io decido di fare”. Anche il mondo ha la sua risposta: “la libertà sta nel non avere vincoli, nel non avere costrizioni; sta nell’essere autonomi e indipendenti da tutto e da tutti. Questa è libertà”.
La Parola di Dio dice una cosa diversa. San Paolo nella prima lettura ci ha parlato di libertà e di schiavitù in altri termini; ci ha detto: “Voi, una volta, prima di convertirvi (Paolo scriveva ai cristiani di Roma) eravate schiavi del peccato; il peccato vi dominava, vi teneva in schiavitù; ora che avete aderito a Cristo e vi siete convertiti a lui, siete stati liberati dalla schiavitù del peccato; e, in Cristo, servendo a Cristo, siete diventati liberi, liberi della vera libertà”.
Paolo ha un suo particolare orizzonte nel parlare di libertà; ha un orizzonte diverso da quello del mondo; Paolo parla di libertà e di schiavitù nell’orizzonte del peccato e nell’orizzonte di Cristo. Il peccato fa schiavi, Cristo rende liberi, egli dice. E’ tutto un altro modo, questo, di parlare di libertà. E se confrontiamo questo modo di parlare di libertà con la nostra esperienza personale e quotidiana, troviamo che esso è giusto, è vero.
E’ vero che il peccato ci fa schiavi. Qualora ci lasciassimo dominare dal nostro egoismo; qualora cedessimo all’impurità o all’iniquità, come dice san Paolo; qualora ci lasciassimo vincere dalla tristezza, dalla noia, dalla preoccupazione (stati d’animo che suppongono tutti un peccato, una mancanza di fede, di fiducia, di impegno, di generosità); qualora ci lasciassimo sopraffare dal rancore, dal puntiglio, dall’istinto di vendetta, noi saremmo schiavi, schiavi del nostro brutto “io”, di quel “padrone cattivo” che portiamo dentro di noi, e che vorrebbe imporre su di noi il suo giogo, il suo potere.
Chi invece segue Cristo, chi aderisce a Cristo e cammina sulle vie di Cristo, gode grande e perfetta libertà. Non è più il male a dominare in lui, ma è il bene a guidarlo, a dargli respiro, a dargli vita. Persona veramente libera è colei che è signora dei propri istinti, delle proprie voglie, dei propri capricci. Persona veramente libera è colei che aderisce a Cristo, perché è Cristo “la libertà” dell’uomo. Egli ci rende capaci di essere protesi al bene, liberi dai freni e dai condizionamenti della nostra natura decaduta, liberi da noi stessi. Cristo è capace di rendere “libero” anche un ammalato di tumore, il quale, per la potenza di Cristo, ha la forza di non lasciarsi abbattere e sopraffare dalla sua condizione, dalla sua malattia, benché alla fine il tumore lo porterà alla morte. Cristo ha reso i martiri “liberi” di fronte ai tormenti, capaci di dare la vita.
Il cammino di libertà è in realtà un cammino di liberazione. Abbiamo bisogno di essere liberati, perché non siamo del tutto liberi in noi stessi. ; e Dio è un Dio di liberazione: tutto l’Antico Testamento ce lo dice; Cristo è un Cristo di liberazione: tutto il Nuovo Testamento ce lo dice. Dio e Cristo ci liberano.
Il cammino di liberazione è faticoso, irto di ostacoli, domanda sforzo, decisione, generosità. Potrebbe accadere che ci stanchiamo in questo cammino, e che siamo tentati di fermarci, che siamo tentati di tenerci addosso i nostri legacci, i nostri legami. Scrive Tagore, un poeta indiano:
“Tenaci sono le catene, ma mi duole il cuore quando cerco di infrangerle.
Libertà è il mio desiderio, ma di sperarla ho paura.
Sono certo che ricchezze inestimabili sono in te, o Dio, che sei il mio migliore amico,
ma non trovo il coraggi0o di gettare gli orpelli di cui è piena la mia stanza.
Sono come avvolto in un sudario di polvere e di morte,
lo detesto, eppure lo abbraccio con amore.
I miei debiti sono numerosi, gravi sono le mie colpe, la mia onta segreta è pesante,
ma quando vengo a chiedere il mio bene, la mia libertà,
tremo di paura al pensiero che la mia preghiera sia esaudita”.
Camminiamo, fratelli,verso la libertà, verso la libertà che ci vuole dare Cristo. Il peccato -ci ha detto san Paolo- ha come salario la morte; l’adesione e il servizio a Cristo ha come dono la vita eterna.
don Giovanni Unterberger
