Una regola di vita

Ero in Seminario e frequentavo la classe quarta ginnasiale. Le tre medie le avevo trascorse bene dal punto di vista scolastico, ma la disciplina la sentivo molto pesante; non riuscivo ad osservarla e spesso la trasgredivo, tanto che in più occasioni rischiai di essere dimesso dal Seminario. In quarta ginnasio ebbi una luce dal Signore, che, proprio con quella luce, provvide a farmi “rientrare nei ranghi”, e a farmi continuare la via del Seminario volentieri e senza grossi problemi. Un giorno mi venne questo pensiero: “ma la disciplina non è mia nemica; essa è dura, sì, ed esigente, ma mi aiuta a crescere, a controllare i miei istinti, a sviluppare le virtù, a formarmi un buon carattere, a rendermi amabile alle persone…; la disciplina non è mia nemica! è mia amica”. Mi riconciliai con essa e mi misi ad osservare la regola del Seminario con un impegno e una precisione che, al pensarci, ancora oggi mi sorprende e mi commuove… Avevo quattordici anni. Capii che la vita ha bisogno di una regola.

L’istinto dell’uomo è di vivere senza regole, o a coniarsi le regole da sé, indipendentemente da tutto e da tutti. C’è nel cuore dell’uomo un che di anarchico e di dis-ordinato, che non vuole e non accetta di buon grado nessun “ordine” E invece che grande ordine c’è nella natura! I pianeti seguono perfettamente le loro orbite, le stagioni si susseguono puntuali, gli animali seguono regolarmente i propri ritmi di vita… Il cosmo è “ordinato”, e continua ad esistere proprio perché è “ordinato”; e per questo il cosmo è anche bello (la parola italiana “cosmo” deriva dal greco “kòsmos”, che significa “ordine”, “bellezza”). Se così è nella natura, così è anche nella vita dell’uomo. Nella vita dell’uomo una regola porta ordine e bellezza.

L’uomo, nel suo profondo, avverte il valore di una regola e ne sente il bisogno. Avverte come un pericolo e un rischio per il suo vero bene l’abbandonarsi all’istinto, all’impulso del momento, all’umore, al sentimento volubile e passeggero, a ciò che lo prende di volta in volta. Avverte invece che i grandi ideali, i risultati alti e veramente gratificanti, le conquiste più belle e più soddisfacenti che danno senso e valore alla sua vita e la rendono virtuosa, hanno bisogno di una precisa disciplina, di una  regola chiara.

La regola più alta e più perfetta è certamente quella che ci ha dato Cristo, il Figlio di Dio venuto sulla terra. Egli conosceva perfettamente l’uomo e il cuore dell’uomo, e sapeva perfettamente cosa avrebbe giovato al bene e alla riuscita dell’uomo. Cristo incarnò in se stesso la regola che egli poi avrebbe dato all’uomo, tanto che la regola perfetta è diventata lui stesso, la sua persona, il suo comportamento di vita.

Guardando a Cristo-regola noi vediamo la via giusta da percorrere; obbedendo a Cristo-regola noi cresciamo in virtù, in perfezione, in umanità e in santità. L’atteggiamento da avere è quello del “seguire”,  è quello del “discepolato”. Il discepolato può apparire a prima vista una diminuzione dell’uomo, una ferita e una offesa alla sua libertà e alla sua dignità, e invece, se è discepolato di Cristo, è la vera fortuna dell’uomo, la via alla sua più alta e completa riuscita.

Obbediamo a Cristo, e saremo “kòsmos”, ordine, bellezza.

Don Giovanni Unterberger

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