Il monastero di S.Benedetto di Norcia

Per una serie di fortuite e provvidenziali circostanze, Demamah ha, fin dalla sua nascita, intessuto un’amicizia con il Monastero di San Benedetto a Norcia, attualmente abitato da poco meno di una ventina di giovanissimi monaci, guidati dal Priore e Fondatore del Monastero, Padre Cassiano Folsom. Numerose sono state le visite al Monastero compiute in questi ultimi anni da singoli componenti o da tutto il gruppo, visite durante le quali abbiamo potuto partecipare alla Liturgia monastica e ricevere ‘istruzioni spirituali’ dalle lezioni tenuteci dai monaci.

Questo è il link per visitare il loro ricchissimo sito http://osbnorcia.org/it/

Quelle che seguono sono alcune impressioni e riflessioni dopo un soggiorno a Norcia.

Scendere nelle Cripta

… quante volte in questi giorni siamo scesi nella cripta della Basilica, questo luogo protetto dalla luce, dai rumori, così intimo, sacro, scendere lì per cantare, per pregare, per meditare, per stare in silenzio…per incontrare Dio. Nella cripta si aprono degli spazi inattesi…, quelle mura, pur così vicine,  non sono opprimenti….. piuttosto consolanti e rassicuranti… Padre Cassiano in un colloquio ha detto (non ricordo le parole esatte, ma il concetto era questo) “per superare i limiti dobbiamo andare in profondità”, e il gesto delle sue mani era molto più loquace delle parole: le due mani che formano un cilindro – i limiti, una mano che entra in questo spazio – l’andare in profondità. Ecco: andare in profondità è come scendere nella cripta. Dentro ognuno di noi c’è una cripta dove poter scendere. Che significato può avere questo nel cammino spirituale? Il limite è una zona di confine che può avere funzione di separazione (divisione e/o protezione contenimento) o di comunicazione. Nella nostra cultura, spesso, la parola limite viene associata a sensazioni o concetti negativi, perché l’esperienza più tangibile che abbiamo del limite è di qualcosa che preme, che stringe, che è duro, qualcosa contro cui lottare, qualcosa da abbattere…, e tutto ciò possiamo ritrovarlo sia nelle sensazioni corporee che in quelle emotive e psichiche. Dove c’è un limite ci sono sempre due entità che entrano in contatto; per noi ciò si traduce solitamente in un fuori (mondo esterno) e un dentro (mondo interno); la relazione che si stabilisce tra queste due entità viene spesso identificata attraverso le richieste/aspettative di una parte e nella capacità/volontà di soddisfare queste da parte dell’altra. Le richieste e le aspettative hanno a che fare con i bisogni. Solo andando in profondità possiamo scoprire che l’unico nostro vero bisogno è quello di Vivere nell’Amore: sentirci amati, amare a nostra volta e imparare ad accettare questo scambio di Amore… e scopriamo anche che solo Dio può soddisfare fino in fondo questo nostro bisogno, senza riserve… Questa scoperta deve passare attraverso il riconoscimento di tutto ciò che fa parte della nostra identità “terrena”: le nostre maschere (il nostro volto), i nostri ruoli, i nostri legami, i nostri “bisogni”, le nostre pretese, le nostre convinzioni, il nostro passato e ciò che di esso vogliamo trattenere, il nostro futuro e ciò che da esso ci attendiamo, ecc… e il riconoscimento invece della nostra identità “divina”, cioè ciò che Dio ha progettato per noi (come esseri umani e come singoli individui). Nella profondità della nostra cripta interiore possiamo prendere distanza dalla nostra identità “terrena” e osservare tutti quei moti (rabbia, noia, superbia, cupidigia,….) che ci fanno sentire il limite con l’esterno come qualcosa che preme, che trattiene, che ingoia, che è duro, ecc…. e possiamo scegliere di lasciar andare, di sciogliere, di rinunciare…. di morire a noi stessi… e Obbedire alla Sua Volontà…. Il limite imposto dall’esterno sotto forma di regole, comandamenti, precetti, diventa occasione imperdibile proprio quando crea ribellione, resistenza dentro di noi, perché in quel momento diventa una parete che ci rimanda al nostro interno, è come uno specchio: se riusciamo ad osservarlo alla giusta distanza (allontanandoci dal confine, entrando cioè in noi…) ci mostra quali parti di noi vogliono ancora vedere il nostro io su quello specchio. I motivi che ci spingono a questo volerci specchiare possono essere molti: il riconoscersi, il non perdersi, il non sentirsi soli, l’aggrapparsi alla propria identità, il difendere la propria volontà e non sottomettersi a quella Divina, il mantenere i limiti che ci difendono, …e tutti i meccanismi che mettiamo in moto quando non abbiamo la certezza dell’Amore di Dio per noi, e la Fiducia che ciò ci sia sufficiente. Se riconosciamo tutto ciò, il limite può diventare una presenza che guida, che contiene, che ordina… viene superato con la trasformazione… non c’è più nulla da riflettere e può diventare permeabile…. In questa prospettiva “obbedire” acquista un nuovo significato: è guardarsi allo specchio e “ascoltare con attenzione” (ab-audire) dalla Sua Voce ciò che dobbiamo togliere e/o ciò che dobbiamo indossare per diventare “a sua immagine e somiglianza”… Nel trasformare la qualità dei nostri limiti attraverso la trasformazione del nostro interno possiamo anche vivere diversamente la relazione con gli altri esseri umani: la comunicazione può divenire profonda tanto quanto noi stessi possiamo andare in profondità e ritrovare quella matrice comune dell’essere Creature di Dio; diveniamo capaci di andare oltre le singole identità, così come possiamo andare oltre la nostra stessa identità. Scendere nella cripta…. andare in profondità… riconoscere ciò che la Grazia Divina vuole mostrarci…. rinunciare a sé stessi per sentire sempre più forte il richiamo e l’attrazione verso l’Alto….

Valentina

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