Spirito Prattico 2015 – Dieci parole

Dieci parole titolo

IMG_2742Dieci parole, due colonne.

Parole come pugni nello stomaco, parole suadenti, parole dolcissime, parole ingannatrici, parole impegnative, parole irritanti, parole che illuminano d’immenso, parole che parlano al cuore.

Parole che segnano la vita e indicano una via: o di qua, o di là, niente vie di mezzo.

Per lo più procediamo invece a zig zag: un po’ di qua e un po’ di là, secondo gli eventi, i gusti, le debolezze, le comodità, gli ideali, l’interesse, le seduzioni, l’opportunità.

Zig zag zig zag zig zag: abbiamo fatto dieci passi e camminato un metro; ubriachi, stanchi, avviliti, sconfitti, quasi quasi non sappiamo più dove stiamo andando.

Dieci parole, due colonne.

Entriamoci dentro e conosciamole; potremo camminare senza divagare e sbandare.

La meta sta subito al di là, e promette felicità.

Dieci parole

Alle giornate di Spirito Prattico possono partecipare persone di tutte le età e fedi religiose, credenti o non credenti. Il metodo di lavoro, altamente interattivo e dinamico, propone esperienze pratiche e momenti di riflessione che prendono spunto dai piccoli eventi della vita quotidiana.

E’ possibile partecipare all’intera giornata oppure solo al mattino o al pomeriggio.

Durante la mattina verrà trattato il primo termine di ogni coppia (ad esempio ‘Tradire’) e al pomeriggio il secondo (ad esempio ‘Adorare’). In alcuni casi è possibili che l’intero programma venga svolto in mezza giornata (consultare sempre il volantino).

Tutte le giornate si svolgono presso la Sede sociale di Demamah in Via Statagn, 7 a Santa Giustina (BL) con il seguente orario: 10.00-13.00/15.00-18.00. Durante ogni giornata si condivide, per chi lo desidera, il momento del pranzo.

Qui è possibile trovare maggiori informazioni e il modulo per l’iscrizione per una o più giornate, oppure contattare la segreteria.

I prossimi incontri:

21 Novembre 2015 dalle 10:00 alle 13:00

 Bramare

Brrrrrrrrrrr, che brrrrrrrivido il brrrrrrrrrrramare!

Come la lingua si arrota contro i denti per articolare la rrrrrrrrrrr, così il bramare si attorciglia nei visceri fremendo di desiderio e concupiscenza.

Non posso attendere!, dice il bramare.

Non posso resistere!, risponde sempre il bramare.

Voglio, voglio, voglio, adesso, subito, immediatamente.

Posso passare sopra a qualsiasi cosa, calpestare, uccidere, mortificare, violare, pur di avere ciò che mi fa morire di desiderio.

Donna, uomo, bambino, bambina, servo, serva, casa, buoi, auto, galline e perfino quella penna che tieni in mano: MIO! Deve essere MIO!

 

Amare

Tolgo la b, tolgo la r, cosa resta?

Resta quella meraviglia della Creazione che è l’amore e l’amare.

Semplice come l’acqua, limpido come il cielo sereno, soave come il profumo di un ciclamino, dolce come il latte della mamma.

Dopo tante parole, dopo tanti contorcimenti, dopo tante parziali consolazioni, la parola più semplice di tutte è l’immagine di Dio stesso e il bene più grande che ci è promesso.

Siamo stati amati per primi. Ci viene chiesto solo di amare dello stesso amore.

Il cerchio si chiude, non resterà null’altro nell’universo, per l’eternità.

 

 Gli incontri già svolti

24 Ottobre 2015 dalle 15.00 alle 18.00

Desiderare

Ai bambini del nostro tempo stiamo rubando i desideri. Offriamo loro tutto e di più, molto tempo prima che possano desiderarlo e chiederlo. Sono pochi, i bambini, e i desideri degli adulti tantissimi. Non potendo appagarli tutti per sé, li rifilano ai figli e nipoti.

Tanto impegnati a desiderare il materiale, nemmeno viene in mente di desiderare lo spirituale.

Si scambiano i desideri per necessità, e si perde di vista in cosa consista il vero semplice star bene, che, una volta appagati tutti i bisogni materiali primari, trova la sua gioia nel dissetare gli ardenti bisogni dell’anima.

 

Augurare

Tanti auguri, tesoro, cento di questi giorni!

Tanti auguri a te, caro, mille di questi anni!

Auguro il tuo bene e te lo dico.

Auguro la tua felicità e te lo dimostro.

Ti auguro solo cose buone, non penso a me, ma solo a te.

Sono paziente e speranzoso, confidente e luminoso.

Augurare strappa il sorriso e fa brillare gli occhi.

Se il desiderare vuole tutto e tutti verso di sé, ora e subito,  l’augurare si protende fuori di sé, verso tutti, da ora per sempre.

 

26 Settembre 2015  (dalle 10:00 alle 13:00)

Mentire

“E’ vero, lo giuro”.

Ipocrita: se è vero, perché lo giuri?

La menzogna s’infila tra le pieghe dell’anima come l’umidità tra le fessure del legno.

Si gonfia l’anima, piena di menzogna, e si gonfia il legno, pieno di umidità.

Insensibile l’una, inutilizzabile l’altro.

Mentire ci rende sordi e ciechi; l’intelletto si arrabatta nel tenere in piedi il castello costruito aggiungendo menzogna a menzogna; sempre più impregnati di umidità, incominciamo a marcire scambiando per realtà l’illusione nella quale siamo caduti.

Basta un raggio di sole cercato con perseveranza, per liberare l’anima dalla menzogna e restituirle freschezza, vitalità e pace.

 

Svelare

Che bel mestiere, il restauratore, e togliere il velo che il tempo, la polvere, lo sporco e lo smog hanno depositato su una tela, un arazzo, un affresco, una scultura.

Tolto il velo, ciò che appare non è più la stessa cosa. Talvolta rimaniamo delusi, tanto ci eravamo affezionati alla polvere, allo sporco e allo smog, a quei colori cupi, a quella densità pesante.

Per svelare occorre tempo, pazienza, ma anche audacia e fiducia.

Non si fa in un colpo solo, ed è indispensabile non avere aspettative.

Togliere il velo della menzogna e riportare alla luce la verità talvolta è doloroso.

Occorre amare la verità, così come il restauratore ama riportare alla luce l’autenticità dell’opera, così come l’ha voluta colui che l’ha creata.

La Verità attende da tempo di poterci svelare e riportare allo splendore con cui siamo stati creati.

29 Agosto 2015 

Rubare

“Chi ha rubato la marmellata? Chi sarà? Ed un uovo di cioccolata? Chi sarà?”, cantava Johnny il Bassotto nei lontani anni ’60. Imbottito di Kinder-sorpresa e di crostatine confezionate, nessun bimbo oggi ruberebbe più né la marmellata, né l’uovo di cioccolata.

E il suo papà e la sua mamma?  Quell’IVA evasa, quel conto non saldato, quel piccolo imbroglio con i buoni sconto o con i biglietti del bus riutilizzati?

Mai rubato un’idea o un progetto? Mai sottratto indirizzi mail dalla posta del collega? Mai rubato l’onore di una persona, diffamandone il comportamento? Mai rubato tempo al figlio rimanendo a leggere il giornale, quando chiede di giocare con lui?

Altro che marmellata! Delle ruberie quotidiane abbiamo la cassaforte piena e la coscienza scricchiolante.

Ma il sudario dei morti non ha tasche…

 

Donare

Una a te, una a me, una a te, una a me, una a te, una a te, una a te, una a me, una a te, a te, a te, a te, a te e una a me. Finito, non ho più nulla, tasche vuote.

Tasche vuote e sorriso pieno.

Ah, ecco, ne ho trovata ancora una, la vuoi?

Oltre al sorriso, ora è pieno anche il cuore.

Ah, se ne avessi ancora da dare…

Certo, ci sono quelle che ho messo da parte per me, una, due, tre, quattro: un’enormità, me ne basta una.

Ne posso donare ancora tre, chi ne ha bisogno?

Nel donare niente si divide, tutto si moltiplica: la gioia, il sorriso, il cuore, gli amici, il tesoro in cielo e la leggerezza in terra.

Una a te, una a te, una a te, una a te, una a te, una a te…

 

 

13 Giugno 2015 (dalle 10:00 alle 13.00)

Concupire

Parole decisamente fuori moda, il concupire e la concupiscenza. Talmente attaccate a noi stessi, da non riconoscerle nemmeno più, come una canottiera che fuori non si vede, ma sotto sotto è lì, attaccata come una seconda pelle.

Il vocabolario Treccani dice che concupire è parola usata in maniera ironica.

C’è poco da scherzare, quando si desidera per possedere, quando dell’altro non m’interessa altro che sia mio e solo mio, e che ne possa fare ciò che voglio io.

I suoi gusti, i suoi desideri, le sue preferenze? Sciocchezze, rispetto ai miei.

La sua sensibilità, la sua delicatezza, i suoi bisogni? Nulla, rispetto a ciò che posso darle io.

Che sia una persona, un oggetto, un cibo o Dio stesso, non importa: tu sei mio e di te dispongo io!

 

Rispettare

È come un segnalibro, il rispetto: tanto importante quanto quasi del tutto nascosto.

Fuoriesce appena appena dalle pagine, eppure è lì per tenerci il segno, per ricordarci a che punto siamo, per impedirci di perderci, per permetterci ogni tanto di chiuderlo il libro, senza timore di smarrire nulla.

Vedo te così come sei, vedo la realtà così come è, so dare il giusto valore al tuo affetto, so darmi dei limiti e chiederli a te. Riconosco il dono meraviglioso che sei e perciò lo rispetto.

Se il senso del rispetto è saldo nella nostra vita, è probabile che siano saldi i nostri comportamenti, le nostre parole, le nostre scelte e anche i più piccoli nostri pensieri.

Non sei mio, né tuo. Rispettare te è rispettare me, è rispettare Dio.

 18 Aprile 2015

Uccidere

“Mai ucciso nessuno, io!”

Davvero? E quel pensiero d’ira? E quel desiderio di vendetta o anche solo di rivalsa? E quella mala parola rivolta pensando che nessuno stesse a sentire? E quel mormorare sommesso contro i capi?

Uccidere una persona è più facile che uccidere una zanzara: è sufficiente un pensiero fulmineo, e… zac! abbiamo deciso che con quella persona non vogliamo avere più nulla a che fare. Uccisa, morta e sepolta; eliminata dalla nostra vita, dai nostri affari, dai nostri affetti, dai nostri interessi.

Troncare di netto relazioni, eliminare senza pietà le cose che non vanno, sia le proprie, sia, soprattutto, quelle altrui: un progetto, un’idea, un pensiero, una frase affettuosa, persino un dono ricevuto.

Uccidere è alla portata di tutti; senza accorgercene, uccidiamo pian piano anche noi stessi.

 

Vivere

“La vita è bella”.

È veramente bella, la vita. Ce ne accorgiamo ogni qual volta ce ne viene a mancare un po’: un raffreddore, la pioggia al posto del sole, una gita saltata, un’amicizia intiepidita, un grazie mancato…

La vita diminuisce e la vita aumenta, non è sempre uguale. Più siamo aperti, e più siamo vivi. Più siamo luminosi, e più siamo vivi. Più siamo freschi e rugiadosi, e più siamo vivi.

C’è un problema: non ce la possiamo dare da noi, la vita. Ogni giorno dobbiamo chiedere un supplemento di vita; per vivere veramente, e non limitarci a sopravvivere.

E abbiamo una responsabilità: restituire a chi ce la dona, la vita che riceviamo; e diffonderla nel mondo; trasmetterla, propagarla; e, alla fine, lasciarla andare, perché la vita è bella anche quando finisce.

 

 

28 Marzo 2015

 

Disprezzare

 

Niente di più facile e istintivo del disprezzare: cosa sarei io, se non riuscissi sempre almeno un po’ ad elevarmi sopra qualcun altro? E come riuscirci meglio se non disprezzandolo, ossia facendolo cadere in basso?

 

Non molto, magari appena un po’, magari un piccolo inciampo e ‘puf’, eccolo il piccolo malefico disprezzino che ti taglia le gambe e ti getta ai miei piedi.

 

“Ma guarda che roba…” – “Hai visto quella lì…?” – “Se fossi io al suo posto…” – “Ma dai, ma come si fa…?” – “E chi ti conosce?” – “Ma se sei nato ieri…”

 

Disprezzare è dare un prezzo e poi toglierlo, dare un valore e poi negarlo, attribuire un pregio e poi ignorarlo.

 

Mors tua, vita mea”, dice il disprezzatore professionista, che, talvolta senza accorgersene, è disposto a uccidere padre e madre pur di salvare se stesso.

 

 

 

Onorare

 

Onora e sarai felice; onora e la tua vita sulla terra sarà lunga.

 

Sarà vero? Felicità e lunga vita al prezzo dell’onore reso a qualcuno, in particolare ai tanti padri e alle tante madri della mia vita?

 

Onoro se riconosco che nell’altro c’è un bene.

 

Onoro se sono disposto a mettere un po’ da parte me stesso.

 

Onoro se riconosco che dall’onore rivolto all’altro dipende tutto il mio bene.

 

Felicità, dunque.

 

E lunga vita pure, prima di me, dopo di me, in una lunga catena d’onore e amore.

 

 

28 Febbraio 2015

Profanare

Il profano ha bisogno del sacro; senza il sacro non esisterebbe ciò che è profano.

Il senso del sacro è così profondamente radicato dentro di noi, che la tentazione di renderlo profano è fastidiosamente presente, talmente continua da non accorgercene neppure più.

La chiamiamo ‘trasgressione’, e così ci dilettiamo nell’andare contro le regole, soprattutto contro quelle che ci richiamano a un senso che va oltre la nostra esistenza.

Profaniamo i gesti, le parole, i comportamenti e le azioni, considerando il sacro demodé e ingombrante.

Confondiamo il profanare con l’essere disinibiti, e il trasgredire con l’essere originali.

Più profaniamo, e più il sacro ci avvolge, e, con infinita dolcezza e pazienza, ci sussurra agli orecchi la sua bellezza, bontà e verità.

 

Santificare

Santo, Santo, Santo…

Giusto, giusto, giustissimo!

Vero, vero, verissimo, santo, santo, santissimo!

“Fai le cose come vanno fatte!”; non così così, non pressappoco, non suppergiù, ma fatte bene, fatte con amore.

“Eseguito a regola d’arte”, sta scritto sulla fattura dell’artigiano che ha confezionato la scala per salire al soppalco. Una scala fatta bene, su misura, con precisione, arte e amore, una Scala Santa, insomma!

Santificare tutto: un lavoro, un pensiero, un gesto, un suono, ma anche lo spazio, e anche il tempo.

“Come Dio comanda”, si diceva una volta. Ecco, proprio così: come Dio comanda…

Dio comanda sempre bene, Dio fa tutto santo.

 

24 Gennaio 2015 (solo al mattino)

Maledire

Commentare un fatterello, sottolineandolo con sottile perfidia.

Raccontare quel fattaccio, mettendone in risalto gli aspetti più macabri.

Riferire quel fattuccio, con distinta distinzione dei particolari morbosi.

Non è necessario criticare, mormorare, diffamare, calunniare, giudicare e condannare il prossimo, per dirne male e ‘maledirlo’.

Non è necessario imprecare, ingiuriare, offendere e bestemmiare, per parlare male e ‘maledire’.

L’uso saggio della parola è difficile; contenere il male che preme per tramutarsi in parole è un’impresa quotidiana, ma necessaria: non c’è bocca più amara di quella che ha proferito male parole.

 

Benedire

“Oggi dico bene di te, anzi, oggi dico bene di tutto e di tutti”

Incomincio al mattino, benedicendo il sole o la pioggia che si affacciano; continuo a pranzo, benedicendo il cibo e chi me l’ha procurato e preparato; persevero nel pomeriggio, benedicendo le tante persone incontrate; concludo a sera, benedicendo il giorno e chi l’ha fatto.

E se qualcosa è andato storto? Dico bene ugualmente, perché qualcosa di bene c’è senz’altro.

E se il bene non lo vedo? Dico bene ugualmente, mi conviene aver fiducia che ce ne sia.

Benedire allarga il cuore di chi benedice e di chi viene benedetto; attira simpatia e condivisione; fa diventare fratelli e figli.

Benedire è mettersi sotto una cascata di benedizioni.

 

22 Novembre 2014

Tradire

Pochi, pochissimi, i grandi tradimenti della vita. Tanti, tantissimi, i piccoli tradimenti quotidiani.

Imprigionati nel proprio Io – sempre assetato, mai appagato -,  nemmeno ci accorgiamo di quanto facilmente non rispettiamo una parola data, un impegno preso, un servizio promesso, un’alleanza stretta.

Tradire un’altra persona è facilissimo, basta non vederla o non considerarla.

Anche tradire Dio è più frequente di quanto si immagini: basta dimenticarlo.

Nel tradire restiamo soli, perché tradire è separazione e divisione: dagli altri, da Dio e anche da se stessi.

 

Adorare

Chi sa ancora dire, in poche parole, cosa sia adorare?

Chi ne ha fatto esperienza nella propria carne, così che la sola parola ne susciti un’immediata illuminazione?

Confondere l’adorare con tanti altri surrogati è facile, e così l’adorare perde attrattiva, come fosse un surrogato di caffè.

Rivolgere la propria adorazione all’oggetto sbagliato è facilissimo, e fonte di grande infelicità.

Se l’umanità ricominciasse ad adorare Colui dal quale dipende ogni cosa e ogni istante, nessun male potrebbe più sopravvivere.

Adorare richiede pochissimo e dona tutto.