Domenica della Santa Famiglia

(Sir 3,2-6. 12-14 ;   Col 3,12-21 ;   Mt 2,13-15. 19-23)

Duomo, sabato 28 dicembre 2013

Le letture che abbiamo ascoltato ci hanno parlato di famiglia. Questa domenica è la domenica della Santa Famiglia di Nazareth, e delle nostre famiglie.

Nel Vangelo ci è stato raccontato di Giuseppe, Maria e Gesù, una famiglia giovane, appena costituita, e già in grave pericolo e difficoltà. C’era un re, il re Erode, che cercava a morte Gesù, il bambino appena nato; e la Santa Famiglia dovette fuggire, riparare in Egitto in esilio. Dio, per mezzo di un angelo, si prese cura di quella famiglia, provvedendo alla sua salvezza e poi al suo ritorno in terra di Palestina.

Dio si prende cura di ogni famiglia. Ogni famiglia, costituitasi secondo il disegno di Dio, e obbediente al Signore come furono Giuseppe e Maria, riposa sotto una speciale benedizione di Dio. In ogni famiglia, nata nella gioia e nella felicità, insorgono, cammin facendo, fatiche, difficoltà e sofferenze. Dio non è lontano ed estraneo a quelle fatiche. Dio è lì, in quella famiglia, a portare la fatica con lei, a condividerla con lei, a volgerla a bene e a salvezza. Dio, nella celebrazione del Sacramento del matrimonio, si è impegnato ad essere vicinanza, presenza, aiuto e sostegno alla famiglia; ed egli non viene meno al suo impegno e alla sua promessa; egli è ogni giorno in quella famiglia, con una benedizione particolare, con una cura particolare. Dio ha cura di noi. Dio è un Dio che ha cura dei suoi figli. Noi possiamo, e dobbiamo, sentirci oggetto della cura di Dio.

Dio, nella famiglia, ha voluto un’autorità. La prima lettura lo ha detto con forza. “Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole”. I figli devono riconoscere tale autorità. C’è un comandamento: “Onora il padre e la madre”. Riconoscere l’autorità dei genitori è fonte di bene per i figli; l’avere cura dei genitori nelle loro necessità, e in particolare nella loro vecchiaia, ottiene ai figli esaudimento nella preghiera, il perdono dei peccati, ci ha detto il testo sacro.

E d’altra parte i genitori sono chiamati ad esercitare sui figli la loro autorità, far loro sentire una guida, un orientamento, un timone forte che li indirizza al bene. I figli hanno bisogno di sentire un padre e una madre forti, punto di riferimento sicuro. Un figlio potrebbe sentirsi “orfano” pur avendo padre e madre. Far sentire ai figli la propria giusta autorità di genitori è un modo importante e concreto di prendersi cura di loro.

E poi la cura degli uni per gli altri deve essere il grande impegno di tutti i membri di una famiglia. San Paolo nella seconda lettura ce ne ha indicato le modalità. Ci ha detto: “Rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, di sopportazione, di perdono”. Ecco le “vesti” di ciascun membro della famiglia. Che fortunata e quanto felice quella famiglia in cui tutti i suoi componenti fossero vestiti così! Quanta cura, allora, degli uni per gli altri!

“Tenerezza”, dice san Paolo. Tenerezza che esclude ogni ruvidezza, ogni angolosità, ogni forma di indifferenza e di violenza; e che invece dona attenzione, ascolto, abbraccio buono, affetto caldo. Quanto insiste sulla tenerezza papa Francesco!

“Bontà”, dice san Paolo. Bontà che è cuore aperto, pronto a capire, a donare, a servire, a fare spazio dentro di sé.

“Umiltà”, dice l’apostolo. Umiltà che non si pone al di sopra di nessuno, che non vuole dominare, soggiogare, asservire; che non cerca di far prevalere il proprio punto di vista a tutti i costi, ma sa confrontarsi, ascoltare, accettare la verità che ci può essere nell’altra persona.

“Magnanimità”, dice ancora l’apostolo. Magnanimità che porta ad avere fiducia, a dare tempo e modo alle persone di crescere, di migliorare, di maturare nel bene; che non pretende tutto subito, più di quello che al momento uno può dare. Magnanimità che si spende perché le altre persone diventino buone, sopportando anche le loro lentezze.

E poi “sopportazione e perdono”. Abbiamo infinito bisogno di sopportazione e di perdono; di sopportazione e di perdono dato, di sopportazione e di perdono ricevuto. Siamo tutti deboli, siamo tutti imperfetti, manchiamo tutti in tanti modi, molte volte anche senza volerlo. Abbiamo bisogno di perdonarci. Il perdono è un altissimo modo di avere cura gli uni degli altri; esso ci impedisce di rifiutarci, di buttarci via, di allontanarci tra di noi.

Domenica della Santa Famiglia di Giuseppe, Maria e Gesù, oggi. Domenica in cui particolarmente pregare per la nostra famiglia, per tutte le famiglie del mondo, in particolare per quelle più in difficoltà e più nella prova.

Preghiamo anche perché il Signore mantenga l’umanità nel giusto pensiero e nella giusta concezione della famiglia; essa è fatta di un uomo e di una donna, che nel reciproco amore e nell’apertura alla vita collaborano con Duo creatore ad accendere e far crescere nuove vite, per la gloria di Dio e per il bene dell’umanità.

 

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