2° Domenica di Quaresima

( Gn 12,1-4a;   2Tim 1,8b-10;   Mt 17,1-9)

 Duomo, sabato 15 marzo 2014

Fratelli, sorelle, non siamo destinati a rimanere piccoli, insignificanti, cosa da poco…; siamo chiamati a diventare grandi, belli, luminosi, santi!  Siamo chiamati a salire sul monte della Trasfigurazione di Gesù per essere anche noi trasfigurati.

Gesù, quel giorno, sul Tabor, si trasfigurò. Il Tabor non è un monte altissimo, è alto solo 588 metri sopra il livello dl mare; eppure, per raggiungerlo, occorre salire; occorre lasciare la pianura e fare un po’ di fatica. E’ la fatica della conquista del monte, la fatica della conquista della vetta, della cima. Ogni vetta e ogni cima costa fatica, richiede sforzo e impegno; ma è bello essere in cima, sulla vetta! E’ tutto diverso essere sulla vetta di un monte dall’essere giù nella valle, nella piatta pianura! Siamo fatti per le altezze.

Gesù, quel giorno, prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, e li condusse sul monte. Lassù egli si trasfigurò davanti a loro. Gesù vuole far fare anche a noi un cammino, una salita, una scalata. Egli vuole manifestarsi a noi, sul monte; sul monte della sua e della nostra trasfigurazione.

Gerusalemme era stata presa, conquistata dal re Nabucodonosor;  in dieci anni era stata presa due volte, rasa al suolo; il tempio era stato bruciato. A quella città, abitacolo ormai più di animali che di persone, Dio fece una grande promessa: ti ricostruirò. E nel libro del profeta Isaia le dice: “Svegliati, svegliati; rivestiti della tua magnificenza, Gerusalemme; alzati e rivestiti di luce; la gloria del Signore brilla su di te” (Is 52,1; Is 60,1). A noi, il Gesù della trasfigurazione dice: “Rivestiti della tua magnificenza, amico mio, mio seguace, mio discepolo. Ti voglio magnifico, ti voglio bello, splendente, luminoso, simile a me! trasfigurato della mia trasfigurazione!”

Tutta l’opera di Gesù, e tutto lo sforzo dello Spirito Santo, mirano proprio alla nostra trasfigurazione, alla nostra divinizzazione, alla “thèiosis”, come dicono i nostri fratelli orientali: il nostro diventare come Dio.

Ci trasfigura e ci rende luminosi la virtù della castità. La lussuria, il lasciarsi dominare dalle voglie del corpo, ci abbrutisce, ci degrada, ci rende tenebrosi, bui, opachi.; la castità ci rende luminosi, immacolati, irradianti splendore e una sorta di profumo spirituale.

Ci trasfigura e ci rende luminosi la virtù della mitezza. La mitezza spegne in noi ogni moto di ribellione, di ira, di violenza, di istinto di sopraffazione e di vendetta. La mitezza conserva il nostro cuore nella quiete, nella calma, nella serenità; ci rende capaci di dolcezza e di delicatezza; rende disteso il nostro volto, ce lo trasfigura.

Ci trasfigura e ci rende luminosi la virtù della carità. La carità toglie ogni egoismo, rende simili a Dio che è carità e luce (1Gv 4,8; 1Gv 1,5). Dice il Signore nel libro del profeta Isaia: “Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio” (Is 58,9-10). La carità rende luminosi. Tutte le virtù rendono luminosi. Il peccato invece è tenebra; il peccato deforma, toglie bellezza, deturpa l’immagine di Dio in noi.

Abbiamo bisogno di trasfigurazione; abbiamo bisogno di essere trasfigurati da Gesù, dal Gesù del Tabor, glorioso e splendente, perché obbediente, obbediente al Padre. Stando con lui, in sua compagnia, la sua trasfigurazione passerà a noi; la sua trasfigurazione ci coinvolgerà e ci rivestirà di magnificenza, della sua stessa magnificenza.

E ci verrà da esclamare con l’apostolo Pietro: “Signore, è bello per noi essere qui!”. Sì, è bello  stare con Gesù, vivere della sua trasfigurazione, stare con lui sul monte di ogni virtù, sul monte del bene, sul monte della santità. Lì, su quel monte, su quel Tabor, c’è gioia, c’è pace, c’è pieno appagamento alle più profonde esigenze del cuore. Saliamo allora su quel monte, e rimaniamoci per sempre!

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