Solennità di Tutti i Santi

(Ap 7,2-4.9.14;   1Gv 3,1-3;   Mt 5,1-12a)

1 novembre 2014

San Filippo Neri stava giocando con i suoi ragazzi dell’Oratorio quando i messi papali gli portarono la nomina a cardinale e il cappello cardinalizio. San Filippo prese il cappello e lo gettò in aria gridando: “Paradiso! Paradiso!”; lo restituì ai messi papali dicendo: “Riferite al papa che lo ringrazio molto per aver pensato di farmi cardinale, ma per me è più importante il paradiso”.

Noi siamo capaci di buttare all’aria tante cose per il paradiso? Ci pensiamo spesso al paradiso? Ci pensiamo poco?

In questa festa la Chiesa ci mette davanti la comunità del Cielo, una moltitudine immensa di santi. Quella moltitudine è fatta di martiri, persone che hanno testimoniato fino al sangue la fedeltà a Cristo; è fatta di vergini, persone che per Cristo hanno conservato una castità perfetta ed hanno avuto Cristo come loro unico amore; è fatta di monaci, di eremiti, di anacoreti, che sono vissuti lontani dal mondo in continua preghiera e penitenza; è fatta di padri e madri di famiglia che si sono santificati nel dono di sé e nelle fatiche della vita matrimoniale; è fatta di persone buone e di grandi peccatori pentiti.

Sì, anche di grandi peccatori pentiti. Anzi, possiamo dire che tuti i santi sono peccatori pentiti, perché ogni uomo è peccatore. Peccatori pentiti, i santi, che non hanno mai fatto pace con i loro peccati, con i loro difetti; che ogni giorno, pur peccando, si sono sempre rialzati e hanno tentato un “di più”; hanno messo tutte le loro forze e tutto il loro impegno a seguire il Signore, ad amare il Signore, a fare la sua volontà.

Essi ci dicono: “Vale la pena pensare al Cielo; vale la pena sforzarsi di salire fino al Cielo”. Il Cielo è il compimento delle aspirazioni dell’uomo.

L’uomo è fatto da Dio ed è fatto per Dio; niente lo appaga fino in fondo, se non Dio. Nessuna creatura riesce a riempire il cuore dell’uomo. Gesù lo disse alla samaritana: “Chiunque beve di quest’acqua, l’acqua di questo mondo, avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà più sete in eterno” (Gv 4,13-14). In paradiso non avremo più sete: desidereremo di continuo e sempre di più l’acqua di Dio per cui siamo fatti, e verremo di continuo e pienamente dissetati dall’acqua di Dio, da Dio stesso, dalla sua presenza, dalla sua consolazione, dalla sua carità.

Il cuore dell’uomo è fatto per la comunione, per la comunione con tutti gli uomini, per la comprensione, l’amicizia, la solidarietà, la condivisione, la pace. E in paradiso godremo tutti questi beni; e ci sarà pace, condivisione, comunione, unità di tutti gli uomini con tutti gli uomini. Il paradiso vale tutto! Per il paradiso vale la pena buttare all’aria tutto, come fece san Filippo Neri con il cappello da cardinale, tutto ciò che ci impedisse di arrivare in paradiso.

Alla luce di questi pensieri noi comprendiamo come il nostro nemico numero uno sia il peccato, e come abbia senso e importanza vivere la vita già ora in sintonia con il paradiso, secondo lo stile che si vive in paradiso, dando a Dio il primo posto nelle nostre giornate, e sforzandoci di vivere in comunione con tutti i fratelli.

I santi del Cielo ci dicono: “Fatevi santi, tendete alla santità; abbiate desideri grandi nel cuore; non rassegnatevi al poco, al mediocre, al banale. Dio vi ha fatti perché diventiate grandi, perché siate belli ai suoi occhi, perché possiate splendere come astri nel Cielo per tutta l’eternità! Ed essere felici; pienamente appagati!”

San Bernardo di Chiaravalle, in un suo celebre discorso pronunciato in occasione della festa di Tutti i Santi, dice: “Onoriamo, sì, i santi, ma ricordiamo che questa festa deve servire più a noi che a loro. Essi infatti sono già onorati da Dio e non hanno bisogno dei nostri onori. Piuttosto ascoltiamo le loro voci e il desiderio del loro cuore: i santi desiderano di averci con loro, e noi ce ne mostreremo indifferenti? I giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura? No, fratelli, destiamoci dalla nostra deplorevole apatia. Risorgiamo con Cristo, ricerchiamo le cose di lassù, quelle gustiamo. Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano, anticipiamo con i voti dell’anima la condizione di coloro che ci attendono”.

La festa di Tutti i Santi è festa di gioia; è festa di contemplazione del Cielo; è festa di venerazione e di preghiera rivolta ai santi nostri fratelli e sorelle già arrivati in patria perché ci aiutino nel nostro cammino verso il Cielo; la festa di Tutti i Santi è richiamo, sprone, incitamento per noi a tendere alla santità.

don Giovanni Unterberger

 

 

 

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