3° Domenica di Quaresima (forma straordinaria)

(Ef 5,1-9;   Lc 11,14-28)

Belluno, chiesa di s. Stefano, 8 marzo 2015

Il santo Curato d’Ars aveva notato un suo parrocchiano, piuttosto avanti in età, rimanere a lungo in chiesa a pregare. L’uomo stava in silenzio e non aveva alcun libro tra le mani: era un contadino analfabeta; non sapeva leggere e scrivere. E neppure aveva la corona del Rosario tra le mani. Un giorno il santo Curato gli chiese: “Cosa fate qui, così a lungo, da solo?” E l’uomo gli rispose, indicando il tabernacolo: “Io guardo Lui, e Lui guarda me”. Era la preghiera di quell’uomo.

L’introito della Messa che è stato cantato ci ha detto: “I miei occhi sono rivolti sempre al Signore, ed egli libererà i miei piedi dal laccio; guardami, o Dio, e abbia pietà di me, perché sono povero e solo”. E il Tratto prima del Vangelo ci ha fatto dire: “A te ho innalzato i miei occhi, o Dio, che abiti nei cieli. Come gli occhi dei servi sono rivolti alle mani dei padroni e gli occhi della serva alle mani della padrona, così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio; egli ha pietà di noi”. Incrocio di sguardi è la preghiera; incrocio di sguardi è la vita spirituale. Noi guardiamo Dio; e Dio guarda noi.

Noi guardiamo Dio; e che cosa vediamo? Ci aiuta san Francesco con le sue stupende “Laudi di Dio Altissimo”. Dice san Francesco: “Tu sei santo, Signore; tu sei forte; tu sei grande; tu sei altissimo. Tu sei re onnipotente; tu, Padre santo, re del cielo e della terra. Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene. Tu sei amore e carità. Tu sei sapienza; tu sei umiltà; tu sei pazienza; tu sei bellezza. Tu sei mansuetudine; tu sei sicurezza; tu sei quiete; tu sei gaudio e letizia; tu sei nostra speranza. Tu sei giustizia; tu sei temperanza; tu sei la nostra ricchezza. Tu sei protettore, custode e nostro difensore. Tu sei la nostra fede; tu sei la nostra carità; tu sei tutta la nostra dolcezza. Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore!”

Guardiamo a Dio, e lo vediamo così; e guardandolo, ci nasce il desiderio di adorare, di lodare, di ringraziare, di imitare. “Fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi”, ci ha esortati san Paolo nell’epistola. Sarà proprio guardando al Signore, sarà tenendo lo sguardo fisso su di lui, come faceva quel contadino di Ars, che noi piano piano imiteremo Dio, e diventeremo specchio suo, immagine viva di lui, icona visibile della sua realtà ed essenza per il nostro prossimo.

Guardando a Dio noi vedremo che egli sta guardando noi. Sì, perché Dio non distoglie un momento il suo sguardo da noi. Se lo distogliesse anche solo per un momento, noi cadremmo nel nulla, cesseremo di esistere, perché il suo sguardo ci fa vivere. Il Signore guarda a noi sue creature, suoi figli nel solco della vita, esposti a tante fatiche, sofferenze, pericoli, peccati. E guarda a noi con infinita misericordia e pietà.

Il suo sguardo su di noi lo ha commosso fino al punto da deciderlo a lasciare il cielo e a scendere sulla terra. Guardando noi dall’alto del cielo gli è venuta una specie di vertigine, vertigine di compassione e d’amore, ed è “caduto” tra di noi; si è fatto uomo, si è fatto “Gesù”. E Gesù ci guarda con lo sguardo di bontà e d’amore con cui guardò gli apostoli quando li chiamò; con cui guardò Zaccheo quando si invitò a casa sua; con cui guardò la peccatrice pentita accettandone i gesti d’affetto; con cui guardò Pietro dopo che Pietro lo aveva rinnegato. Gesù ci guarda con uno sguardo buono. E’ lo sguardo buono di Gesù quello che dovette tenere tanto tempo quel contadino di Ars davanti al tabernacolo.

Incrocio di sguardi…  In questa quaresima guardiamo un po’ di più il Crocifisso; e guardandolo, sentiamoci guardati da lui. Lui ci dirà: “E’ per te che sono in croce; è per te che sono così, ma è un “così” d’amore. Non avrei potuto non amarti, e non amarti fino in fondo, fino a “così”. Ti voglio bene; mi sei prezioso; ti voglio salvo!”

Incrociamo quello sguardo; incontreremo il cuore di Gesù. E non resisteremo a donargli il nostro cuore.

 

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