8a del Natale (forma straordinaria)

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(Ti 2,11-15;    Lc 2,21)

Belluno, chiesa di s. Stefano, 1 gennaio 2017

All’ottavo giorno dalla nascita Gesù fu circonciso. La circoncisione era per gli ebrei un rito importante: segnava l’annessione spirituale al popolo eletto, al popolo delle promesse e dall’alleanza con Dio; era segno fondamentale di salvezza.

Per la circoncisione potevano venire sospese addirittura le rigide norme che regolavano i doveri del sabato e il riposo da rispettare in quel giorno. Il celebre rabbino Elièzer sentenziò: “Se l’ottavo giorno dalla nascita di un bambino è un sabato (e la circoncisone dev’essere eseguita l’ottavo giorno, così vuole la legge), e chi deve eseguire la circoncisione non si è procurato il coltello della circoncisione il giorno prima del sabato, lo può fare di sabato. Può anche tagliare la legna per fare il fuoco e ottenere le brace necessarie per costruirsi un arnese di ferro che gli serva da coltello per la circoncisone, benché queste azioni siano severamente proibite in giorno di sabato”. Tale era l’importanza della circoncisione! essa univa al popolo di Dio. Gesù fu unito all’antico Israele, lui che un giorno avrebbe dato inizio al nuovo Israele, la Chiesa, il nuovo popolo di Dio.

Noi facciamo parte, grazie a Cristo, del nuovo popolo di Dio, la Chiesa. La Chiesa è il popolo a cui apparteniamo, è la nostra nuova famiglia. Dalla Chiesa fummo generati. Il giorno del nostro battesimo la Chiesa immise in noi la grazia, la vita divina, e ci rese figli di Dio. Ci generò a Dio.

La Chiesa, nostra madre, non solo ci ha generati a Dio, ma continuamente nutre e alimenta in noi la vita di Dio. Lungo i secoli la Chiesa ha custodito le parole del Signore, le ha scritte nei Vangeli, le ha fatte giungere fino a noi a nutrimento delle nostre menti e dei nostri cuori. La Chiesa nostra madre ci nutre di continuo con il Corpo del Signore, l’Eucaristia, fonte di virtù e farmaco di immortalità. Come buona madre, paziente e misericordiosa, la Chiesa continuamente ci perdona, ci rimette i peccati, e rifà in noi le forze spirituali. Con i suoi pastori ci guida e con i suoi membri ci sostiene. Quanto aiuto riceve la nostra fede dai fratelli di fede!

Alla Chiesa, nostra madre, noi dobbiamo riconoscenza, dobbiamo gratitudine, dobbiamo onore e amore. Nella Chiesa è presente il Signore che salva, il Signore che ci vuole bene, il Signore che si prende cura di noi.

La Chiesa non è perfetta; il Signore la vorrebbe “senza rughe e senza macchia, santa e immacolata”, come sua sposa bellissima (Ef 5,27), mentre invece la Chiesa è ancora, e in parte lo sarà sempre, su questa terra, segnata da debolezze, da infedeltà e da peccati. Papa Luciani, quand’era vescovo di Vittorio Veneto, in una sua omelia sulla Chiesa ebbe a dire: “La Chiesa, nostra madre, è santa nella sua radice, che è Cristo, ma è malata nei suoi membri. Cosa fare? Se vostra madre fosse vecchia e ammalata, cosa fareste? Non le portereste forse una medicina perché guarisse?  Ecco, portate anche voi una medicina alla Chiesa. La medicina sia la vostra vita buona, sia la vostra condotta cristiana, siano le vostre virtù, la vostra preghiera per la Chiesa”.

La circoncisione di Gesù che lo inserì nell’antico popolo della salvezza ricorda e richiama il nostro innesto nel nuovo popolo della salvezza. Nella Chiesa noi siamo inseriti; dalla Chiesa riceviamo doni grandissimi; alla Chiesa noi possiamo portare bellezza e splendore. Ci dia il Signore il desiderio e la grazia di essere, nella Chiesa, pietre vive che la edificano e che la fanno brillare di virtù e di santità.

don Giovanni Unterberger

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