3a Domenica del Tempo ordinario (forma ordinaria)

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(Is 8,23b – 9,3 ;   1Cor 1,10-13. 17 ;   Mt 4,12-23)

Duomo di Belluno, sabato 21 gennaio 2017

 

La storia cristiana, la nostra storia di credenti, ebbe inizio in un luogo e in un tempo ben precisi: duemila anni fa, sulle rive di un lago, il lago di Genezareth in Palestina; ed ebbe inizio da un incontro. Un incontro diede inizio a tutto. Un uomo, Gesù di Nazareth, si avvicinò ad altri uomini, pescatori sul lago, e disse loro: “Volete venire con me? seguitemi”; e quegli uomini lo seguirono.

Fu un incontro; una proposta e una risposta. Fu un incontro di fascino. Quattro uomini, Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, restarono affascinati; Gesù li affascinò. Li affascinò a tal punto che quei quattro uomini lasciarono barca, reti, padre, lavoro, e seguirono Gesù. Sarebbe potuto essere, quello, solo un momento particolare di entusiasmo, un momento di eccessivo slancio di cuori, un momento in qualche modo anche un po’ sconsiderato da parte di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, per lasciare tutto all’improvviso; ma il fascino di quel giorno, di quell’incontro, non venne più meno, non si affievolì; anzi, andò crescendo nel tempo, con la frequentazione assidua di Gesù.

Gesù affascinò Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sempre di più; affascinò altri; Tommaso, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone, che divennero suoi apostoli; affascinò Giovanna, Susanna, la Maddalena, che si misero al suo seguito; affascinò tanti altri che divennero suoi discepoli. Gesù affascinò; ma affascinò nella libertà, nel rispetto pieno e perfetto della libertà. Agli apostoli un giorno egli disse: “Volete andarvene anche voi?”, lasciandoli pienamente liberi di continuare a seguirlo o di abbandonarlo e lasciarlo (Gv 6,67).

Gesù è capace ancor oggi di affascinare? Per esserne affascinati occorre conoscerlo. Una volta conosciuto, Gesù affascina. Il grande Lacordaire ebbe a dire: “Da quando ho conosciuto Gesù Cristo, nessuna cosa creata mi è parsa sufficientemente bella, da doverla guardare con desiderio”. Gesù chiede di essere incontrato; ma l’incontro con Gesù è molto a rischio. Siamo immersi in una ridda di fascini, il fascino del mondo, delle cose del mondo, delle proposte del mondo, delle promesse di felicità del mondo. Quale fascino su noi prevarrà?

A noi cristiani Gesù ha affidato un compito, una missione: trasmettere il suo fascino, trasmettere al mondo ciò che egli era, il richiamo che egli esercitava sulle persone, sui cuori, sulle vite. Gesù era Dio, ma esercitava il suo fascino attraverso la sua umanità, un’umanità bella, ben costruita, mite, dolce, ferma, leale, accogliente, pronta ad aiutare e mai a giudicare, a condannare.

E’ questa umanità che chi conosce Gesù piano piano costruisce in sé, e diventa così “sale della terra e luce del mondo”, testimone credibile ed efficace di Gesù, autentico missionario nel mondo d’oggi. Il mondo d’oggi ha bisogno di vedere e di incontrare Gesù nei cristiani; i cristiani sono chiamati ad essere segno e presenza di lui,

Conosce Gesù chi lo frequenta. Occorre, pertanto, trascorrere tempo in sua compagnia, leggere e meditare il suo pensiero nei Vangeli. Madre Teresa di Calcutta dedicava oltre due ore ogni mattina a stare davanti all’Eucaristia, e chiedeva la stessa cosa alle sue suore, “perché -diceva- se non ci facciamo fare ‘cristiane’ da lui, i poveri e i malati a cui andremo non vedranno lui in noi, non saremo irradiazione di lui. Porteremo solo noi stesse, cioè poca cosa”.

Affascinati, potremo affascinare. Domandiamo a Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni di lasciarci prendere da Gesù come si lasciarono prendere loro; vinti anche noi da Cristo , per essere segno di Cristo.

don Giovanni Unterberger

 

 

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