4a Domenica dopo l’Epifania (forma straordinaria)

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(Rm 13.8-10;   Mt 8,23-27)

Belluno, chiesa di s. Stefano, 29 gennaio

La fiducia è un sentimento dell’animo e una virtù non del tutto facile. Dare fiducia non ci viene sempre immediato e spontaneo; un filo di diffidenza e il bisogno di sentirsi al sicuro si insinuano facilmente nel rapporto con il prossimo. Del resto anche Gesù invita ad una certa cautela nelle relazioni: “Siate semplici come le colombe e prudenti come i serpenti”, egli dice (Mt 10,16). Avere fiducia, dare fiducia, richiede che si esca da se stessi, richiede che si ponga se stessi in mano altrui; e ciò non può non essere avvertito come un rischio, come un pericolo, almeno potenziale.

E’ fatica dare fiducia al prossimo, specialmente se non lo si conosce; ed è fatica anche dare fiducia a Dio. Un anziano signore anni fa mi disse: “Reverendo, io dico ogni giorno il ‘Padre nostro’, ma ometto sempre le parole ‘sia fatta la tua volontà’, perché non so cosa mi possa succedere se dico a Dio: ‘sia fatta la tua volontà’; potrebbe capitarmi anche qualcosa che non vorrei”. Gesù prese occasione dal lago di Genezareth per aiutare gli apostoli ad aver fiducia in lui.

Abbiamo sentito il Vangelo: sul lago di Genzareth un giorno gli apostoli si trovarono sorpresi da una forte tempesta che minacciò di farli affondare. Ebbero paura; svegliarono Gesù che dormiva nella barca, e Gesù, alzatosi in piedi, calmò il vento e le onde, fece tornare sul lago una grande bonaccia. Fu un intervento, quello di Gesù, che doveva aiutare ed alimentare la fiducia degli apostoli in lui.

Un’altra volta, su quel lago, Gesù disse a Pietro: “Vieni, vieni verso di me sull’acqua”, e Pietro camminò sull’acqua del lago, finché, impauritosi, non cominciò ad affondare, ed allora Gesù lo afferrò per la mano e lo salvò (cfr Mt 14,28-30). Facendo camminare Pietro sull’acqua, Gesù volle insegnare a Pietro, e agli apostoli, che potevano avere fiducia in lui, potevano fidarsi di lui.

Un’altra volta ancora Gesù su quel lago mostrò la sua potenza. Gli apostoli avevano lavorato tutta la notte senza prendere nulla, e Gesù al mattino disse loro: “Gettate le reti per la pesca”. Pietro obiettò: “Non è il caso, non abbiamo preso nulla in tutta la notte; tuttavia sulla tua parola getterò le reti”. Le reti si riempirono di così molti pesci che stavano per rompersi, e fu necessario chiamare in aiuto altre barche (cfr Lc 5,4-7).

Gesù era una persona affidabile, una persona di cui ci si poteva fidare. Il lago, i fatti accaduti sul lago, ne erano prova sicura. Lago di Genezareth, lago della fiducia.

La nostra vita, con le sue situazioni, assomiglia spesso ai fatti accaduti sul lago di Genezareth. Ci troviamo alle volte immersi in situazioni difficili, turbinose, tempestose che avrebbero la forza di scuotere e di sconquassare la nostra vita. Ci troviamo alle volte a dover affrontare situazioni così dolorose, che non sapremmo come fare a sostenere senza che siano esse a sopraffarci e a farci affogare. Ci troviamo alle volte a dover constatare che nonostante i nostri molti sforzi e la nostra piena dedizione, non nascono frutti dal nostro operare, non sorgono le cose buone che ci saremmo aspettati.

Sono i momenti della fiducia, della fiducia in Dio che tiene in mano le cose, le situazioni, la storia nostra e di ciascuno. Sono i momenti in cui credere che Dio può tutto e che è capace di portare salvezza là ove sembra esserci solo rovina; credere che perfino dal male egli sa trarre il bene. Dare fiducia a Dio quando si è nella prova, nel bisogno, nell’insuccesso, nel dolore non è facile; e non è facile affidarsi e abbandonarsi alle su mani. Ci dia il Signore forte fede e sicura fiducia. Egli è padre e solo salvatore.

don Giovanni Unterberger

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