5a domenica di Quaresima (forma ordinaria)

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(Ger 31,31-34;   Ebr 5,7-9;   Gv 12,20-33)

Duomo di Belluno, sabato 17 marzo 2018

Questo brano di Vangelo è ricco e denso, come in genere le pagine del quarto Vangelo. Giovanni ci parla di Gesù ormai prossimo a morire e a dare la vita. All’interno del brano è presente, come nascosto, il racconto del Getsemani. E’ presente non nei particolari descrittivi propri dei Vangeli Sinottici (Matteo, Marco e Luca), ma nella sua essenza e sostanza.

Gesù dice: “L’anima mia è turbata”; parla di ‘turbamento’, e nei Sinottici si dice che Gesù nel Getsemani “provò paura e angoscia” (Mc 14,33). Si rivolge a Dio col nome di ‘Padre’, come nei Sinottici.  Dice: “Che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora?”; è il corrispondente nei Sinottici della preghiera: “Padre, se è possibile passi da me questo calice” (Mt 26,39). Ma Gesù decide di fare la volontà del Padre e accetta ciò che il Padre gli chiede: “Per questo sono giunto a quest’ora. Padre, glorifica il tuo nome”; è il corrispondente nei Sinottici di “Sia fatta non la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42). Giovanni anticipa qui il Getsemani, che poi non narrerà all’inizio della passione del Signore. Getsemani e passione del Signore che sono, nello sguardo profondo e penetrante di Giovanni, il momento della gloria e del massimo frutto.

Sono il momento della gloria. “E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”, dice Gesù di sé. Gesù nel Getsemani e nella passione è ‘glorioso’ perché nel Getsemani e nella passione egli è l’obbediente al Padre e il dono totale di sé. Glorioso è colui che ama, colui che si dona. Non è glorioso colui che superbamente fa la propria volontà e cerca se stesso (forse raggiunge una gloria umana, che è solo fumo e vanità); ma veramente glorioso è colui che obbedisce a Dio, compie la sua volontà, e ama i fratelli. Costui -dice Gesù- è onorato da Dio: “Il Padre mio lo onorerà”.

Oltre a ciò, il Getsemani e la passione di Gesù sono il momento della gloria del Padre. Gesù dice: “Padre, glorifica il tuo nome”, cioè: glorifica te stesso. Nella passione di Gesù Dio è ‘glorioso’, perché in essa egli immensamente ama. “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16). Sì, Dio è glorioso nell’universo, nel numero immenso di stelle e di galassie, nell’avvicendarsi ordinato delle stagioni, nella bellezza incantevole di un fiore; ma Dio è ‘glorioso’ soprattutto per l’amore che lo ha reso capace di sacrificare il Figlio per noi! ‘Gloria’ è donarsi. Gesù e il Padre, nella passione, sono ‘gloriosi’!

E, oltre a ciò, il Getsemani e la passione di Gesù -dice Giovanni- sono il momento del grande frutto, del grande esito. “Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Quale frutto, quale abbondanza di messe ha prodotto e ha fatto maturare Cristo, seme gettato e sepolto nella terra, fatto morire ma risorto a generare salvezza e santità! Quanti santi lungo la storia, quanto bene, quanta virtù da quell’unico ‘Seme’! E anche il seme che siamo noi, che è la nostra vita, se sacrificata con amore e per amore, porta frutti di salvezza.

“Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”, dice Gesù; e: “Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori”. E’ la vittoria della Croce; vittoria su ogni divisione e su ogni disgregazione; e vittoria sul disgregatore, su Satana, sul nemico del nostro bene e della nostra salvezza. Grande è il frutto della passione del Signore!

A questo frutto noi possiamo attingere, di esso noi possiamo nutrirci. Vi attingeremo e ce ne nutriremo quanto più sapremo guardare e contemplare, con fede, con devozione, con amore, il Cristo crocifisso. Sempre; e in particolare in questi giorni.

don Giovanni Unterberger

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