5^ domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

Renè Paresce – La pesca miracolosa – 1932

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(Is 6,1-2a.3-8;   1Cor 15,1-11;   Lc 5,1-11)

Duomo di Belluno, 10 febbraio 2019

Indegno, ma accolto e non rifiutato. Pietro: indegno, ma accolto e non rifiutato.

Grande meraviglia e stupore presero Pietro, e gli altri apostoli con lui, nel vedere le loro barche colme di pesci al punto da quasi affondare, dopo una notte di lavoro e di fatica senza alcun esito: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”. Pietro sperimentò, in quella pesca, qualcosa di soprannaturale, e in colui che l’aveva ordinata, qualcosa di divino; percepì il mistero. Un mistero affascinante, e insieme tremendo, tanto che non poté fare a meno di gettarsi alle ginocchia di Gesù e dire: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Quel mistero lo intimoriva, lo faceva sentire indegno.

La persona di Gesù aveva affascinato Pietro e l’aveva conquistato; Gesù l’aveva chiamato alla sua sequela, aveva compiuto davanti ai suoi occhi cose meravigliose; dalle labbra di Gesù Pietro aveva udito parole mai udite pronunciare da nessuno; un giorno che Gesù chiese agli apostoli: “Volete andarvene anche voi? Volete lasciarmi?”, Pietro rispose a nome di tutti: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi restiamo con te!” (Gv 6,67-68). Ma ora quel Gesù lo intimoriva, da lui Pietro si sentiva lontano, distante…, peccatore.

Anche il profeta Isaia, di cui ci ha detto la prima lettura, davanti al Dio tre volte santo si era sentito indegno: “Ohimè! Io sono perduto, perché uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito”. Anche l’apostolo Paolo, di cui ci ha detto la seconda lettura, sentì tutto il suo peccato: “Io sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio”.

Davanti a Dio, davanti al mistero di Dio, l’uomo non può che sentirsi lontano. Chi è Dio? Dio ha fatto l’universo, e l’uomo di fronte all’universo è un piccolo puntino, quasi un niente; e Dio è più grande dell’universo! Chi è Dio? Dio è l’eterno, l’esistente da sempre; colui che non ha avuto inizio e non avrà fine;  e l’uomo? la sua vita sulla terra è racchiusa in pochi anni! Chi è Dio? Dio è colui che tiene in mano la storia, gli eventi, i popoli, le nazioni, il destino dei sette miliardi di uomini che vivono sulla terra, oltre che dei miliardi di uomini che già vissero sulla terra e dei miliardi di uomini che sulla terra vivranno; e l’uomo? quanto piccolo e angusto è il suo raggio d’azione! Chi è Dio? Dio è il santo, il perfetto, la somma di ogni virtù e di ogni bene, in lui solo luce, sapienza e bontà; e l’uomo? quanta imperfezione nell’uomo, quanta oscurità e quanto male, quanto peccato! “Allontanati da me, Signore, perché sono un peccatore”, disse Pietro.

L’uomo si domanda abbastanza chi sia Dio? Ha un concetto vero di lui? Lo considera, lo tiene presente, lo tratta per quello che egli veramente è, o è molto disinvolto nei confronti di Dio? lo sottovaluta, lo trascura, lo offende con facilità e leggerezza? ‘Fascinosum’ e ‘tremendum’ definì il mistero di Dio il grande studioso delle religioni Rudolf Otto nel suo celebre libro ‘Das heilige’, ‘Il Sacro’, pubblicato nel 1917.  Dio ci attira, e nello stesso tempo ne sentiamo l’infinita distanza, fino a temerlo e ad averne paura.

Ma Dio è buono; è un mistero buono; in Cristo si è rivelato mistero di accoglienza e di misericordia. A Pietro che disse: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore” Gesù rispose: “Non temere, Pietro; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Parole che, se non fecero sgorgare lacrime di commozione dagli occhi di Pietro, uomo rude, di certo dovettero sconvolgere il suo cuore, tanto che -come dice il Vangelo- tirata a riva la barca e lasciato tutto, Pietro seguì Gesù. Indegno, ma accolto e non rifiutato, fu Pietro quel giorno. E così è anche di noi; indegni, ma sempre accolti e mai rifiutati da Dio, se umilmente davanti al suo mistero tremendo ma buono, riconosciamo il nostro peccato e il nostro bisogno di lui.

don Giovanni Unterberger

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