Domenica di Sessagesima (forma straordinaria)

Vincent Van Gogh – Il verde vigneto – 1888

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( 1 Cor 9,24-27; 10,1-5;   Mt 20,1-16)

Belluno, chiesa di S. Pietro 17 febbraio 2019

Un senso nuovo, un senso grande, ricevette la giornata dei lavoratori della parabola dall’essere chiamati dal padrone della vigna a lavorare nella vigna.

Per la parabola, Gesù s’ispirò a ciò che comunemente accadeva in Palestina al suo tempo; capifamiglia disoccupati, senza lavoro, si raccoglievano sulla piazza del villaggio fin dal primo mattino, in particolare nel periodo della mietitura e della vendemmia, in attesa e nella speranza che qualche proprietario terriero, bisognoso di manodopera, li ingaggiasse a lavorare; avrebbero, per la giornata, guadagnato quello che era, allora, il compenso usuale: un denaro, con cui avrebbero potuto provvedere alle necessità della famiglia. Se nessuno li avesse presi a lavorare, la loro giornata sarebbe stata vuota e senza senso.

Noi siamo chiamati a lavorare nella vigna del Signore, vigna che è il regno dei cieli. Infatti Gesù dice: “Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna”. Siamo chiamati a lavorare per il regno dei cieli, nella vigna del Signore.

Si racconta che san Francesco di Sales un giorno incontrò, in un campo, un contadino che seminava, e gli chiese: “Buon uomo, cosa state facendo?” – “Semino”, rispose il contadino. “E perché semiante?”, disse il santo. – “Per mietere”, rispose l’uomo. – “E perché mietete?”, continuò san Francesco. – “Per fare il pane”. – “E perché fate il pane?” – “Per dare da mangiare ai miei figli”. – “E perché date da mangiare ai vostri figli?” – Perché vivano”. – “E perché vivono i vostri figli?”. A questa domanda il contadino non seppe più rispondere, e allora il sano disse: “Per andare in paradiso! Voi seminate il grano perché i vostri figli vadano in paradiso!”. Era come dire: “Buon uomo, date un senso grande al vostro seminare; non dategli un senso piccolo, ristretto, limitato alle sole cose di quaggiù; apritegli un orizzonte ampio, grande, eterno, di cielo!”

A tutto noi possiamo dare un orizzonte di cielo. Se lavoriamo ‘nella nostra vigna’, cioè chiusi nei nostri piani e progetti pur buoni e giusti, magari anche volti al bene degli altri, ma chiusi nel mondo di quaggiù, ciò che facciamo verrà da noi avvertito avere un senso limitato, limitato e passeggero, prigioniero delle cose di questo mondo che sono di un momento; se invece abbiamo coscienza che siamo chiamati ad agire ed operare ‘nella vigna del Signore’, tutto acquista un senso grande, di misura infinita ed eterna. Noi possiamo fare le cose per noi o per il Signore; per gli altri o per il Signore. Se fatte per il Signore, esse acquistano un significato molto più grande.

Il Signore, chiamandoci a lavorare nella sua vigna, ci fa dono di poter dare senso e valore infinito a tutto ciò che facciamo, senso e valore che travalica il tempo e lo spazio, e arriva fino al cielo. Che ricchezza il sapere che con le cose di ogni giorno (tutte, anche quelle più piccole e più solite), fatte per il Signore, noi costruiamo non solo la realtà terrena, ma il regno dei cieli, il regno di Dio!

don Giovanni Unterberger

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