Epifania del Signore (forma ordinaria)

Albrecht Dürer – Adorazione dei Magi – 1504

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(Is 60,1-6;    Ef 3,2-3a. 5-6;    Mt 2,1-12)

Duomo di Belluno, 6 gennaio 2020

Si può essere lontani da Betlemme, come i Magi che vivevano in oriente (cioè si può essere lontani da Dio per convinzioni o per vita poco buona), e a arrivare a Betlemme, a Dio; e si può essere vicini a Betlemme, come Erode e i sacerdoti ebrei che abitavano a Gerusalemme, a nove chilometri da Betlemme (cioè si può vivere in ambiente cristiano), e a Betlemme, cioè a Dio, non arrivare. La distanza e la vicinanza non sono di tipo geografico, o morale, ma di tipo spirituale: stanno nel desiderio. E’ ‘lontano’ chi non desidera, è ‘vicino’ chi desidera. Chi non desidera, pur vicino al punto d’arrivo, non vi giunge; chi desidera, pur lontano, vi arriva.

Quanto fu vero questo al tempo di Gesù! I farisei e i sacerdoti, cultori del tempio e custodi della legge di Mosè, rimasero chiusi al Messia pur avendolo tra loro, pur sentendo le sue parole e vedendo i suoi miracoli; il loro desiderio era atrofizzato, non c’era; il loro cuore era fermo, bloccato, di pietra. Invece quanta povera gente, semplice e comune, anche peccatrice, si spalancò al messaggio di Cristo, accolse la sua persona, desiderò lui, lo cercò, gli fece ressa attorno; lo ascoltò un giorno e poi tornò ad ascoltarlo il giorno dopo, e poi il giorno dopo ancora, e così per molti giorni, spinta da un desiderio ardente, forte, come irrefrenabile! Quante conversioni procurò quel desiderio! Gesù rivolse parole forti di ammonimento ai farisei e ai sacerdoti ebrei: “In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio” (Mt 21,31). Era come dire: esse desiderano Dio più di voi!

E’ questione di desiderio; lo fu allora, e lo è oggi; e lo sarà sempre. Il desiderio! Fu il desiderio a muovere i Magi, a farli partire, a sostenerli nella fatica del viaggio, a non farli desistere neppure quando la stella non si fece più vedere; a cercare ulteriori aiuti, pur di arrivare alla meta. Più decisivo ancora della stella fu quello che avevano in cuore. La stella fu ‘l’occasione’ della loro partenza e del loro viaggio, ma ‘il movente vero’ fu quanto desideravano. Non furono gli unici a vedere la stella (molti l’avranno notata), ma solo essi partirono.

La cura del desiderio qualifica la vita: la rende buona, santa, o la lascia impantanata nella mediocrità, se non addirittura nel vizio. Quanto importante è la cura del desiderio! Anzitutto: ‘che cosa’ desideriamo? Cose solo terrene, solo passeggere e transitorie? Cose che ci appagano e riempiono per un momento, e poi ci lasciano vuoti e affamati come prima? Quanto è importante e necessario cercare e desiderare le cose che durano, quelle eterne, le cose di Dio, che -in fondo- sono quelle per cui siamo fatti, e quelle che veramente acquietano il cuore.

E poi, con quanta intensità cerchiamo e desideriamo le cose di Dio? Apriamo ogni giorno il Vangelo? Dedichiamo ogni giorno del tempo alla preghiera? Quante volte in una giornata rinnoviamo il desiderio di fare la volontà di Dio e ci interroghiamo se quanto stiamo facendo è secondo ciò che lui gradisce? Desiderare intensamente fa percorrere molta strada.

La festa dell’Epifania ci mette davanti, oggi, i Magi, esempio e campioni di desiderio, arrivati fino a Gesù. Ci aiutino nel nostro cammino.

don Giovanni Unterberger

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