3^ domenica d’Avvento

Hieronymus Bosch – San Giovanni Battista in meditazione – 1489

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(Fil 4,4-7 ;  Gv 1,19-28)

Domenica 12 dicembre 2021, risalente a 11 dicembre 2011

Ricordate l’elogio che Gesù fece di Giovanni Battista domenica scorsa, quando lo definì un uomo grande, uomo di spessore, dalla statura spirituale ammirevole? Dicevamo che Giovanni Battista era diventato così perché aveva dimorato a lungo nel deserto in preghiera e nell’ascolto di Dio. Il Vangelo di oggi ci svela un altro atteggiamento interiore di Giovanni che fu alla base della sua crescita spirituale, e che è alla base di ogni crescita spirituale: l’umiltà.

“Dio resiste ai superbi e dà la sua grazia agli umili”, dice la Sacra Scrittura (1Pt 5.5). Una persona cresce e progredisce nel cammino spirituale in proporzione della sua umiltà, in proporzione che è umile.

Mandarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a Giovanni per chiedergli: “Tu, chi sei?” Le guide spirituali del popolo, i farisei, i sadducei, erano stati impressionati dal personaggio Giovanni. Giovanni viveva da asceta, la sua fama aveva raggiunto tutta la valle del Giordano, tutta la Giudea, era arrivata perfino in Galilea; gente da ogni dove accorreva a lui, si faceva battezzare da lui, entrava a far parte del suo movimento religioso, lo riconosceva come propria guida e maestro. Che non fosse lui il Cristo, cioè il Messia? che non fosse lui quell’Elia redivivo che tutti aspettavano? o quel profeta pari a Mosè che Dio aveva promesso nel libro del Deuteronomio? (Dt 18,15). Chi era dunque questo Giovanni?

“Io sono solo una voce, voce che grida nel deserto”, rispose Giovanni; io sono solo una voce che dice: “un Altro deve venire, uno più grande di me, uno a cui io non sono degno neppure di compiere quell’umile gesto che è sciogliergli il legaccio dei sandali”. Giovanni avrebbe potuto facilmente cavalcare l’attesa, lo stupore, l’ammirazione e la devozione verso di lui del popolo, e farsi credere il Messia, come di fatto da molti era creduto; e invece no; egli disse: “io sono solo una voce”.

Sant’Agostino in un suo discorso commenta così: “Giovanni si guardò bene dallo sfruttare l’errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse detto di essere il Messia, sarebbe stato facilmente creduto, perché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne nell’umiltà. Disse: ‘io sono una voce’, non sono la Parola. La Parola è Cristo, la Parola è il Verbo. Io sono voce. La voce senza la parola -continua Agostino-  che cos’è? è semplice suono. Se alla voce togli la parola, essa colpisce l’udito, ma non edifica il cuore. E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, Giovanni fu ritenuto il Messia. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si riconobbe tale per non recare danno alla Parola. ‘Non sono io il Cristo, né Elia, né il profeta’, disse. Io sono solo voce” (Sant’Agostino, Discorso 293,3).

Giovanni fu impasto di umiltà; e per questo fu impasto di grandezza. Di quella grandezza che Dio dà agli umili. Nel Magnificat leggiamo: “Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” (Lc 1,51-52). “Dio guarda verso l’umile, ma al superbo volge lo sguardo da lontano”, dice un salmo (Sal 138,6). E il libro dei Proverbi afferma: “Agli umili Dio concede la sua grazia” (Prov 3.34).

Ecco il modo di prepararci al Natale, il modo di andare incontro all’Umile, al Dio fatto uomo, al Dio fatto bambino, al Grande fatto piccolo, all’Onnipotente fatto debole, al Glorioso fattosi nascosto: crescere nell’umiltà. Giovanni fu del tutto relativo a Cristo, non affermò se stesso, preparò la strada al Salvatore. Anche noi, essere ascolto, disponibilità, obbedienza a Dio. Non i progetti nostri, ma i progetti suoi.

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