4^ domenica d’Avvento

Orazio Gentileschi – Annunciazione – 1623 ca

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(2Sam 7,1-5. 8b-12. 14°-16;  Rm 16,25-27;  Lc 1,26-38)

Sabato 18 dicembre 2021, risalente al 17 dicembre 2011

Non c’è in tutta la Sacra Scrittura una pagina più dolce, più tenera di quella che abbiamo ora ascoltato. Che cosa di più tenero di una vergine, di una ragazza giovane, tutta grazia, aggraziata nel suo aspetto esteriore (non sappiamo in che misura, nel suo aspetto esteriore, ma la bellezza interiore -lo sappiamo- rende bello e luminoso anche il volto, tutta la persona); e aggraziata sommamente nella sua anima, nel suo cuore? “Rallegrati, o piena di grazia”, la saluta l’angelo.

Scena tenera, dolce, delicata. Con delicatezza le si avvicina l’angelo in un momento, possiamo immaginare, di silenzio e di preghiera di Maria. Con delicatezza le reca l’annuncio di Dio; con delicatezza e in modo gentile, per non spaventarla più del dovuto. Delicate sono le parole che l’angelo le rivolge: “Non temere, Maria, hai trovato grazia presso Dio. Lo Spirito Santo opererà in te. Nulla è impossibile a Dio”. Delicata è pure la domanda di Maria: “Come avverrà questo?”; e poi la sua risposta: “Eccomi, sono la serva del Signore”. Tutto si svolge con delicatezza e con dolcezza in questo momento straordinariamente solenne, in cui viene concepita la più dolce fra tutte le creature, Cristo Gesù.

Come sarebbe più bello il mondo se fosse più ricco di tenerezza! come sarebbero più piacevoli, più sereni e più appaganti i rapporti e le relazioni tra di noi se vi immettessimo più dolcezza, più bontà e più gentilezza! Perché invece, spesso, tanta durezza? perché tanta angolosità? perché tanta fretta, tanto poca sensibilità e tanto poco cuore attento e aperto nei nostri rapporti?

In un contesto così, di tenerezza e di gentilezza, avviene il dialogo più importante del mondo, il dialogo più importante della storia. Il dialogo in cui Dio dice: “Permesso? posso?”, e in cui una creatura umana risponde: “Sì, è permesso, puoi. Sia fatto di me come vuoi tu; ti apro la vita”. Dialogo di salvezza! Un Dio che non forza, che chiede, che si ferma sulla soglia della libertà della sua creatura(“Io sto alla porta e busso”, dice Gesù nel libro dell’Apocalisse: Ap 3,20), e una creatura che dice un “sì” grande, un “sì” generoso, un “sì” che vale l’incarnazione del Figlio di Dio, e che vale la possibilità per il mondo di essere salvato.

San Bernardo di Chiaravalle ha un bel commento a questo momento  decisivo per l’umanità; dice: “Hai udito, vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta: deve far ritorno a Dio che l’ha inviato. Ti viene chiesto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Pronuncia il tuo “sì”, o vergine. Te ne supplica in pianto Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; te ne supplicano i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch’essi nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia; dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano. O vergine, dà presto la tua risposta. Perchè tardi? Pronuncia la tua parola umana, e accogli in te, per noi, la Parola divina” (San Bernardo, Dalle omelie sulla Madonna).

Maria, quel giorno, disse “sì”. Ci insegna che a Dio vale la pena di dire di “sì”. Ogni “sì” detto a Dio è sorgente di bene, è fonte di nuova vita e di salvezza. Dio ha solo un piano buono per noi, accettarlo ed accoglierlo fa il nostro bene; fa il bene nostro e di molti altri nel mondo, come il “sì” di Maria fece il bene di tutti, il bene dell’intera storia umana.

Il suo “sì” fu grande, eppure tuttavia, nonostante la sua grandezza, non fu un “sì” che non avesse bisogno di vedersi unire altri “sì”, i “sì” nostri, il “sì” di ciascuno di noi. Ciascuno di noi ha il suo “sì” da dire; la storia della salvezza non è fatta solo dal “sì” di Maria, ma dal “sì” di ogni uomo, di ogni creatura, sull’esempio di Maria e sulla scia del “sì” di Maria.

Quale allora la grazia da chiedere alla Madonna questa sera? E’ quella di saper dire a Dio, come disse lei nel giorno dell’Annunciazione: “Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la sua parola”.

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