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(Rm 13,8-10; Mt 8,23-27)
Domenica 30 gennaio 2022, risalente al 29 gennaio 2012
La consegna che ci è stata data è: amare.
San Paolo ci ha detto di non avere debiti con nessuno, di saldare eventuali debiti che avessimo col nostro prossimo. Solo un tipo di debito non riusciremo mai a saldare del tutto, secondo l’apostolo, perché lì non avremo mai dato abbastanza; è il debito dell’amore ai fratelli.
Abbiamo sentito le sue parole: “Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole”. E aggiunge: “Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge; pieno compimento della legge è l’amore”.
San Paolo mette vicine, a confronto, due parole importanti: la parola “legge” e la parola “amore”.
Per Paolo “legge e “amore” sono parole che indicano due registri, due impostazioni di vita religiosa diverse, differenti tra di loro.
La parola “legge” indica la situazione dell’uomo che ha una legge esterna a sé da osservare, una legge che dal di fuori gli chiede di fare il bene e di evitare il male, che dal di fuori gli comanda qualche cosa da fare o da non fare.
La parola “amore” indica invece un principio interiore, interno all’uomo, che dal di dentro di lui lo orienta e lo spinge verso il bene.
A proposito di questa realtà di amore interna all’uomo, Paolo dice che essa può essere potenziata, se l’uomo lo vuole e lo accetta, dallo Spirito Santo, che è l’amore infinito e perfetto di Dio (Rm 5,5).
Non c’è dubbio che ad essere migliore è il registro e il regime dell’amore rispetto a quello della legge; perché il fare le cose per amore è spazio ed esperienza di libertà, mentre fare le cose perché richiesti e costretti da una legge è esperienza di schiavitù.
Certo, la legge è importante, perché indica il bene da compiere, indica all’amore là dove esso deve dirigersi ed andare, mostra il bene da fare; ma dev’essere poi l’amore, la volontà e il cuore dell’uomo, che liberamente, dal di dentro si muove, e sceglie, e decide di fare il bene, intuito e capito come valore buono per sé e per gli altri, indipendentemente e in autonomia da qualsiasi legge.
In tal modo Paolo (ma l’aveva fatto anche Gesù) afferma il primato dell’amore rispetto alla legge; una legge che non va trasgredita, legge che va fatta, ma che va fatta, in un certo senso, indipendentemente da lei stessa. E’ l’amore che dal di dentro deve spingere e muovere. Spingere e muovere a compiere il bene che la legge addita.
L’apostolo infatti ci ha detto: “Il precetto: non commettere adulterio, non uccidere, non rubare e qualsiasi altro comandamento si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso; pieno compimento della legge è l’amore”.
A questo punto la domanda grande che si impone è: “Quanto grande è il mio amore? Ho amore? Ho quella misura d’amore che Paolo indica in questo testo: “L’amore non fa nessun male al prossimo”?; e ho la misura d’amore che l’apostolo in un altro passo delle sue lettere indica con le parole: “La carità è magnanima, è benevola, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”? (1Cor 13, 4-7)
La carità è l’essenza dell’uomo. Un uomo vale ed è grande quanto grande è la sua carità. Un uomo è tanto vicino a Dio, ed è tanto somigliante a Dio quanto grande è la sua carità, perché Dio è carità, “Dio è amore” dice San Giovanni nella sua lettera (1Gv 4,8).
Non c’è bene, tesoro, virtù più alta e preziosa della carità.
La carità è il dono da implorare di continuo; ciò che rende buono e vivibile il mondo; è la virtù che ci prepara al paradiso, perché il paradiso è carità, e solo chi ha la carità vi potrà entrare e rimanere.
Signore, facci dono della tua carità!