4^ domenica di Quaresima – forma straordinaria

Michelangelo Merisi da Caravaggio – Sacrificio di Isacco – 1598 (Princeton)

clicca QUI per scaricare l’omelia

(Gal 4,22-31; Gv 6,1-15)

Domenica 27 marzo 2022, risalente al 18 marzo 2012

San Paolo, nel brano della lettera ai Galati che ci è stato proposto dalla prima lettura, sta impegnandosi in un ragionamento molto importante; e lo fa nello stile dei rabbini ebrei, che a noi risulta piuttosto complicato e difficile, almeno a prima vista. Proviamo a capirlo.

La cosa che Paolo vuole dire è questa: noi siamo dei salvati; non siamo noi a salvarci, ma siamo dei salvati, salvati da Dio.

Paolo argomenta rifacendosi alla vicenda del patriarca Abramo. Abramo era vecchio e senza figli; sua moglie Sara era vecchia anche lei, e ormai molto oltre il tempo e l’età per concepire. La coppia era destinata a scomparire senza una discendenza. Ma Dio intervenne: promise ad Abramo, da Sara, un figlio. Il figlio però tardava a venire; il tempo passava, e… nessuna novità. Allora Abramo pensò di risolvere le cose da sé: si unì ad Agar, una sua schiava, da cui ebbe un figlio, Ismaele.

Ma quel figlio Abramo dovette cacciarlo via da casa; non sarebbe stato lui ad assicurare una posterità, una discendenza ad Abramo. A dare una prosperità e una discendenza ad Abramo sarebbe stato Isacco, il figlio della promessa, il figlio che Dio poi avrebbe donato ad Abramo da Sara, sterile. Dunque Abramo non fu in grado di risolvere da sé il proprio problema; glielo risolse Dio.

L’insegnamento che Paolo trae e deriva da questa vicenda è che l’uomo non è capace di salvarsi da sé, non è capace di risolvere il problema della propria salvezza con le proprie forze, ma ha bisogno di essere salvato da Dio. Dio è la salvezza dell’uomo.

L’uomo cerca in tutti i modi la felicità. La felicità (che è sinonimo di salvezza, di ben-essere, di ben-stare) è l’anelito più radicato nel cuore dell’uomo. Ma dove sta la felicità, la salvezza dell’uomo? Sta in lui? sta nelle cose? sta nelle persone? sta negli avvenimenti? dove sta?

L’uomo è spinto a cercarla dappertutto. Solo che facilmente nel cercarla si sbaglia.

Si racconta di un uomo che aveva bevuto troppo e che, tornando a casa la sera, a notte fonda, stava cercando il suo cappello che il vento gli aveva portato via. Lo cercava sotto un lampione. Una persona che passava di là gli chiese: “Sta cercando qualcosa?” – “Sì, rispose; sto cercando il mio cappello; veramente non l’ho perduto qui, l’ho perduto un po’ più in là, ma lì è buio, qui ci vedo…”. Quell’uomo non avrebbe mai trovato il suo cappello! Lo cercava dove il cappello non c’era.

Così siamo noi quando cerchiamo la nostra felicità fuori di Dio. Sì, ci sono tante cose e tante realtà che possono darci felicità, ma tutte ci danno una felicità che è solo passeggera, che col tempo si esaurisce, che non riesce a colmare fino in fondo e del tutto il nostro cuore fatto di infinito. Alla fin fine tutto delude, tutto non basta. Bevuta l’acqua delle cose terrene, ci resta ancora sete, sempre sete. “Io ho un’acqua – disse Gesù alla samaritana – che ti può togliere la sete per sempre. Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14).

Gesù, Dio, è la nostra “acqua”. “O voi tutti assetati venite all’acqua – dice il Signore nel libro di Isaia- ; chi non ha denaro venga ugualmente: comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venire a me, ascoltate e voi vivrete” (Is 55,1-3).

Andiamo a lui, andiamo a Dio, cerchiamo Dio, fissiamoci in Dio, fidiamoci di Dio. Egli che ha fatto il nostro cuore non saprà dare felicità al nostro cuore? Non saprà riempirlo di sé e dargli quiete e pace? Dio sarà meno bravo e meno capace di darci gioia di ogni altra creatura, e delle creature tutte insieme? Dio non è forse Dio?

Smettiamo di cercare salvezza da noi, lasciamocela dare da Dio. Sarà salvezza vera.

Don Giovanni Unterberger

Questa voce è stata pubblicata in Omelie di Don Giovanni. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.