Domenica di Pasqua

Andrea Mantegna – Resurrezione – 1457-1459

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17 aprile 2022, risalente al 31 marzo 2013

“Resurrexi et adhuc tecum sum; sono risorto e sono sempre con te”.

Con queste parole si apre la Liturgia della Messa di oggi, giorno di Pasqua: “Sono risorto e sono sempre con te”. Sono le parole che Gesù rivolge al Padre: “Padre, sono risorto! Ero morto, mi avevano ucciso, mi avevano rinchiuso in un sepolcro, ma io sono risorto; tu mi hai risuscitato, mi hai richiamato a nuova vita, alla tua vita, alla vita che dura per sempre;  e io sono e sarò sempre con te!”.  Cristo è sempre con il Padre. Cristo fu l’obbediente, l’amante, fu il Figlio fedele al Padre, ed ora egli è con il Padre nella gloria e nella gioia della risurrezione; glorioso e felice come il Padre  e con il Padre.

Così è per ogni uomo; così è per ognuno di noi. Ogni uomo fedele a Dio, ogni uomo che affronta e sostiene la morte al male, alle passioni e al peccato riceve da Dio grazie di risurrezione e di vita, riceve da Dio un posto accanto a lui nella gloria e nella felicità della risurrezione.

Possiamo risorgere già fin d’ora; già ora è tempo di risurrezione, tempo di iniziare quella risurrezione che avremo e riceveremo in misura piena e completa alla fine della nostra vita terrena. Possiamo vivere da risorti fin da oggi, fin da questo momento; fin da questo momento possiamo vivere quella vita e quello stile di vita che è la vita e lo stile di vita dei risorti in cielo. Viviamo da risorti ogni volta che obbediamo a Dio; ogni volta che viviamo le beatitudini e siamo poveri in spirito, miti, misericordiosi, puri di cuore, portatori di pace, amanti della giustizia; ogni volta che accogliamo un fratello, una sorella, e amiamo. Ogni volta, così, noi risorgiamo, e rendiamo il mondo più risorto.

E’ bello vivere da risorti; il peccato ci opprime, ci deprime, ci intristisce; la vita da risorti ci fa respirare, ci dà gioia, ci rasserena il volto e il cuore.

E le parole: “Sono risorto e sono sempre con te” Gesù non le rivolge solo al Padre, ma le rivolge anche a noi. Le rivolge anche a noi e anche a noi dice: “Sono risorto e sono sempre con te”.

Abbiamo con noi il Risorto; abbiamo con noi il Vittorioso, colui che ha vinto il peccato, la morte, il male, l’odio, la violenza, la menzogna; colui che ha vinto Satana. Di che cosa potremo avere paura? di nulla! perché abbiamo con noi il Forte.

Egli è sceso agli inferi, come stupendamente ci mostrano le icone greche e russe della Risurrezione, e ha preso per mano Adamo ed Eva; e in Adamo ed Eva ha preso per mano  ciascuno di noi, tutto il genere umano, e, mano nella mano, ci porta, ci introduce, ci trascina dentro la potenza della sua risurrezione, e ci porta in su, in alto, fino al Padre, risorti anche noi in lui. Ci sta davanti la salvezza! “Siamo stati liberati dal potere delle tenebre -dice san Paolo- e siamo stati trasferiti nel regno della luce, nel regno del Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati” (Col 1,13-14). Abbiamo il Risorto con noi!

Ecco allora che la Liturgia riprende oggi a cantare l’Alleluja, a cantare l’esclamazione di gioia, di allegrezza, di lode e di ringraziamento al Signore, perché è risorto e perché è stato, ed è, risurrezione per noi. La parola “alleluia” è una parola ebraica che significa “lodate il Signore”; è composta da “hallelù”, che è la seconda persona plurale dell’imperativo del verbo “hallàl” che significa “lodare”, e da “ja”, che è l’iniziale di “Jahweh”, il nome di Dio. Per cui “alleluia” significa “lodate Jahweh, lodate Dio”.

Il tempo di Pasqua è particolarmente il tempo della lode a Dio, del ringraziamento a lui, della riconoscenza per quanto egli ha fatto: ci ha ridato la vita! Ma non solo la nostra voce, in questo tempo di Pasqua, deve far risuonare l’“alleluia”, bensì tutta la nostra persona, tutta la nostra vita deve diventare un continuo, perenne, gioioso, riconoscente “alleluia”! Tutto di noi e tutto in noi deve dire “alleluia”, deve cantare a Dio, lodarlo e ringraziarlo. Lo faremo con la bontà della vita, con lo sforzo di amare Dio sopra ogni cosa, con l’impegno di custodire i doni preziosi che Gesù, con la sua croce e con il suo sangue ci ha guadagnato.

don Giovanni Unterberger

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