Corpus Domini

Giusto di Gand – Comunione degli apostoli – 1473-1474

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(Gv 14,18-20; 1 Cor 11,23-26; Lc 9, 11b-17)

sabato 18 giugno, risalente al 1 giugno 2013

Gesù ci ha sorpresi tutti. Su di un monte, in Galilea, da risorto, egli disse ai suoi apostoli: “Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

“Ma cosa dici, Gesù? Te ne stai andando, stai per salire al cielo, e come puoi dire: io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo? Come potrai essere sempre con noi, se tra poco te ne sarai andato e non ti vedremo più?”

La fantasia di Gesù è stata più grande di ogni nostra fantasia; la nostra immaginazione non sarebbe mai arrivata là dove arrivò la fantasia di Gesù, fantasia d’amore. Anche tra di noi succede che quando ci si vuole bene, specialmente quando si è innamorati, la fantasia diventa particolarmente fervida, inventa cose che altrimenti mai sarebbe riuscita a pensare e ad immaginare; l’amore, il cuore, muovono la fantasia, risvegliano energie, pensieri, trovate che altrimenti sarebbero rimaste in noi sepolte e sopite per sempre.

Fu fantasia d’amore, quella di Gesù che ci diede l’Eucaristia! Fu fantasia di uno straordinario amore! Gesù ci ha davvero voluto bene!

Un pezzo di pane, un po’ di vino; che cosa di più semplice, che cosa di più comune, che cosa di più facilmente procurabile, che cosa di più gestibile di un pezzo di pane e di un po’ di vino?

Bene; quel pezzo di pane e quel po’ di vino, consacrati da un sacerdote, sono il suo corpo e il suo sangue, sono lui; sono la sua stessa persona.

Lì c’è Gesù. E c’è Gesù con tutta la sua vita. Lì c’è Gesù nato povero a Betlemme e vissuto lavorando da falegname per trent’anni a Nazareth; lì c’è Gesù tentato da Satana nel deserto; camminatore per le strade della Palestina a parlare di Dio; lì c’è Gesù nel suo incontro col pubblicano Matteo, con la donna di Samaria al pozzo, con l’adultera nei cortili del tempio; lì c’è quel Gesù che guarì il lebbroso, che sanò il sordomuto e il cieco; quel Gesù che risuscitò Lazzaro e il figlio della vedova di Nain; quel Gesù che calmò i venti e la tempesta sul lago di Genezareth; lì c’è quel Gesù che si lasciò catturare nell’orto degli ulivi, si lasciò insultare, percuotere, flagellare, mettere in croce rispondendo a chi gli faceva del male solo con la pazienza, con la mitezza e con la misericordia; lì c’è quel Gesù che è risorto da morte e che ora vive in cielo intento sempre ad intercedere presso il Padre per noi, per la nostra salvezza (Ebr 7,25).

Ecco chi c’è in quel pezzo di pane e in quel po’ di vino consacrati! C’è Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo! E noi, quel Gesù, lo introduciamo dentro di noi, ce ne cibiamo, lo facciamo nostro. Ci cibiamo di lui a Nazareth; ci cibiamo di lui guaritore e più forte di Satana e di ogni male; ci cibiamo di colui che era l’amore, la bontà, la gentilezza, la carità, la fedeltà, la tenerezza, la pazienza a tutta prova; ci cibiamo di colui che è il risorto e ha in sé una potenza di trasformazione e di risurrezione per noi che è immensa, infinita e senza limiti; colui che può farci diversi, farci così come noi desideriamo essere, buoni e santi, cosa che da soli non riusciamo a realizzare.

Davvero abbiamo bisogno di quel pane, di quel Gesù! Povera Chiesa; è dovuta ad un certo punto della sua storia arrivare a dire ai suoi figli: “Vi ordino di fare la Comunione almeno una volta all’anno, a Pasqua!” E ancor oggi quante persone non conoscono ancora questo pane, non l’hanno capito, non riescono ad apprezzarlo, non vi si accostano…

E noi che gli vi accostiamo con frequenza, come gli ci accostiamo? Con la fede del lebbroso che disse: “Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi”? (Mc 1,40); con la fede dell’emorroissa che si disse: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò sanata”?  (Mc 5,28); con l’umiltà e la fede del centurione che disse: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”? (Mt 8,8).

Gesù ha bisogno della nostra fede per operare. Mi fa sempre impressione, e mi diventa motivo di esame di coscienza, quanto scrive Matteo nel raccontare la visita di Gesù a Nazareth nel corso della sua vita pubblica. Dice Matteo: “Gesù non potè operare molti miracoli a Nazareth, a causa della loro incredulità” (Mt 13,58). A causa della mia incredulità forse Gesù Eucaristia non ha potuto operare più di tanto nelle molte Comunioni che ho fatto nella mia vita. Come è grave, pericolosa e tremenda la poca fede dell’uomo, che può arrivare a trattenere, ad impedire, a frenare, a fermare l’infinita, buona e benefica potenza salvatrice di Dio!

Festa, oggi, del Corpo e del Sangue del Signore, giorno speciale per ringraziare Gesù della sua straordinaria fantasia d’amore avuta nei nostri riguardi, che gli ha fatto trovare il modo di essere sempre con noi: giorno speciale per rendere maggiore e più viva la coscienza di “Chi” sia quel pane santo e quel vino santo che mangiamo e che beviamo; giorno speciale per ravvivare la nostra fede nell’Eucaristia, dono e tesoro più grande del quale non potremmo immaginare ed avere!

Don Giovanni Unterberger

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