Solennità di Cristo Re

icona russa – Cristo Re – 18° secolo

clicca QUI per scaricare l’omelia

(2Sam 5,1-3;  Col 1,12-20;  Lc 23,35-43)

Duomo, sabato 23 novembre 2013

Che tipo di re è Gesù? Sì, perché c’è re e re; non tutti i re sono uguali. Ci sono re buoni e ci sono re cattivi; ci sono re che badano a se stessi e re che pensano al bene del popolo.

Gesù è un re debole e un re forte.

E’ un re debole quel re che non ha un esercito, che non ha armi e mezzi per difendersi; che, attaccato, cade in mano dei suoi nemici, i quali fanno di lui quello che vogliono, e lui non sa opporsi. Gesù, re, fu catturato in una notte d’aprile, fu messo in prigione, fu giudicato, condannato a morte e messo a morte su di una croce; fu eliminato di tra i vivi.  Re debole, schiacciato e vinto, fu Gesù.

Ma davvero Gesù fu un re debole? In che cosa stette la sua debolezza? Forse che in quella sua debolezza non si nascondeva una forza immensa? una potenza che era potenza infinita?

“Costui è il re dei Giudei”, era scritto sul cartello sopra il suo capo sulla croce. Era scritto “in ebraico, in latino e in greco”, dice Giovanni (Gv 19,20), le lingue di tutto il mondo allora conosciuto, per dire che Gesù era il re del mondo, che la sua regalità era una regalità universale.

Re di tutti era Gesù. Egli era “l’immagine del Dio invisibile –ci ha detto San Paolo– il primogenito di tutta la creazione. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui, e tutto sussiste ed esiste in lui”. Non era certo un re debole, Gesù! Anzi! Egli era il centro di tutto, il centro della storia e dell’universo. Tutto e tutti portavano, e portano, il suo segno, il suo sigillo, la sua sovraimpressione. Eppure, pur essendo un re così, egli si lasciò umiliare, offendere, colpire, crocifiggere e mettere a morte.

Non ci vuole forse forza, potenza, per essere così, per lasciarsi trattare così? Un Dio trattato così dagli uomini! Quanto re di se stesso fu Gesù! Egli fu re dei suoi sentimenti, delle sue reazioni interiori, del suo “io”, fino a lasciarsi mettere in croce schernito dai sommi sacerdoti che gli dicevano con sarcasmo: “Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, l’eletto”; fino a sopportare il ladrone che lo insultava; fino a chiedere pietà e perdono presso il Padre per i suoi persecutori, per i suoi crocifissori.

Re forte e potente fu Gesù, forza di salvezza per tutti gli uomini. Nella debolezza della croce egli salvò l’intera umanità. Per la forza del suo sacrificio il Padre ha perdonato i peccati di tutto il mondo. Per le piaghe di Gesù, piaghe che ancora egli porta nella sua umanità gloriosa in cielo, il Padre guarda con misericordia e perdona ad ogni peccatore, e ci tiene aperte le porte del paradiso, la porta del suo cuore di padre buono e compassionevole.

La potenza di Cristo crocifisso si espresse subito, già in quel giorno, nella salvezza data al buon ladrone crocifisso con lui. “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”, gli sussurrò, dando speranza e pace a quell’uomo che stava morendo per le malefatte compiute. Bastò che quell’uomo dicesse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”, e fu salvo. Quell’uomo, quel ladrone, aveva compiuto cose cattive nel corso della sua esistenza. Egli lo riconosce chiaramente quando dice all’altro ladrone che insultava Gesù: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. Il buon ladrone sa d’aver compiuto del male, e ormai non ha più tempo per compiere opere buone; sta per morire. Si affida totalmente a Gesù, alla potenza della sua croce; e Gesù con la debolezza-potenza della sua croce lo salva, lo porta con sé, quello stesso giorno, in paradiso.

Dietro quel ladrone è aperto l’accesso alla salvezza e al cielo a tutti noi, che pure abbiamo compiuto il male e siamo peccatori; che pure non ci salviamo per le nostre opere, ma siamo dei salvati, dei totalmente salvati.

Il nostro re, Gesù, è un re salvatore; un re che non ha badato a salvare se stesso, ma ha cercato e voluto salvare noi, suo popolo, suo popolo amato. Egli è il re forte, il re potente e buono che ci ha amati fino alla fine, fino all’estremo.

Nella prima lettura abbiamo sentito le tribù di Israele dire a Davide: “Noi siamo tue ossa e tua carne, noi ti apparteniamo; regna su di noi”. Noi diciamo a Gesù queste stesse parole, e le diciamo con maggiore convinzione e volontà di quanto le dissero le tribù di Israele a Davide: “Regna su di noi, Signore; noi vogliamo appartenerti; vogliamo seguirti; vogliamo obbedirti; vogliamo amarti. Tu sei il nostro re; un re d’amore”.

don Giovanni Unterberger

Questa voce è stata pubblicata in Omelie di Don Giovanni. Contrassegna il permalink.

Una risposta a Solennità di Cristo Re

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.