Gesù, il grande obbediente

Abbiamo appena lasciato alle nostre spalle il Santo Natale, festa di luce, di gioia, di poesia,  festa che racchiude un vero e profondo significato. Che cosa nasconde in sé il Natale? Che cosa nasconde in sé quel bambino nato a Betlemme? Egli nasconde in sé un grande atto di obbedienza, un grande “sì” di obbedienza.

La lettera agli Ebrei ci dischiude il vero senso del Natale: “Quando Gesù entrò nel mondo disse: “Padre, tu non gradisci sacrifici e olocausti per il perdono dei peccati; allora, ecco, io ti ho detto: vengo io, vengo per obbedirti, vengo per fare la tua volontà, vengo per fare ciò che tu vuoi fare di me” (Ebr 10,5-7).

Questo testo della lettera agli Ebrei dovette fare grande impressione alle persone e alle comunità ebraiche diventate cristiane, perché quelle persone e quelle comunità conoscevano bene il rituale ricchissimo e il culto sovrabbondante che si celebrava al tempio di Gerusalemme. File interminabili di fedeli pellegrinavano al tempio di Gerusalemme per lodare il Signore, per supplicarlo, per chiedere perdono dei propri peccati. Ogni pellegrino portava offerte in denaro o in natura. Molti di loro portavano agnelli, capretti, vitelli, tortore, focacce di farina, e altri doni da offrire al Signore. Sull’altare dei sacrifici e degli olocausti venivano messe di continuo vittime sacrificali; un fuoco mai estinto bruciava di continuo carni di animali, e il fumo dei sacrifici saliva senza interruzione al cielo, in onore al Signore.

Ora, tutto quel culto era stato abolito; Gesù, con la sua nascita e con il suo ingresso nel mondo, dicendo: “vengo, o Padre, per fare la tua volontà”, aveva sostituito il culto dei sacrifici con il culto dell’obbedienza, realizzazione piena delle parole del profeta Samuele: “Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce del Signore? Obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è più del grasso degli arieti” (1 Sam 15,22).

L’obbedienza è il nuovo culto.

Il legame con Dio era stato spezzato nel paradiso terrestre dalla disobbedienza e non poteva essere riallacciato se non dall’obbedienza. Cristo è il grande obbediente; Cristo è il vero sacerdote; Cristo è l’iniziatore della nuova liturgia. Il Natale è la nascita del “Grande Obbediente”. Un’obbedienza che durerà tutta la vita; che arriverà fino al Getsemani: “Padre, se è possibile passi da me questo calice, però sia fatto non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt 26,39); un’obbedienza che arriverà fino alla croce, dall’alto della quale Gesù dirà, come ultima sua parola e con il suo ultimo soffio di vita: “Tutto è compiuto” (Gv 19,30).

Bene hanno capito ed espresso questa obbedienza i nostri fratelli di rito orientale, che nell’icona che rappresenta il Natale hanno messo Gesù Bambino in una culla che ha la forma di una tomba: la sua tomba, la tomba che ha accolto il sommo obbediente e da cui poi egli è risorto.

Il Vangelo dell’Avvento ci mette davanti un’altra figura di obbediente, una figura femminile, Maria di Nazareth. Maria di Nazareth fu salutata ed elogiata dalla parente Elisabetta perché aveva creduto all’angelo, perché aveva creduto a quanto l’angelo le aveva detto: “Beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore” (Lc 45).

Maria ha creduto, Maria ha obbedito. Maria è la prima discepola di Gesù obbediente, obbediente anche lei. “Eccomi, sono la serva del Signore; si faccia di me quello che hai detto” (Lc 1,38).

È segnata, così, la strada, la strada della salvezza, la strada per tutti noi. Non c’è strada vera e di salvezza diversa dall’obbedienza; la disobbedienza porta alla rovina e alla morte. Il culto e le liturgie che celebriamo il giorno di Natale, ben diverse dalla liturgia del tempio di Gerusalemme, devono produrre in noi obbedienza; se ci lasciano disobbedienti, sono state celebrate invano, inutilmente.

Abbiamo appena lasciato alle spalle il Natale; alle nostre spalle si sono spalancate le porte dell’Obbediente che è nato; il nostro sforzo, il nostro impegno, il nostro proposito sia quello di obbedire a Dio in tutto, di obbedire alla sua parola, al suo Vangelo, alla sua legge, alla sua Chiesa, ai Pastori che egli ha scelto per noi. Saremo allora veramente “cristiani”, in linea con Cristo; saremo allora veramente “mariani”, in linea con Maria. Avremo allora incarnato in noi il Natale, perché il Natale di Gesù fu obbedienza.

Don Giovanni Unterberger

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