4° Domenica di Quaresima Anno A

(1Sam 16,1b. 4. 6-7. 10-13;  Ef 5,8-14;   Gv 9,1-41)

Duomo, sabato 29 marzo  2014

Stupisce questo Gesù, che prende lui l’iniziativa di guarire il cieco nato. Nella sua meravigliosa preghiera a Maria nel Canto XXXIII del Paradiso, Dante dice, a proposito della Madonna, che “molte fiate -molte volte- ella liberamente al dimandar precorre”. Anche Gesù, qui, in questo miracolo, “liberamente al dimandar precorse”, cioè intervenne a guarire il cieco senza essere stato richiesto, anticipando ogni richiesta.

Il Signore fa molte volte così. Il Signore ha creato il mondo senza essere stato richiesto; ha inviato suo Figlio a salvare il mondo senza essere stato richiesto, ma di sua propria e libera iniziativa; con frequenza ci visita con buone ispirazioni; si muove verso di noi prima che noi ci muoviamo verso di lui. Ci anticipa, ci previene; perché molto ci ama. E’ tipico dell’amore amare per primo, muoversi per primo.

Questo è motivo di gioia per noi, gioia offertaci in questa quarta domenica di quaresima, la domenica “Laetare”, che ci invita alla gioia.

Del brano del Vangelo di Giovanni vogliamo sottolineare due punti. Il primo è che Gesù, al cieco nato, non diede solo la vista fisica, ma diede anche la vista dello spirito. Alla fine del brano il cieco guarito esclama: “Credo, Signore!”, e si prostra davanti a Gesù.

Noi, che siamo qui, godiamo tutti, per grazia di Dio, della vista del corpo; ma ci può essere utile un aumento della vista dell’anima, un aumento della fede. La fede ci dà uno sguardo nuovo su tutta la realtà. Come vede l’occhio umano il denaro? E come lo vede la fede? Come vede l’occhio umano la sessualità? E come la vede la fede? Come vede l’occhio umano la persona immigrata? E come la vede la fede? Come vede l’occhio umano la malattia e la morte? E come le vede la fede?  La fede ha un occhio più penetrante, più vivido e più forte del semplice occhio umano; la fede vede bene, in profondità, vede come vede Dio! La fede è lo sguardo di Dio sulla realtà.

La fede non si sbaglia; la fede non si ferma alla superficie e alle apparenze, come rischiò di fare il profeta Samuele, di cui ci ha detto la prima Lettura, il quale pensò che il re di Israele designato da Dio fosse Eliàb, perché era alto di statura, di bella presenza, ed era il primogenito di tra i figli di Iesse. Dio gli disse: “No, non è lui il nuovo re. Non fermarti all’aspetto; io non guardo l’apparenza, io guardo il cuore. Re di Israele sarà Davide, il più piccolo fra tutti i suoi fratelli”.

Abbiamo bisogno di questo sguardo di fede, sguardo vero, che ci fa cogliere le cose nel loro autentico spessore, per quello che esse davvero sono.

Ma chi ci darà questo sguardo? Lo sappiamo: ce lo può dare solo il Signore. Ecco allora il secondo punto del brano evangelico che vogliamo sottolineare. Gesù, dopo aver spalmato del fango sugli occhi del cieco, gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe”; e l’evangelista Giovanni commenta: “Siloe vuol dire Inviato”. Per Giovanni, Siloe, l’acqua della piscina di Siloe, è simbolo di Gesù, l’Inviato del Padre, l’Inviato di Dio. Il cieco, bagnandosi nell’acqua di Siloe, ci vide; noi, bagnando e immergendo gli occhi della nostra anima nell’Inviato del Padre, in Gesù, ci vedremo. E’ lui la luce; è lui la verità; è lui il senso delle cose; è lui il rivelatore. Chi vuole vedere la realtà nel modo giusto e vero deve passare attraverso di lui, deve guardare le cose con i suoi occhi.

Prendiamo in mano la Sacra Scrittura, prendiamo in mano i Vangeli. Nei Vangeli è contenuto lo sguardo di Gesù, è scritto come egli pensava e giudicava il reale. Noi siamo costantemente nel pericolo di rimanere “ciechi”, pur convinti di “vedere”; proprio come i farisei del brano evangelico che pensavano di vederci bene, e consideravano Gesù un peccatore perchè aveva compiuto il miracolo di sabato, mentre Gesù era il Figlio di Dio, il Verbo fatto uomo, il Salvatore del mondo.

“Signore, che io veda!”, fu il grido del cieco di Gerico (Mc 10,51). Sia questo anche il nostro grido, il nostro desiderio; e bagniamoci nella Siloe della Sacra Scrittura: là troveremo la luce vera ai nostri occhi.

 

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