15° Domenica dopo Pentecoste

(Gal 5,25-26;   Lc 7,11-16)

 ​21 settembre 2014

“Ragazzo, dico a te, alzati! Il morto si mise seduto e cominciò a parlare”.

Che forza ebbe Gesù quel giorno! Che potenza gli diede in quel momento il Padre! Fino a risuscitare un morto! E non fu l’unico caso. A Cafarnao era morta una ragazza di dodici anni. Gesù, supplicato dal padre di lei, entrò nella stanza ove la ragazza giaceva, e, presala per mano, disse: “Fanciulla, io ti dico: alzati! E subito la fanciulla si alzò e camminava” (Mc 5,41-42).

Gesù oggi dice a me, a te, a noi, ad ogni uomo che vive sulla terra: “Uomo, donna, alzati; io lo dico a te: alzati! Non rimanere a giacere là dove sei; alzati!” Forse noi ci sentiamo fermi, bloccati dalla nostra debolezza, dalla nostra fragilità, dalle nostre poche forze, e ci pare di non poterci sollevare al di sopra dei nostri difetti, dei nostri limiti e delle nostre abitudine sbagliate che si sonosedimentate e solidificate in noi, nei nostri comportamenti, a seguito del nostro poco impegno nel bene, a seguito del nostro aver rinunciato spesso alla ricerca della virtù. Ma Gesù ci dice: “Uomo, donna, alzati!”

L’espressione più brutta che può uscire dalle labbra di una persona è: “Sono fatto così… Sono fatto così, e non potrò cambiare”. No, possiamo sempre cambiare! Ricordo la domenica delle Palme di quindici anni fa. Il vescovo Mons. Brollo stava celebrando la Messa; aveva davanti a sé molti giovani, convenuti in duomo in occasione della giornata della gioventù, e iniziò l’omelia dicendo: “So che voi giovani, quando parlate, dite tante parolacce. C’è una parolaccia che non voglio mai sentirvi dire, ed è questa…” Io drizzai gli orecchi, e dissi tra me e me, ben conoscendo il linguaggio spesso scurrile dei giovani: “Sentiamo adesso che parolaccia il vescovo dice…” E il vescovo continuò: “La parolaccia che non voglio mai sentirvi dire è: “Ormai…” Non voglio mai sentirvi dire ‘ormai’; perché chi dice ‘ormai’ ha rinunciato a cambiare, ha rinunciato a crescere, ha rinunciato alla bellezza di una vita buona, virtuosa e santa. E voi, giovani, dovete crescere, dovete crescere bene, dovete farvi santi!”

Il vescovo parlava a giovani, a ragazzi e ragazze di quindici, venti, venticinque anni, ma quel “non voglio sentirvi dire ‘ormai’” vale per ogni età. Anche a quaranta, cinquanta, sessanta, settant’anni, e fino all’ultimo giorno di vita, non è da dire ‘ormai’; sarebbe un insulto alla potenza di Dio, che tutto può, che è capace di cambiare ciò che sembra non poter mai cambiare (“nulla è impossibile a Dio”, disse l’angelo a Maria: Lc 1,37); e sarebbe un insulto anche a se stessi, a quelle risorse di volontà e di energie che Dio ha messo in noi, e che noi per pigrizia, per accidia, lasciamo forse dormire, come sepolte dentro di noi.

“Uomo, donna, dico a te: Alzati!, ci dice il Signore. Alzati dalla tua mediocrità, dalla tua tiepidezza; alzati dal dire: “Non sono capace, non ce la faccio, è più forte di me”. Sì, il cambiamento e l’alzarci possono essere più forti di noi; ma noi non siamo soli, abbiamo la forza di Dio a nostra disposizione; abbiamo Gesù, che con la sua potenza è capace di vincere la nostra debolezza.

Ricorriamo a lui? Crediamo nella sua potenza, o lo pensiamo incapace anche lui? Abbiamo la sua Parola, abbiamo i Sacramenti, abbiamo lo Spirito Santo: sono realtà onnipotenti, queste! Hanno rialzato Agostino da una vita scostumata; hanno trasformato Francesco di Sales da temperamento collerico e iroso in un uomo mitissimo e dolcissimo; hanno fatto abbandonare il peccato a un numero innumerevole di cristiani lungo i secoli. E noi, non ci alzeremo?

Gesù rialzò il ragazzo di Nain e gli diede vita. Ogni rialzarsi è per la vita. Rialzàti saremo più vivi, più contenti, più ben costruiti dentro di noi, più capaci di comunione con i fratelli, più secondo Dio, più conformi all’ideale che il Signore ha pensato per noi fin dall’eternità, più pronti per il cielo, per il paradiso.

 

Don Giovanni Unterberger

 

 

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