1° Domenica d’Avvento 2014

(forma ordinaria: Is 63, 16-17.19; 64,1-17;   1 Cor 1,3-9;   Mc 13, 33-37)

(forma straordinaria: Rm 13, 11-14;   Lc 21, 25-33)

Duomo, sabato 29 novembre 2014

Chiesa di Santo Stefano, 30 novembre 2014

Avvento, tempo di attesa; tempo con all’orizzonte una venuta, un arrivo; l’arrivo del Salvatore. L’uomo ha bisogno di salvezza, e un salvatore gli viene donato.

L’uomo si trova in difficoltà, il mondo è in difficoltà. “Malattia”, “prigione”, “disorientamento” possono essere le categorie che esprimono la condizione dell’uomo, la condizione dell’umanità. L’umanità è malata, noi siamo malati. Quante cose negative e cattive spurga la nostra natura malata!: egoismi, voglia di possesso, voglia di dominio, pretese, rancori, accuse.…

L’umanità è prigioniera, noi siamo dei prigionieri. Prigionieri delle nostre passioni, delle nostre incapacità, delle nostre debolezze, dei nostri pregiudizi, delle nostre preoccupazioni, delle nostre paure…

L’umanità è disorientata, noi molte volte siamo disorientati: non sappiamo come fare, cosa dire, come muoverci, come affrontare le cose e le situazioni.

Abbiamo bisogno di un medico che ci guarisca; di un liberatore che ci faccia uscire di prigione; di un punto forte e preciso che ci orienti e ci mostri la strada. Tutto questo è Gesù, il salvatore che noi attendiamo nell’Avvento. Egli è il medico che sa guarire, il forte che può liberare, la luce capace di orientare. L’uomo, l’umanità ha bisogno di lui.

Sulla via della salvezza due sono gli ostacoli, gli inciampi che la possono compromettere, o per lo meno rallentare. Il primo ostacolo è la poca consapevolezza, la poca convinzione di avere bisogno di essere salvati. “Io speriamo che me la cavo” è il simpatico titolo di un libro, che riporta la frase sconnessa di uno scolaro. Frase che, se esprimesse l’atteggiamento di noi adulti, sarebbe bruttissima, perché metterebbe a nudo la radice malata che ci portiamo in cuore: la superbia, il voler fare da noi, il volerci salvare da noi soli. Questa radice è più profonda di quanto pensiamo; anche sul piano spirituale. È facile impostare la propria spiritualità sullo sforzo e sull’impegno di combattere i vizi, di acquistare le virtù, di correggere i propri difetti con le proprie sole forze, in un volontarismo che ha del buono, ma che è venato di superbia, perché non considera che l’uomo non è capace di salvarsi e di migliorarsi da solo: è come uno che volesse sollevarsi tirandosi su per i capelli; l’uomo ha bisogno che un Altro lo salvi, che un Altro lo soccorra, che un Altro lo aiuti. Quanta fatica fa l’uomo a chiedere aiuto! Abbiamo bisogno di chiedere aiuto a Dio.

Il secondo ostacolo che può compromettere un vero cammino di salvezza è l’errore nell’individuare l’autentica fonte, l’autentica sorgente della salvezza. Ci sono nel mondo varie correnti di pensiero, varie ideologie, che promettono salvezza. È tramontata l’ideologia del comunismo che prometteva salvezza e benessere secondo le sue categorie; ma è forte e potente l’ideologia del consumismo che predica salvezza quanto più si ha e si possiede; è forte e potente l’ideologia della libertà assoluta indipendente da qualsiasi riferimento alla oggettività delle cose e a una regola morale, ideologia che promette salvezza, benessere e felicità quanto più si può fare ciò che si vuole, quanto più si accontentano i propri desideri e propri istinti. Ci sono persone che cercano salvezza nei percorsi della New Age, o ricorrono a maghi, a chiromanti, a cartomanti…

Queste strade non sono strade di salvezza. Non è l’uomo capace di salvare un altro uomo; salvatore dell’uomo è Dio. “In nessun altro se non in Cristo c’è salvezza – dice il libro degli Atti degli apostoli – Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12).

Cristo è il salvatore del mondo; Cristo è il restauratore dell’uomo. A lui occorre riferirsi, a lui occorre rivolgersi. Ecco l’Avvento, tempo che ci ricentra sul Salvatore, tempo che ci fa guardare a Cristo, che ci fa desiderare Cristo, che ci fa camminare verso Cristo. Tempo d’impegno l’Avvento; impegno soprattutto nel dire: “Vieni, Signore Gesù; vieni mio Salvatore; ho bisogno di te. Ho bisogno che tu mi guarisca, che tu mi liberi dalle mie prigioni, che tu mi insegni e mi orienti verso il bene. Ho bisogno che tu venga a salvarmi!”

Una invocazione e una preghiera, questa, piena di speranza e di fiducia, perché il Signore vuole davvero venire a noi; l’Avvento è già pre-annuncio del Natale. Il Salvatore vuole davvero venire a salvarci, e ci salverà.

Don Giovanni Unterberger

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