5° Domenica di Quaresima (forma ordinaria)

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5Quaresima ordinaria

(Is 43,16-21;   Fil 3,8-14;   Gv 8,1-11)

Duomo di Belluno, sabato 12 marzo 2016

Al museo civico di Bassano è esposta una tela di Jacopo dal Ponte, tela di grandi dimensioni: quasi due metri e mezzo di lunghezza e quasi un metro e mezzo di altezza. Raffigura l’episodio che abbiamo ora sentito raccontare nel Vangelo: l’incontro tra Gesù e l’adultera. Fu dipinta nel 1536; lo stile è quello dell’epoca; risente degli influssi di Lotto e di Tiziano. Sullo sfondo due serie di colonne che richiamano il tempio di Gerusalemme, e davanti a esse, al centro, la scena di Gesù e dell’adultera. Ai lati due gruppi di persone: i farisei.

L’elemento che più colpisce nel dipinto sono due dita: il dito di un fariseo puntato contro la donna, e il dito di Gesù che, chinato, scrive per terra. Due dita differenti tra di loro. Anche i personaggi delle due dita sono differenti tra di loro; duro è il volto del fariseo, dolce è il volto di Gesù; vestito tutto di nero è il fariseo, vestito d’oro e di blu è Gesù.

Due dita differenti tra di loro: uno che accusa, l’altro che perdona; l’uno che condanna,  l’altro che assolve. Gesù, scrivendo col dito per terra, riscrive in termini di misericordia l’antica Legge scritta col dito di Dio e decretante la lapidazione per la donna adultera. Gesù le dirà infatti: “Donna, io non ti condanno; va’ e non peccare più”.

L’uomo spesso condanna, Dio ama perdonare. Quante dita puntate di uomini contro uomini! Quante critiche, quante mormorazioni, quanto parlare male gli uni degli altri! Il mondo è pieno di accuse. Come sarebbe più bello e più vivibile, invece, se fosse più pieno di misericordia!

Acutamente un tale ebbe a dire che quando una persona punta il dito contro un’altra persona, ne punta tre contro di sé. In effetti, nel mentre che si condanna qualcuno, si condanna anche se stessi; si cade nel peccato. Gesù disse: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; con la misura con la quale misurate sarete misurati. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36-37; Mt 7,1-3). No, dunque, all’accusa, sì alla misericordia. Alla misericordia che sa vedere e condannare il male e il peccato, ma che non condanna e non accusa chi avesse sbagliato.

Dio non accusa. Il suo dito non è mai puntato contro l’uomo. Il dito di Dio è solo per indicare la via giusta; la mano di Dio è solo per sostenere, per sollevare, per rialzare l’uomo che fosse caduto.  “Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto”, dice il salmo (Sal 145.14). Dio è salvatore, è salvezza, è recupero di tutto e di tutti.

Da lui l’uomo deve imparare. Imparare a essere comprensivo; a non essere spietato, ma pietoso; a non avere occhio troppo vivido nel cogliere i difetti altrui, e troppo opaco nel vedere i difetti propri. Abbiamo tutti qualcosa da correggere dentro di noi. “Chi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei”, disse Gesù ai farisei accusatori.  E l’ “Imitazione di Cristo” dice: “Non usare due pesi e due misure. Sei spesso pronto a dare giustificazioni e scuse al tuo agire e restio a dare giustificazioni e attenuanti all’agire altrui. La stessa cosa fatta da te va bene ed è buona, fatta dal fratello è sbagliata e cattiva; la stessa cosa… Sii più vero!”

Sconcerta il fatto che il peccatore accusi il peccatore, mentre il giusto, Gesù, l’unico che potrebbe accusare, non accusi, ma perdoni. Il suo dito non è mai contro di noi. Neppure il nostro dito sarà più contro il fratello, ma sarà, come quello di Gesù, un dito di misericordia.

don Giovanni Unterberger

 

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