3a Domenica di Quaresima (forma straordinaria)

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Ef 5,1-9;   Lc 11,14-28

Belluno, chiesa di s. Stefano, 19 marzo 2017

Siamo ghiotta preda di Satana; Satana ci desidera. Gesù nel Vangelo ci ha avvertiti che un demonio, anzi sette demoni, cercano di entrare nella casa del nostro cuore e della nostra vita per dominarci. San Paolo nell’epistola ha fatto risuonare ai nostri orecchi una parola particolare, la parola ‘cupidigia’: “Quanto alla cupidigia, neppure se ne parli tra di voi, come si addice a santi”. La cupidigia -possiamo dire- è la molla che spinge Satana a cercarci, a desiderarci e a volersi impadronire di noi. Egli non ci rispetta, ci vuole prendere.

La cupidigia è la voglia di prendere, è il desiderio di impossessarsi dell’altro; delle persone, delle cose, di ciò che esiste. Cupidigia è sinonimo di ‘avidità’; è il contrario di ‘rispetto’, di ‘riguardo’ davanti alle cose, alle persone. C’è pure una cupidigia nei riguardi degli avvenimenti, dello scorrere quotidiano della vita, per cui si vuole dominare tutto, tenere in mano tutto, avere sotto controllo tutto.

“Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia”, esorta Gesù (Lc 12,15). La cupidigia è via all’infelicità, perché la cupidigia è un istinto che non conosce fine, che non si acquieta mai, che non è mai pago. Il cupido è sempre in tensione.

San Paolo definisce la cupidigia ‘forma di idolatria’; dice: “Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra, quella cupidigia insaziabile che è idolatria” (Col 3,5). La cupidigia è una forma di idolatria perché guarda ai beni creati come a beni assoluti; perché considera le cose passeggere e limitate quasi fossero Dio, fonte suprema di appagamento e di felicità.

La cupidigia spinge a rapinare. Gesù rivolse questo rimprovero ai farisei: “Voi, farisei, fuori siete puliti, ma dentro siete pieni di rapina e di incontinenza” (Mt 23,25). Il cupido rapina, prende per sé; prende per sé ciò di cui non ha diritto; spesso con violenza, spesso umiliando la dignità altrui, andando oltre il dovuto e il giusto. Il cupido è incontinente, non sa comandarsi; cede ed è schiavo della propria concupiscenza.

Dio è il contrario della cupidigia. Dio è dono; Dio è amore; Dio è rispetto dell’uomo. Dio ha creato l’uomo e si ferma sulla soglia del cuore dell’uomo. Dio conosce solo la dimensione del ‘dare’, e non la dimensione del ‘prendere’. Dio, che avrebbe diritto a tutto, accetta ciò che la libertà dell’uomo gli vuole dare, libero da ogni cupidigia e pretesa.

“Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti -recita il salmo- Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? –si chiede il salmo; e risponde- chi ha mani innocenti e cuore puro” (Sal 24,1. 3-4). Le mani innocenti sono le mani che non vogliono prendere, le mani che non vogliono rapinare; sono le mani che rispettano e, piuttosto, sanno aprirsi al dono e al dare.  Il cuore puro è il cuore che sa riconoscere che tutto è di Dio: le cose, le persone, gli avvenimenti; e che per tutto sa lodare, ringraziare ed essere riconoscente, perché tutto viene da Dio come dono.

Molti mali nel mondo sono originati dalla cupidigia; molto bene viene dalla vittoria su di essa. Il Signore ci dia di essere liberi da ogni cupidigia.

 don Giovanni Unterberger

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