26° Domenica del Tempo ordinario 2017 (forma ordinaria)

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(Ez 18,25-28;   Fil 2,1-11;   Mt 21,28-32)

Duomo di Belluno, sabato 30 settembre 2017

 

A Gesù stava accadendo una cosa particolare: i farisei, i dottori della legge e i capi religiosi del popolo, cioè le persone più osservanti della legge di Mosè, non si aprivano al suo messaggio, se ne stavano arroccate sulle proprie posizioni e non davano spazio a lui e alla sua proposta di vita; mentre pubblicani e prostitute, che erano lontani dalla legge, perché fortemente trasgressori di essa, si ravvedevano e si convertivano.

Stava accadendo a Gesù quello che era accaduto poco prima a Giovanni Battista, e che Gesù richiamò espressamente: “Giovanni venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto”. Tanto che Gesù concluse con un’affermazione che ai farisei poteva suonare come una cosa inaudita e, più ancora, poteva essere sentita da loro come uno schiaffo in faccia e un’offesa: “In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno di Dio”.

Da ciò possiamo ricavare due insegnamenti. Il primo insegnamento è che è sempre tempo di conversione; per tutti. Non è mai chiusa la porta di Dio all’uomo che vuole convertirsi. La porta di Dio è sempre aperta, e Dio non rimprovererebbe il peccatore che si decidesse di entrare solo tardi per quella porta, avendo lasciato che essa fosse rimasta inutilmente aperta per lungo tempo. Dio accoglie sempre; esempio inequivocabile ne è Disma, il buon ladrone sulla croce, convertitosi nell’ultimo istante di vita.

E’ sempre tempo di conversione, e lo è anche per il peccatore più grande: “pubblicani e prostitute”, dice Gesù. Papa Francesco ebbe a dire in una sua catechesi del mercoledì: “Qualcuno può dirmi: ‘No, padre, io ne ho fatte tante… sono un gran peccatore, una grande peccatrice… io non posso ricominciare da capo…’ ‘Sbagli!’ Tu puoi ricominciare da capo! Perché? Perché lui ti aspetta, è vicino a te, ti ama; è misericordioso, ti perdona, ti dà la forza di ricominciare da capo! A tutti!” Sentiamo la bellezza di questa cosa: in questo momento, ora, io posso decidermi di convertirmi e di diventare migliore. . Ora, in questo momento, io posso cominciare da capo!

Il secondo insegnamento che possiamo trarre è che occorre ‘desiderare’ di convertirsi. Occorre desiderarlo. I farisei e i dottori della legge, pur avendo lì Gesù presente in carne e ossa, non si convertivano perché non lo desideravano. Erano paghi di se stessi; si sentivano autosufficienti, si davano da sé la patente di ‘giusti’, di gente a posto, di gente per bene.  Essi non avevano bisogno di nulla. Conosciamo l’autoproclamazione del fariseo della parabola: “Io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri; io digiuno due volte la settimana, io pago le decime” (Lc 18,11-12). Di fronte a questo muro di autosufficienza e di ‘non desiderio’ la stessa potenza della parola e dell’azione di Gesù rimaneva impotente.

Risulta facile che chi non ha commesso grossi peccati nella sua vita rischi di sentire meno il desiderio di cambiare, di crescere e di migliorare rispetto a chi di peccati ne ha commessi molti e gravi. Abbiamo conoscenza nella storia di grandi peccatori che, convertitisi, sono diventati grandi santi, sopravanzando molti cristiani tiepidi e mediocri che non sentivano il bisogno di crescere.

Il desiderio di conversione è desiderio di Dio. Desidera convertirsi chi desidera Dio, chi ama Dio. E’ amore a Dio convertirsi, è desiderio di dare a lui la gioia di avere dei figli santi, dei figli che gli vivono in comunione, figli che gli aprono il cuore perché egli vi possa riversare tutto il suo amore, la sua grazia, la sua bontà, il suo bisogno di amare.

Desideriamo convertirci! Dopo i ‘no’ che possiamo aver detto a Dio, diciamogli ‘sì’. Con la sua grazia possiamo essergli un ‘sì’ grande e bello; possiamo essere il figlio della parabola che al padre che gli chiedeva di andare a lavorare nella vigna, dapprima disse: “Non ne ho voglia”, ma poi vi andò.

 don Giovanni Unterberger

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